L’editore Blue Crow Media ha pubblicato “Modern Vienna Map”, una mappa-guida in cui gli scatti e le parole di Gili Merin conducono in un viaggio nell'architettura novecentesca della capitale austriaca.
La collezione di architetture racconta la geografia di una città in cui le tracce di una ricerca del moderno hanno lasciato spazio prima al funzionalismo, poi al brutalismo, via via fino alle sperimentazioni del postmoderno: dell'anima architettonica di Vienna vengono così celebrati la mutevolezza e il dinamismo.
Il viaggio inizia nel paesaggio urbano barocco, dove il moderno ha per primo cominciato a punteggiare la città con un nuovo linguaggio. Abbiamo così l’American Bar e la Looshaus di Adolf Loos, che disegna purezza e rigore in chiara antitesi con il decorativismo dello Jungendstil.
Da qui, i grandi interventi dell'housing, che hanno definito il carattere della "Vienna Rossa” tra le due guerre, sono raccontati attraverso icone come il Karl-Marx-Hof e le grandi architetture di Otto Wagner, Rietveld e altri nomi del moderno internazionale.
Le sperimentazioni tra gli anni ‘70 e ‘90, poi, vedono il brutalismo postbellico tradotto in cemento e vetro, dando vita a opere monumentali come la Chiesa Wotruba. Infine, le esperienze pop di Hans Hollein lasciano spazio alla definitiva rottura con il movimento moderno, portando alla prima opera decostruttivista a firma di Coop Himmelb(l)au, che sul finire del ‘900 riscrive la sintassi dello spazio.
Questa mappa della Vienna moderna, però, non serve solo come guida all’architettura novecentesca: è un'occasione infatti per rintracciare pietre miliari e progetti meno conosciuti di una città che, da oltre un secolo, è riferimento per il mondo dell'architettura e dell'urbanistica.