Se nell’inconscio collettivo una spiaggia è l’immagine della desiderata vacanza, di un benessere e di una socialità inseguiti per mesi interi, l’idea di un’architettura spettacolare costruita direttamente sul mare – spiagge o scogli non importa, basta che tra le onde e il divano ci siano pochi passi – ha assunto negli anni un valore quasi di miraggio. Casi rari e celebri, dove diversi architetti celebri o emergenti, spesso per soddisfare facoltosi committenti alla ricerca di un buen retiro, hanno incastonato architetture dentro paesaggi sognati dai più: architetture in dialogo con il paesaggio, spesso caratterizzate da spazi fluidi e informali in una continuità ininterrotta tra esterno e interno, dove è la sabbia ad invadere l’atmosfera domestica, diventando a volte un elemento di progettazione. Nonostante le diversità formali e concettuali delle opere, dalle geometrie sobrie ed essenziali (Studio Saxe, Studio Marco Ciarlo Associati) e a tratti brutaliste (Boeri, Ando), a quelle ruvide (Gifford) e organiche (Asher), passando per le rivisitazioni di architettura vernacolare (Herbst Architects, António Costa Lima Arquitectos, anonimous, RIMA Design Group), il minimo comune denominatore è comunque sempre lo stesso: l’architettura come strumento per ritrovare una dimensione di vita connessa più strettamente alla natura e a ritmi umani, che ritrova in sensazioni semplici, come quella del camminare sulla sabbia, il suo fondamento.
10 case sulla spiaggia, tra architetture celebri e gemme nascoste
Le architetture in riva al mare sono il manifesto di un costruire all’insegna del rispetto della natura e della cultura locali, alla scoperta di una pace che si confonde con l'utopia.
Courtesy Cini Boeri
Courtesy Cini Boeri
Credit Pines Modern. Foto Darren Bradley
Credit Pines Modern. Foto Darren Bradley
Credit Pines Modern. Foto Tom Yee
Foto © Roger Davies
Foto © Roger Davies
Courtesy Studio Saxe
Courtesy Studio Saxe
Foto di Patrick Reynolds
Foto di Francisco Nogueira
Foto Rafael Gamo
Foto Rafael Gamo
Foto di Rafael Gamo
Foto di Aldo Amoretti
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- Chiara Testoni
- 23 maggio 2023
Situata nella parte più esposta del golfo verso la Corsica, questa casa adagiata su un terreno roccioso in lieve pendenza e ad andamento irregolare sembra, dall’esterno, una fortificazione militare spigolosa e inaccessibile ma internamente svela un carattere generoso e accogliente: la costruzione a impianto quadrato che poggia direttamente sulle rocce, adattandosi alle diverse quote, è aperta sul lato nord - est grazie ad un patio che lascia filtrare una vista mozzafiato del paesaggio e su cui si attestano l’ambiente centrale per la vita collettiva e le due ali laterali con le camere indipendenti.
Questa stravagante costruzione a pochi metri dalla spiaggia è stata progettata dal costruttore di barche, designer di mobili e architetto bohémien Peter Asher, qui profondamente ispirato dalle strutture a guscio in cemento armato dell’architetto ispano-messicano Félix Candela. La struttura con il suo tetto parabolico rivestito in scandole è una spettacolare costruzione in legno, qui presente in diverse essenze (cedro, pino, abete di Douglas): il risultato è un’architettura informale e accogliente, con ambienti aperti e sinuosi per gli spazi comuni al primo livello e camere da letto al piano inferiore. L’opera, auto-costruita dal progettista con l’aiuto di studenti locali, offre una grandiosa vista sulla spiaggia, alla quale si accede comodamente da un morbido percorso a serpentina direttamente dall’abitazione.
Ideata per una coppia con quattro figli, la casa dalle forme morbide e rivestite interamente in legno era concepita per enfatizzare la continuità visiva tra esterno e interno grazie alle ampie aperture vetrate verso il mare prospiciente. Acquistata da Calvin Klein nel 1977, il designer assunse l'architetto Horace Gifford - celebre archistar di Fire Island - per progettare una piscina, una palestra, un alloggio a servizio della piscina e il giardino. Dopo la devastazione dell’Uragano Gloria nel 1985 e il passaggio di proprietà, la villa guarda ancora il mare con il suo fascino composto e un po’ ruvido.
Kanye West ha una passione per il brutalismo: il designer e musicista ha infatti acquistato una villa progettata da Tadao Ando, in precedenza di proprietà di un manager dell’alta finanza. L’edificio è articolato su tre livelli: un piano inferiore con tre camere da letto per gli ospiti, un piano intermedio per gli ambienti comuni e un piano superiore solo per la suite principale e una terrazza panoramica. Tra le pareti di cemento a vista, non c’è un filo d’erba ma una scala interna consente un accesso diretto e privilegiato alla spiaggia.
Sferzata dal vento e dalle onde sulla costa del Pacifico, tra sabbie bianche e palme da cocco, questa casa sulla spiaggia è stata ideata per offrire un collegamento non solo percettivo ma anche fruitivo con la sabbia e l'acqua. La costruzione ad un piano sembra morbidamente dilatarsi sulla riva, con i volumi in cemento a vista e le coperture leggere in legno a marcato andamento orizzontale che creano zone esterne e terrazze protette, in continuità diretta con gli spazi abitativi.
Situata su una collina affacciata sul mare, la casa reinterpreta in chiave contemporanea il Kiwi bach (modeste case vacanza tipiche della Nuova Zelanda), rivisitato nelle dimensioni, nei volumi, nei materiali e nella dotazione di servizi. Il complesso è composto da due corpi adagiati sull’orografia del terreno. I materiali ruvidi e naturali come la pietra ed il legno creano una connessione cromatica e tattile con il contesto paesaggistico.
La casa sulle spiagge di Comporta è una rivisitazione delle tradizionali capanne costiere portoghesi, in un bilanciato equilibrio tra elementi vernacolari e architettura costiera contemporanea. Il corpo abitativo è collegato al paesaggio da pedane in legno che si snodano lungo la spiaggia tra ulivi, pini e cespugli. La villa è suddivisa in moduli che smaterializzano il volume riducendone l’impatto e definendo una serie di patii interni. L’involucro con struttura in legno e rivestimenti esterni in paglia si contrappone alle pareti bianche, alle aperture vetrate a tutta altezza e al pavimento in cemento spazzolato.
L’edificio si trova tra l’Oceano Pacifico e la catena montuosa di Oaxaca, a soli 70 m dalla costa, e ospita una casa vacanze per due famiglie. Le esigenze funzionali di indipendenza dei nuclei familiari hanno imposto un impianto planivolumetrico articolato in due distinti complessi che ospitano gli ambienti privati, collegati da un corpo centrale che comprende gli ingressi principali all’abitazione e le aree ricreative comuni. Lo spazio centrale comunitario è sormontato da una palapa, termine di origine Maya che significa “foglia polposa” e che indica tradizionalmente una dimora senza pareti, con tetto di paglia. La scelta di questo elemento architettonico, ampiamente diffuso in Messico, nasce dall’esigenza di creare un ambiente climaticamente controllato rispetto alle alte temperature locali, grazie all’utilizzo delle foglie di palma essiccate che raffreddano l’aria e al sistema costruttivo che favorisce l’uscita del calore attraverso la parte superiore della struttura. Le pareti in calcestruzzo traforate, poi, favoriscono ulteriormente la ventilazione naturale, creando anche intensi effetti di chiaroscuro nel corso della giornata.
La villa privata è situata in un luogo remoto lungo il Camino Cabo del Este, la strada litoranea che percorre la punta meridionale della penisola messicana della Bassa California. L’assenza di infrastrutture essenziali è stata accolta come una sfida dallo studio, che qui ha sperimentato soluzioni progettuali orientate al design climatico passivo. L’architettura è caratterizzata matericamente da pareti in terra battuta, elementi termicamente isolanti che riescono a estrarre umidità dal clima desertico e secco in cui la casa è situata. La consistenza naturale delle pareti principali contrasta con i pavimenti lucidi, le pareti di cemento e le alte travi collocate sopra la grande sala ispirata alla palapa con tetto di paglia. Le finestre a lucernario e i patii agevolano il flusso naturale di luce e ventilazione.
L’intervento riguarda la riqualificazione dell’edificio denominato “Il Faro”, composto da un corpo principale e da un volume secondario posto a sud-est, ridotti allo stato di rudere, sventrati internamente e privi di coperture. Il progetto propone un edificio a destinazione mista che ospita la sede del parco marino dell'isola di Bergeggi e abitazioni, nel rispetto della fisionomia del manufatto esistente. I volumi puri e stereometrici e i conci di pietra naturale tagliati in diversi formati che li rivestono, comprese le falde di copertura, conferiscono alla nuova architettura le sembianze di un monolite generato direttamente dalla sabbia e dalle rocce su cui si appoggia.