Si sa che vendere i gioielli di famiglia è generalmente sconsigliabile e forse questo vale ancora di più se il gioiello è un’opera iconica di architettura, di forte valore testimoniale sia del pensiero di chi l’ha progettata sia del tempo e del luogo in cui è stata realizzata.
Tuttavia, le alterne stagioni della vita e gli umori dei proprietari, o molto più prosaicamente i costi di gestione molto elevati delle case da sogno, comportano una baudeleriana caduta dell’aura di queste poesie fatte materia che si infrange contro le dure e dozzinali leggi del mercato immobiliare.
Certamente, anche se si comprendono e si apprezzano l’ispirazione e le motivazioni dietro alla forma costruita, non è da tutti potersi permettere un’ascesa all’Olimpo abitativo degli Dei e spesso queste dimore rischiano di languire nello stagno dell’oblio, o forse ancora peggio di essere vittima di acquirenti ignari del loro vero valore che le comperano per ostentare uno status symbol, a cui disgraziatamente offrono il proprio improbabile contributo creativo.
È quello che capita a molti edifici di firme celebri che restano muti testimoni delle loro glorie passate, in attesa di un “angelo” salvifico che le riconsegni ad una vita degna della loro creazione: dalle opere di maestri del Modernismo negli Stati Uniti (Neutra, Ellwood, Meier) e in Europa (Prouvé) che hanno ideato dimore per una vita moderna e dinamica realizzate con tecnologie costruttive – in acciaio, calcestruzzo o legno – resistenti alle ingiurie del tempo e ancora oggi estremamente attuali in termini di flessibilità e minima impronta ecologica; alle architetture che dichiarano un’inesausta volontà di costruire una relazione dialettica e a volte simbiotica con il paesaggio naturale in cui si situano (Murcutt, Erickson); agli interventi che interpretano le preesistenze con un linguaggio contemporaneo armonicamente inserito in un processo continuo di stratificazione storica (Nouvel).
In tutti i casi, il fortunato acquirente che potrà permetterselo potrà non solo abitare in una casa prestigiosa ma anche vivere un’esperienza culturale profonda, alla ricerca delle radici del pensiero – sulla vita, sul costume, sulla società – di chi ha dato forma e sostanza a quegli spazi progettando non solo una casa ma un pezzo di storia dell’architettura contemporanea.