Può un dirigibile essere un oggetto Bauhaus?
Per quanto nessun progetto di dirigibile si possa attribuire propriamente alla scuola di Dessau, quest’ultima ha in comune con uno Zeppelin molto più di quanto non condivida con altre architetture genericamente “moderne”. La fuga in Svevia di Domus arriva a Friedrichshafen, sulle rive del lago di Costanza, a cercare ancora un nuovo punto di contatto tra lo spirito del Bauhaus e la produzione industriale.
A Friedrichshafen si scopre una nuova sfumatura della vicenda Bauhaus: la sua coesistenza con un contesto storico e culturale spesso tutt’altro che favorevole. Non una gloriosa narrazione di successo e Verbo moderno portato alla società, ma una vicenda più articolata e sfumata fatta di enormi innovazioni ma anche di quasi surreali coabitazioni con “cugini” stilistici piuttosto differenti.
Luogo di nascita dei dirigibili tedeschi Zeppelin dal 1908, Friedrichshafen ospita nella sua vecchia stazione litoranea lo Zeppelin Museum dal 1996. Qui si scopre come un oggetto ipermoderno per i suoi anni, il dirigibile rigido, potesse essere declinato in termini di design degli interni e stile di vita proposto nelle due maniere più diametralmente opposte. L’unità LZ 127 Graf Zeppelin fa volare arredi ancora ritenuti classici, borghesi e decorativisti — tanto da far partire lettere rabbiose dal Deutscher Werkbund. Il progetto LZ 129 Hindenburg è invece ispirato alla modernità più completa, alla funzionalità, stabilità e innovatività degli arredi in tubo metallico piegato e alle lampade monopezzo a disegno semplice che Fritz August Breuhaus concepirà esattamente un anno dopo l’apertura del Weissenhof e la presentazione delle MR10 e MR20 di Mies van der Rohe, riprendendo le precedenti proposte di Hugo Eckener — membro del Werkbund — per equipaggiare “l’hotel più leggero al mondo”.
La stessa Hafenbahnhof, sede del Museo, è un oggetto stilisticamente e spazialmente ambiguo. Realizzata tra il 1928 e il 1933 dall’architetto Karel Hagenmayer, quasi automaticamente viene dichiarata Bauhaus, oggi e allora; ma per tanti aspetti esula dai principi della scuola, a punto che un workshop curatoriale della Zeppelin University — legato a una mostra del museo sul Bauhaus — ha recentemente indagato questo tema, chiedendosi quanto vicina o lontana potesse essere quest’architettura da Bauhaus, Neue Sachlichkeit o generalmente International Style.
In effetti, non è completamente assente la decorazione, e le masse sono ancora masse piuttosto che volumi puri; nondimeno, è al di fuori di un’idea strettamente stilistica che va ricercata la componente “Bauhaus” di questo edificio: la Hafenbahnhof incarna un concept di progresso nelle funzioni, è una stazione lacustre per treni e navi che integra in un’infrastruttura inedita due diverse tecnologie, a loro tempo simbolo di modernità. Si combinano in essa forme e idee di Futurismo, Costruttivismo e Nuova oggettività così come era successo nella programmazione della scuola di Dessau (con meno vicinanza al futurismo in questo caso).
La città dei dirigibili è un’altra occasione per scoprire come un’eredità culturale nuova trovi il suo posto all’interno di contesti tecnici e artistici già consolidati, e come proprio questo interfacciarsi con la realtà culturale esistente sia all’origine del suo consolidarsi come icona e nuovo riferimento stilistico e storico.