La lunga storia professionale Germán Samper, scomparso lo scorso 22 maggio, è indissolubilmente legata alla figura di Le Corbusier, non solo perché ne fu stretto collaboratore per molti anni, seguendo personalmente il piano urbanistico per Chandigarh e quello per Bogotà, sua città natale, ma anche perché fu proprio il maestro francese a trasmettergli la passione per il disegno. Infatti, era l’estate del 1949 quando Le Corbusier gli concesse di andare al congresso CIAM di Bergamo e di far visita a Venezia e Firenze esortandolo a non portare la macchina fotografica ma un taccuino e la matita: “un architetto deve saper disegnare ciò che ne richiama l’attenzione”. Un consiglio che Germán ha assunto quasi come un imperativo e che si è tradotto in un archivio di oltre cinquemila disegni a china, esposti nel 2015 al MOMA di New York, e raffiguranti gli edifici, le piazze e gli scenari urbani visitati in settanta anni di carriera.
Una passione che ha accompagnato con un’attività professionale tanto intensa da meritargli, nella Biennale Panamericana di Quito del 2018, un Premio speciale con il quale la giuria gli ha riconosciuto un ruolo emblematico nell’architettura e nell’urbanistica latinoamericana del Novecento.
Dopo gli anni trascorsi nell’atelier parigino di Le Corbusier, Germán fece ritorno nella capitale colombiana nel 1954 e qui ha firmato molte delle icone architettoniche della città: dal grattacielo Avianca – per molti anni il più alto edificio del Sudamerica – al Museo dell’Oro, dalla Cittadella Colsubsidio alla Biblioteca Luis Ángel Arango la cui sala concerti è considerata una straordinaria opera di ebanisteria e acustica.
A Cartagena realizzò, nel 1958, il progetto per lo stadio della “Città Olimpica”, caratterizzato da un’originale trama di cemento armato, e nel 1982 il Centro Congressi, le cui facciate di pietra si specchiano nelle acque della darsena. A Medellin ha disegnato il Centro Coltejer, il cui grattacielo è ancora uno dei simboli della metropoli andina, e vinto, nel 1974, il concorso per la nuova sede del Banco Popular.
I successi in patria furono il prodromo per incarichi di progetto a Panama, Quito e Lima dove, tra il 1968 e il 1973 fu, con James Stirling, Charles Correa e Fumihiko Maki tra gli altri, uno dei progettisti scelti da Peter Land per disegnare il PREVI, ancora oggi il più grande e riuscito esperimento di “autocostruzione assistita” del Sudamerica.
Proprio l’impegno sul fronte delle “viviendas sociales” (social housing) ha rappresentato una delle cifre distintive della carriera di Germán Samper a partire dalle prime esperienze messe in pratica, sotto l’impulso della moglie Yolanda Martinez, nel quartiere bogotano de “La Fragua” (1958) per poi proseguire con le urbanizzazioni per la Sidauto, il sindacato degli autisti, quelle per Ciudad Bolivar e di decine di altri interventi, anche recenti, che ne hanno messo a fuoco non solo la capacità di gestire progetti complessi ma anche una profonda umanità.