Se si crede, con Nietzsche, che per la teoria dell’eterno ritorno alcuni accadimenti si ripetano con le stesse modalità anche a distanza di tempo e di spazio, non ci si deve stupire più di tanto di trovare a Tokyo un edificio che sembra direttamente proiettato dalla scenografia di un film espressionista tedesco o da un dipinto di Ernst Ludwig Kirchner. Come infatti nel primo ventennio del XX secolo gli intellettuali registravano le forze oscure del quotidiano, a presagio e a conferma del primo conflitto mondiale, oggi pandemie e guerre fanno ripiombare l’Uomo in una voragine di inquietudine, all’interno di una società globale sempre più omologata che nasconde le tracce serpeggianti di ansia collettiva sotto il “tappeto” della finta rassicurazione del pensiero dominante.
Quest’opera, su progetto di KOJI AOKI + AAOAA + a design, sembra appunto registrare lo smarrimento del nostro tempo. E non è un caso che l’edificio si trovi nel distretto di Azabu-Juba, un comparto urbano dall’aura misteriosa e ricca di leggende che variano dalle storie sulle Sette Meraviglie di Azabu (stagni, paludi e alberi dalle forme strane) a quelle sul vicino Kurayamizaka (“pendio scuro”), così chiamato per gli alberi tanto fitti da rendere il bosco sinistramente impermeabile anche alla luce del giorno.
L’edificio su quattro livelli, situato in un terreno dall’orografia complessa tra ripidi pendii e muri di contenimento, originariamente doveva ospitare un ristorante: tuttavia, a causa della pandemia, i programmi funzionali sono mutati e il complesso è stato progettato all’insegna della massima flessibilità per consentire l’adattamento alle future destinazioni d’uso. L’architettura risultante sembra emergere da uno smottamento tellurico: linee decise, geometrie spigolose, contrasti drammatici di luci e ombre scandiscono l’involucro ruvido di un monolite in calcestruzzo a vista dal carattere marcatamente brutalista.
Un linguaggio formale apparentemente privo di logica, basato sulla decostruzione degli elementi architettonici - dai setti di cemento che si ergono senza connettersi ai solai, alle pareti scheggiate in modo informe - che impedisce un’interpretazione lineare ed univoca dello spazio e immerge l’osservatore nella dimensione freudiana del “Perturbante” (Das Unheimliche), ponendolo di fronte all’ambiguità e all’incertezza come elementi costitutivi e non eludibili della nostra epoca.
- Progetto:
- Restaurants in Azabu-juban
- Progetto architettonico:
- KOJI AOKI + AAOAA + a design
- Capi progetto:
- KOJI AOKI + AAOAA (Koji Aoki, Yuta Takahashi, Kaita Tsutsui)
- Architetti collaboratori:
- a design inc.
- Ingegneria strutturale:
- HSC
- Costruzione:
- BEANS LTD.
- Interni:
- Taisei Rotec Corporation