La vecchia casa di un contadino, isolata su uno dei Colli Bolognesi, a Marzabotto, è stata trasformata dall’intervento dello studio Ciclostile Architettura in una residenza contemporanea, che si fonde con delicatezza al corpo di un fienile ristrutturato.

L’idea dell’edificio si rifà a quella di permacultura, cioè “un sistema integrato e sinergico che sfrutta al meglio tutte le risorse senza danneggiare l’ambiente naturale. Sono principi generali che il cliente adotta per le sue attività agricole, ma che si possono tranquillamente applicare nel nostro campo,” ci raccontano i tre architetti bolognesi. A Ca’ Inua, architettura e lavoro seguono gli stessi principi.

“Kainua è l’antica città etrusca che sorgeva nei pressi dell’attuale cittadina di Marzabotto. Ca’ è un richiamo ai toponimi tipici dei casolari montani. Inua è una parola di lingua inuit che significa ‘l’essenza di tutte le cose’, è un concetto spirituale che accomuna tutti gli esseri e che è principio di armonia tra i viventi. La forma fonetica del termine inuit è il logo dell’azienda agricola,” affermano i progettisti.

Per il basamento in pietra sono state utilizzate le pietre ricavate dalla demolizione della vecchia casa. Il nuovo volume ha una struttura di pannelli X-Lam e si appoggia “con garbo” sulle pietre formando un aggetto in un angolo. Il rivestimento è invece di legno bruciato, una tecnica legata al territorio ma praticata anche in parti diverse del mondo.

All’interno di Ca’ Inua troviamo un dialogo tra superfici “dure” (il cemento della porzione interrata della zona giorno, i mosaici dei bagni) e “morbide” (legno di abete utilizzato come pavimenti e rivestimenti). Questi contrasti richiamano l’essenzialità e l’austerità della vita rurale. Ogni elemento è ottimizzato per rispondere a una necessità specifica e lo denuncia con onestà attraverso la materia.