Il drago è una figura mitologica antichissima, trasversale a tutte le culture ma ricca di significati antitetici a seconda dei contesti. In Occidente il drago, un grande rettile alato sputa-fiamme con fauci feroci ed artigli predatori, è tendenzialmente una rappresentazione del male: ad eccezione di qualche tentativo di riabilitazione – il pompiere Grisù, il morbido Fortunadrago, la dragonessa di Eragon, l’invisibile Elliott – il drago sprigiona, oltre alle fiamme che inceneriscono eserciti e minacciano fanciulle, un alone di malvagità che gli eroi combattono alacremente, dai santi sauroctoni del cristianesimo ai paladini della mitologia norrena, da Tolkien a Disney. Nella cultura orientale, al contrario, il drago è considerato simbolo di fortuna e prosperità e viene diffusamente venerato e rispettato: il suo corpo senza ali, agile e serpentino, fluttua nell’aria portando al suo passare, con il suo alito benefico – il “Chi”, l’energia vitale dell’Universo - pace, equilibrio, salute. Anche se, come il meteo e la pioggia di cui è custode, è talvolta capriccioso. Dalle origini dei tempi ad oggi, il Drago “vola” attraverso i secoli e i paesi e diventa elemento corrente nella storia dell’architettura, facendosi a seconda dei casi figura orrorifica o sacrale, di ammonimento o propiziatoria, ma arricchendosi in tutti i casi di un fascino intrigante. Proponiamo di seguito un breve excursus dell’iconografia di questo celebre “avvampatore” in architettura: dai templi ancestrali asiatici (Jinci Temple) e dalle cattedrali gotiche (York Minster), all’età moderna (Casa Figueras di Gaudì e Casa della Vittoria) e contemporanea, quando i draghi disinvoltamente attraversano enormi varchi nei fabbricati (Dragon Holes a Hong Kong) e avvolgono templi nelle loro spire (Wat Samphran Dragon temple), oppure più pacatamente si limitano ad essere fonte d’ispirazione progettuale e creativa (NEXT architects, Studio Libeskind, Zhou Yang, Cheng-Tsung Feng Design Studio).
L’iconografia del drago in architettura e come cambia tra Oriente e Occidente
Benigna creatura propiziatoria o mostro spaventoso, il drago “vola” attraverso le culture e i paesi. Celebriamo l’anno del drago mostrando 10 architetture pervase dal suo fascino ancestrale.
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Foto di Julien Lanoo
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Courtesy of 3A Composites (China) Ltd.
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Foto di Yi-Hsien LEE (YHLAA)
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- Chiara Testoni
- 09 febbraio 2024
Più che un tempio, il complesso - composto da un centinaio edifici - è un modello di perfetta fusione tra architettura ancestrale e paesaggio naturale. Tra le molte “meraviglie” che racchiude, rientrano le otto colonne della Hall of the Holy Mother, attorno a cui si attorcigliano altrettanti draghi scolpiti in legno, risalenti al 1087 d.C. e primi esemplari realizzati in Cina.
Nella più grande cattedrale gotica del Nord Europa, e certamente una delle più spettacolari e meglio conservate, una testa di drago in legno dorato spunta dal triforio della navata nord. La sua funzione originaria non è nota ma si ritiene che facesse parte del meccanismo di sollevamento di un coperchio del fonte battesimale sottostante. La testa è una ricostruzione del XIX secolo, a seguito dei danneggiamenti subiti dalla volta della navata centrale nell’incendio del 1840.
Situata alle pendici del Parco Naturale del Collserola, questa casa che Gaudí progettò sulle tracce di una torre del XV secolo combina il modernismo catalano con lo stile neogotico. L’austera facciata in pietra locale di diverse sfumature con finestre allungate suggerisce l’idea di una fortezza medievale: da una particolare prospettiva della terrazza, la geometria della copertura della struttura centrale evoca il volto di un drago dallo sguardo un po’ minaccioso.
Situata alle pendici del Parco Naturale del Collserola, questa casa che Gaudí progettò sulle tracce di una torre del XV secolo combina il modernismo catalano con lo stile neogotico. L’austera facciata in pietra locale di diverse sfumature con finestre allungate suggerisce l’idea di una fortezza medievale: da una particolare prospettiva della terrazza, la geometria della copertura della struttura centrale evoca il volto di un drago dallo sguardo un po’ minaccioso.
L’edificio, considerato uno dei più interessanti esempi di residenza civile in stile eclettico con tendenze neogotiche in città, è caratterizzato nei prospetti principali da un ricco apparato decorativo di figure allegoriche e zoomorfe in litocemento, come la coppia di grandi draghi che fiancheggiano il portale d'ingresso in legno.
Questo insolito edificio, una torre di 17 piani di colore rosa, alta 80 metri e completamente avviluppata da un enorme drago rosso e verde, era un tempio buddista oggi abbandonato. Il drago, costruito in ferro e fibra di vetro, al suo interno è completamente cavo e percorribile a piedi, fino a raggiungerne la testa.
Nel paesaggio denso e verticale di Hong Kong non è difficile imbattersi in strani buchi nel corpo degli edifici. Non un vezzo formale degli architetti ma un modo di veicolare nello spazio abitato il “Chi”, l’energia vitale che scorre in ogni essere e che viene soffiata dal respiro dei draghi. Nel loro volo dalle montagne all’oceano, i draghi incappano però negli ostacoli causati dalle costruzioni urbane e, per non interromperne il flusso come comandano le regole del Feng Shui, gli edifici più alti ospitano grandi varchi attraverso i quali i draghi possono passare portando così, con il “Chi”, ricchezza e prosperità a chi abita quei luoghi.
Questo ponte in acciaio lungo 185m e alto 24m, situato nella megalopoli di Changsha, collega con più livelli a diverse altezze le rive del fiume Dragon King Harbor, la strada, il parco. La forma sinuosa della struttura è ispirata alle tradizioni della cultura cinese, come l’arte antica dell’annodatura, ed evoca le spire dell’agile corpo di un drago.
Il padiglione aziendale di Vanke China, progettato da Studio Libeskind per Expo Milano 2015 "Nutrire il pianeta, energia per la vita", incorpora tre valori della cultura cinese legate al cibo: lo shi-tang, la sala da pranzo tradizionale cinese; il paesaggio, elemento fondamentale per la vita; il drago, metaforicamente legato all'agricoltura e al sostentamento. Il design sinuoso e il rivestimento in piastrelle rosse metallizzate dai toni cangianti creano un motivo espressivo che ricorda la pelle di un drago.
L’enorme complesso sportivo, con una superficie 144.000mq, comprende uno stadio, una palestra, una sala polivalente, una torre panoramica, una scuola per discipline sportive e due musei. Il disegno del complesso si ispira alle forme di un drago che si muove e si avvolge attorno allo spazio aperto, con una pelle cangiante richiamata dal rivestimento in pannelli in alluminio composito.
Il padiglione in bambù, legno e corda, allestito nel porto turistico di Chiayi come spazio di accoglienza per i viaggiatori, è ispirato alle forme organiche della vita marina ed ha una valenza simbolica e rituale: al calare della luce, si illumina come una creatura vivente che si sveglia di notte.