Pochi o tanti, gli indumenti sono afferrati dalle fauci della benna: talvolta sono rilasciati subito (e momentaneamente si salvano?), quasi sempre sono sollevati in alto e poi fatti cadere di nuovo sul mucchio indistinto.
Ammassati nel grande cumulo oppure ordinatamente disposti in isolati da percorrere accompagnati dal rumore di battiti cardiaci amplificati, quegli abiti parlano di un'umanità che il destino ha già portato via, secondo leggi che non sappiamo comprendere e tanto meno interpretare. Sono simulacri di vite vissute, e anticipazione di quello che aspetta ciascun uomo. I pastrani e i vestiti stesi sul pavimento sono quasi sempre disposti in modo che l'interno poggi all'ingiù – forse perché tutti cerchiamo di dare le spalle alla morte – e uno su mille sta all'insù, forse perché affrontare il destino guardandolo in faccia è riservato a pochi.
Secondo il volere dell'artista, a mostra conclusa tutti gli indumenti saranno riciclati. Chi lo volesse, può registrare il proprio battito cardiaco e metterlo a disposizione de Les Archives du Coeur che Boltanski sta da tempo raccogliendo, e già oggetto di un'installazione a Insel Ejima (Giappone) nel 2008. A Parigi, in una domenica di gennaio 2010, la fila per registrare il proprio battito era di circa 60 minuti. MCT
Personnes
Nef du Grand Palais - Porte principale
Avenue Winston Churchill 75008 Parigi
13.01-21.02.2010