Casa Shkrub è la villa ristrutturata dall'architetto ucraino Sergey Makhno per la sua famiglia a Kozyn, un villaggio nella periferia di Kiev. Del progetto originale rimangono solo i muri portanti, gli interni vengono completamente svuotati e riconfigurati mentre l'involucro esterno ridefinitio da una nuova e significativa veste di legno e un fiero – come lo definisce il progettista – tetto di paglia.

La casa è costruita con tecniche e materiali della tradizione ucraina e si ispira alla filosofia giapponese del wabi-sabi che trova bellezza e armonia nelle imperfezioni.

"Grazie al Giappone ho imparato ad amare l'Ucraina. Quando sono andato in Giappone per la prima volta e ho visto come apprezzano il loro patrimonio, ho capito che la cultura ucraina è estremamente ricca, ma raramente viene valorizzata. Creo il design ucraino attraverso la lente della percezione giapponese del bello" dice l'architetto Sergey Makhno.

Il piano terra ospita la zona giorno e le stanze degli ospiti. I muri vengono decorati con una tecnica tradizionale ucraina mentre il soffitto è rivestito da assi di legno recuperate da vecchie case abbandonate.

L'ampio soggiorno a doppia altezza, dominato dall'elemento tradizionale del camino e da una parete di sculture di argilla della cultura di Trypillian del 5-2° Millennio a.C., si apre con una generosa finestra sul giardino in stile giapponese, dove aceri e ciliegi incontrano la tradizionale ceramica zoomorfa ucraina e l'arte contemporanea in una galleria a cielo aperto.

Al piano superiore le stanze dei figli e la camera padronale sono mondi da scoprire in cui l'incontro dinamico dei diversi materiali definisce una qualità tattile dello spazio: pavimenti in quercia di 500 anni, carte da parati disegnate da Sergey Makhno e dipinte dal famoso artista e ceramista ucraino Serhii e i rivestimenti materici che simulano paesaggi lontani.

"Quando tra cinquemila anni gli archeologi di altri pianeti smantelleranno la mia casa, diranno che è stata costruita secondo le antiche tradizioni ucraine. Che c'era molta natura, e molta vita" racconta Sergey Makhno.