Be’er Sheva, capitale del Distretto Meridionale dell’Israele, è diventata sesta città più popolosa dell’Israele, dopo una ripida crescita inaugurata nel 1948, anno di fondazione e di creazione dello Stato di Israele. A partire da quel momento, il governo rifondò completamente l’assetto della città, con l’intenzione di trasformarla nella capitale del deserto Negev.
Per poter sostenere le innumerevoli costruzioni programmate in breve tempo, lo Stato, principale imprenditore edile, decise di far uso delle nuove tecnologie costruttive, rapide ed economiche, trasformando Be’er Sheva nel simbolo del brutalismo israeliano.
Il rapido aumento di densità abitativa che dovette sostenere la città negli anni ’50, infatti, necessitò veloci soluzioni abitative, facendo sì che in poco tempo il cemento armato diventasse il materiale più adatto alle esigenze del periodo.
Il piano per la nuova Be’er Sheva fu progettato da un gruppo di giovani architetti guidati da Arieh Sharon. Così, tra la fine degli anni ’50 e l’inizio degli anni ’80, furono costruiti un grande numero di edifici non solo residenziali, ma anche amministrativi, per l’istruzione, la cultura e l’intrattenimento, progetti caratterizzati da forme plastiche scolpite nelle massicce facciate in cemento armato.
Nonostante il materiale fosse conosciuto anche prima della creazione dello Stato di Israele, l’utilizzo del calcestruzzo divenne il materiale da costruzione più usato nell’area soltanto dopo il Piano di partizione della Palestina. Sempre nel 1948 a Nesher venne realizzata una fabbrica per la produzione del cemento Portland e nel 1953 ne venne costruita una seconda. L’enciclopedia ebraica definisce, inoltre, il calcestruzzo come il materiale più importante che può essere prodotto interamente da risorse della terra.
Stefano Perego (1984) è un fotografo di architettura. Nel corso della sua carriera ha documentato un grande numero di edifici nell’ex Unione sovietica e nell’Est Europa, soprattutto nel Caucaso, nell’ex Jugoslavia e in Asia Centrale.