“Taranto è un territorio che mi ha sempre affascinato, però è anche una città che conoscevo relativamente poco [nonostante l’autore viva a Bari, ndr], perché è una città che vive di enormi pregiudizi. Taranto è una città arcipelago fatta di pezzi che non comunicano, ognuno con una sua storia e un’identità molto particolare. Questo genera un paesaggio disgregato, frantumato, con il disastro ambientale causato dall’Ex Ilva sullo sfondo” racconta Antonio Ottomanelli.
Con la sua indagine fotografica, l’autore ha ritratto due dei quartieri attualmente al centro delle trasformazioni territoriali della città: Città Vecchia e Tamburi. Il territorio di Taranto rappresenta il conflitto tra lavoro e ambiente, produzione e salute, che è uno dei temi più urgenti del nostro tempo. Ottomanelli affronta il tema lasciando le industrie sullo sfondo e focalizzandosi sulla forma urbana e l’architettura.

“È incredibile notare come la geografia racconti la storia di questa città. L’isola è un elemento di connessione tra l’industria e la città, tra i quartieri borghesi e quelli operai. È un collegamento estremi. Tamburi è un invece un quartiere nato con l'esplosione della grande industria. Era il quartiere degli operai ed era un bel quartiere. Ma, con il fallimento dell'industria di Stato, queste aree sono diventate un luogo di abbandono,” spiega Ottomanelli.
Il photo-essay è parte di “Come di Domenica”, un progetto di documentazione ideato da Antonio Ottomanelli insieme a Triennale di Milano, che attraversa l'Italia dopo la quarantena, indagandone contraddizioni e modelli di sviluppo attraverso il video, la fotografia, una serie di approfondimenti e interviste.

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