Fotografare Le Corbusier: le sue icone, catturate con uno sguardo diverso

La Villa Savoye e l’Unité d’Habitation non sarebbero le icone che sono, se non ne esistessero certe immagini leggendarie. Le fotografie di Emanuele Piccardo ora alla Fondation Le Corbusier riaprono il discorso.

Il rapporto con la fotografia è più di un semplice pilastro nella carriera di Le Corbusier, nel suo atto di costruire storicamente la sua opera, e se stesso, come un’unica, grande icona.
In tempi di abuso del termine “iconico”, conviene in effetti ricordare come un processo di iconizzazione sia la progressiva sostituzione di un’opera o di un soggetto da parte di una sua immagine, universalmente riconosciuta. Pensiamo all’ormai leggendario rialzo del terreno che facilita e indica il posizionamento per fotografare la cappella di Ronchamp.

Come racconta lo storico Tim Benton, la storia di Le Corbusier fotografo e fotografato conosce capitoli diversi: a inizio ‘900 è lui stesso a usare le fotografie per documentare e comunicare, anche nel suo celebre Voyage d’Orient; poi passa ad un opposto radicalismo, dove solo il disegno può dar forma alla realtà, ma è anche il periodo delle sue ville puriste, della Villa Savoye, dove lui stesso pianifica le viste da realizzare e pubblicare; poi dopo la guerra si cementa il rapporto con l’ungherese Lucien Hervé che ne consacra l’immagine nella sua fase “brutalista” – e ne legittima il posizionamento come artista – coi suoi grandi contrasti chiaroscurali e il suo racconto per dettagli drammatici: con lui la collinetta di Ronchamp viene usata per tagliere l’immagine, non per prenderla dall’alto, in modo di creare una sensazione di avvicinamento.

Nel 2025, arriva una mostra in Fondation Le Corbusier ad aprire ancora un altro capitolo nel discorso: dopo purismi geometrici e drammi contrastati, con “Looking at Le Corbusier” si aggiunge la visione di Emanuele Piccardo, architetto, critico e qui fotografo, che tra 2007 e 2018 ha riesplorato con la fotografia alcune delle pietre miliari a firma Jeanneret: Ronchamp, le Unités d’Habitation in Francia, la Villa Savoye, le Maisons Jaoul, il convento de La Tourette, e il luogo di definitiva ispirazione, Roquebrune- Cap Martin.

Il gioco delle immagini in mostra è quello tra il formato quadrato e un appiattimento di certe celebri fughe prospettiche attraverso immagini frontali – dove però a suggerire le fughe resta una leggera inclinazione – un gioco di nuovo orchestrato per dettagli, ma questa volta in una maggior freddezza anche nell’uso dei colori, una ricomprensione razionale dell’architettura di Le Corbusier.

Un’esplorazione dedicata a chi quell’architettura “la conosce e la ama” come dice Benton, ma anche un nuovo modo di compiere quello che Corbu stesso diceva nel 1951, le foto di Hervé alla mano: “mostrare fino a che punto un'opera architettonica sia un organismo perfettamente omogeneo, sia nelle sue parti che nel suo aspetto interno ed esterno”.

Mostra:
Looking at Le Corbusier
Fotografie:
Emanuele Piccardo
Luogo :
Fondation Le Corbusier
Indirizzo:
8-10 Sq. du Dr Blanche, 75016 Paris
Date :
dall'11 febbraio al 15 marzo 2025

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