Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1087, febbraio 2024.
Come il Barbican è diventato uno dei luoghi più celebri e amati di Londra
Sebbene non sia il modello perfetto di città futura, il pionieristico complesso nella City, oggi molto popolare, ha ancora qualcosa da insegnare.
Photo © Nigel Young / Foster + Partner
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Foto © Aaron Hargreaves / Foster + Partner
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- David Jenkins
- 24 febbraio 2024
Nel 1975 il fotografo David Hoffman, allora ventenne, fece visita al Barbican Estate. Come molti londinesi della sua generazione, era irritato dalla noncuranza con cui, nell’ambito del rinnovamento urbano del Dopoguerra, comunità ben consolidate venivano smembrate mentre la loro storia veniva cancellata. Al Barbican non vide nulla di incoraggiante: “Una struttura imponente e massiccia, apparentemente caduta dal cielo, il complesso del Barbican rappresentava l’impronta di un potere più ampio, noncurante e assoluto, sul nostro ambiente. Il suo grande peso, la sua inviolabile concretezza, il modo in cui assomigliava a una città murata, con intere aree recintate e chiuse agli estranei, tutto contribuiva a dire ‘qui tu non c’entri’. Era l’esatto contrario dell’accoglienza, puzzava di soldi ed era percorribile solo da chi conosceva i segreti dei suoi confusi labirinti e possedeva le chiavi giuste”.
Vedendolo ora, è difficile credere che ci sia stato un tempo in cui il Barbican non era amato. Nei primissimi tempi, quando era nuovo e grezzo, la gente era riluttante a viverci e gli appartamenti erano difficili da affittare. Ricordo di avervi passeggiato un sabato pomeriggio del 1980 e di non avere incontrato nessuno. Era desolante, come del resto l’area circostante. A quei tempi, nei fine settimana, l’intera City diventava una città fantasma.
Per molti versi, il Barbican rappresenta il pensiero degli anni Cinquanta.
Il notevole cambiamento avvenuto negli ultimi 40 anni è attribuibile a diversi fattori, non ultimo l’apertura del Barbican Arts Centre nel 1982, che ha operato una profonda trasformazione. Il Barbican ha smesso di essere un quartiere dormitorio ed è finalmente diventato una destinazione culturale, come i suoi creatori avevano sempre immaginato. Il Barbican Centre ospita uno straordinario programma di concerti di musica classica e contemporanea, spettacoli teatrali, cinema e mostre d’arte. Chi abita nel complesso può finire di cenare nel proprio appartamento ed essere in sala o a teatro in meno di cinque minuti.
Vivere qui, a volte, sembra un grande privilegio. Un altro fattore è la proprietà. Il Barbican Estate comprende 2.014 unità abitative, tra appartamenti e case a uno o due piani, e ospita 4.000 persone. Non è stato concepito come “edilizia sociale”, nel senso che l’affitto non è mai stato sovvenzionato o controllato. Il progetto era rivolto a professionisti che lavoravano in città e l’affitto seguiva i prezzi di mercato. Questo fino a quando l’Housing Act 1980 non ha introdotto il diritto di acquisto. Oggi, praticamente tutte le unità sono di proprietà privata. Le famiglie hanno quindi messo radici e si è sviluppata una comunità stabile. Due generazioni di figli del Barbican vivono qui, alcuni con la propria famiglia. Le persone arrivano, si innamorano e rimangono.
Il tempo è un altro elemento. Nel corso degli anni, i giardini e il paesaggio hanno espresso il proprio potenziale, sono stati definiti modelli di utilizzo e la rigenerazione del quartiere ha portato con sé ottimi ristoranti, supermercati e una serie di altri servizi. Anche la City stessa è cambiata: oggi offre una grande varietà di negozi, ristoranti e bar, ed è un luogo meravigliosamente vivace in cui vivere. Ci lavora mezzo milione di persone, ma i residenti permanenti sono solo 8.600, contro i 16.000 del periodo immediatamente prima della guerra. Nel 1945, questo numero si era dimezzato e avrebbe continuato a diminuire. La City ha cercato di invertire questo declino, dando la priorità alla costruzione di nuovi alloggi.
La prima fase di questo piano fu il Golden Lane Estate (1951), ampiamente considerato un modello di edilizia popolare. Il Barbican, che rappresenta la seconda fase, doveva essere molto più grande e ambizioso. La sua storia inizia alle 12.15 del 25 agosto 1940, quando la prima bomba tedesca cadde sulla City di Londra, vicino alla chiesa di St Giles Cripplegate. Questa bomba preannunciava il London Blitz, durante il quale quasi tutti gli edifici del quartiere di Cripplegate sarebbero stati distrutti o irrimediabilmente danneggiati.
Nel 1952, quando si discusse per la prima volta del futuro del Barbican, nel quartiere vivevano appena 50 persone. Non c’era bisogno di una demolizione totale, né di una comunità da sfollare. Il sito, 14 ettari, era un terreno incolto.
Il Barbican ha smesso di essere un quartiere dormitorio ed è finalmente diventato una destinazione culturale, come i suoi creatori avevano sempre immaginato.
Il Barbican Estate fu progettato da Chamberlin, Powell e Bon, architetti del Golden Lane Estate, che confina a nord. Come altri architetti dell’epoca, anche loro conoscevano bene i saggi sul paesaggio urbano di Gordon Cullen e altri, pubblicati su The Architectural Review. Cullen definiva il paesaggio urbano come “l’arte della relazione”, dove l’arte consiste nel prendere tutti gli elementi che contribuiscono all’esperienza urbana e combinarli in modo da creare un ‘dramma’. Quando Cullen afferma che “una città è un evento drammatico nell’ambiente”, potrebbe riferirsi al Barbican, che è essenzialmente una città nella città. Segue una sua logica di pianificazione coerente, la cui caratteristica principale è la separazione della circolazione pedonale da quella veicolare. Ciò si ottiene attraverso l’uso di “passerelle sopraelevate”, di forma e scala variabile, situate a due o tre piani sopra il suolo, mentre le strade di servizio e i parcheggi sono confinati ai livelli inferiori. Al livello delle passerelle sopraelevate lo schema funziona, ma ha meno successo quando si confronta con la rete stradale esistente.
Un’eccezione degna di nota è il contesto della Cromwell Tower all’angolo con Silk Street. Osservando il piccolo cortile perfettamente calibrato alla base della torre e poi esplorando la varietà spaziale delle passerelle, non è troppo azzardato immaginare che gli architetti si siano ispirati ai precedenti italiani. Le case-torri, le piazze e le logge, gli scorci formali e le viste scenografiche, le mura fortificate e i punti panoramici elevati ricordano le città collinari italiane.
In realtà, è solo quando gli architetti ricadono nei tropi del Modernismo che il Barbican fallisce veramente. L’esempio più eclatante è la copertura di Beech Street. Camminare in questo tetro tunnel è una delle esperienze urbane meno gratificanti di tutta Londra. Un altro punto debole è il trattamento utilitaristico a livello stradale di Moor Lane, dove l’architettura si trasforma in ingressi di servizio e parcheggi. Il terzo, e più problematico per il visitatore, è trovare la strada per entrare o uscire: i percorsi sono generalmente insondabili o controintuitivi.
Per molti versi, il Barbican rappresenta il pensiero degli anni Cinquanta, soprattutto in termini ambientali. L’isolamento termico è primitivo, gli infissi sono a vetro singolo e in una fase iniziale gli architetti avevano persino preso in considerazione l’uso di stufe a carbone, prima di ricorrere al riscaldamento elettrico a pavimento. Il sistema di smaltimento dei rifiuti Garchey, considerato all’epoca una meraviglia, è identico a quello utilizzato da Le Corbusier nell’Unité d'Habitation di Marsiglia.
Sotto altri aspetti, il Barbican è visionario e incarna gli elementi chiave di quella che oggi consideriamo la città sostenibile. Con le sue 285 persone per ettaro, la densità abitativa all’interno della proprietà è elevata per gli standard londinesi: questo dato si confronta infatti con le 159 persone per ettaro delle aree più densamente popolate di Kensington e con le 109 dell’intero centro città. I servizi pubblici sono impareggiabili, i collegamenti con i mezzi di trasporto eccellenti, con stazioni della metropolitana e della Elizabeth Line a est e a ovest, e la maggior parte delle persone si reca al lavoro o a scuola in bicicletta o a piedi. Sebbene il Barbican non sia un modello perfetto di città futura, quasi tutto è orientato nella giusta direzione. Pionieristico e ora anche incredibilmente popolare, è senza dubbio un luogo piacevole, gratificante e tranquillo dove vivere.
Immagine di apertura: Un’immagine del Barbican scattata da David Hoffman nel 1975 © David Hoffman PhotoLibrary
Plan of the site boundary superimposed over the old cityscape of Cripplegate, as it was before the bombing
An early plan of the Barbican development designed by Chamberlin, Powell and Bon, 1959