“Il dialogo tra una collezione di architettura, e l’architettura colta nel suo farsi”: questa è la specificità rispetto ad altri eventi analoghi della giovane Biennale di Architettura di Orléans, nelle parole dei suoi curatori Abdelkader Damani e Luca Galofaro.
A Orléans, infatti, la Biennale nasce in stretta relazione con il FRAC Centre-Val de Loire, importante museo regionale di cui Damani è direttore, e che conserva la terza più grande collezione di architettura sperimentale al mondo. “Se la collezione produce la Biennale” proseguono i curatori “quest’ultima s’inserisce in un circolo virtuoso e fabbrica a sua volta la collezione”.
La seconda edizione della Biennale, che aprirà al pubblico il prossimo 11 ottobre, è introdotta da un titolo certamente non scontato: I nostri anni di solitudine. Questa nozione “al tempo stesso temuta e desiderata” è il filo conduttore su cui riflettono tutte le mostre e le attività connesse alla Biennale, e in particolare i sei “paesaggi”, ossia le esposizioni principali organizzate dai curatori associati Nora Akawi, Hernan Diaz Alonso, Cornelia Escher, Frida Escobedo & iii, Pierre Frey e Davide Sacconi.
La tematica della solitudine è esplorata facendo dialogare il pensiero e le opere di grandi architetti del passato (tra cui il collettivo brasiliano Arquitetura Nova, Fernand Pouillon, Lina Bo Bardi e Günter Günschel, quest’ultimo “estratto” proprio dagli archivi del FRAC) con i contributi e le installazioni concepite ad hoc per la Biennale da progettisti ed artisti contemporanei (tra di loro Ila Bêka & Louise Lemoine, Santiago Borja, Lacaton & Vassal, Laure Tixier & Hervé Rousseau, TAKK, USINA_Ctah e Beniamino Servino).
Distribuita ben al di là dei confini del FRAC, in numerosi luoghi strategici della città di Orléans (come la rue Jeanne d’Arc, l’asse ottocentesco che conduce alla celebre cattedrale cittadina), la Biennale può contare anche su alcune partnership d’eccezione, ad esempio con il Southern California Institute of Architecture (SCI-Arc) di Los Angeles, e con il MAXXI di Roma, che contribuisce all’evento con un sostanzioso prestito della sua collezione.