Quando, finita la guerra, i volumi dei voli di linea iniziano a crescere esponenzialmente, e le tratte a farsi sempre più regolarmente lunghe, in supporto al molto più cittadino aeroporto Forlanini (Linate), la città di Milano investirà su una pista piuttosto distante – 45 km – tanto da essere inizialmente denominata Aeroporto Città di Busto Arsizio. È la pista della cascina Malpensa dove Agusta e Caproni – nomi che non a caso evocano elicotteri e biplani – avevano condotto i loro esperimenti fin da inizio secolo, e che dagli anni ’50, sdoppiandosi, diventa lo scalo milanese destinato ai voli intercontinentali. Oggi ha l’aspetto del grande terminal Malpensa 2000, con i suoi spazi inizialmente pensati da Sottsass per raccontare un’Italia dell’umanesimo e della natura, tra verdi opachi, legni e pietre. Nel 1959, all’apertura del primo fabbricato viaggiatori parte del progetto di Vittorio Gandolfi e di Francesco Aimone Jelmoni, ad accogliere passeggeri e visitatori era invece un saggio di moderno internazionale – con la leggerezza e le trasparenze di una struttura in acciaio e vetro che completava quella in calcestruzzo – fortemente caratterizzato però dai tratti dell’interior italiano che in quegli anni stava fiorendo: i marmi e le piastrelle, gli arredi di Cassina, DePadova e Arflex, la gomma Pirelli, i parapetti in fili metallici di certi primi interni di Magistretti o Caccia Dominioni, le textures materiche e i pattern geometrici di molti rivestimenti. Un saggio di design, che Domus pubblicava nel maggio del 1959, sul numero 354.
Il nuovo areoporto di Milano Malpensa
La caratteristica planimetrica delle due piste parallele e del piazzale di sosta dei velivoli a forma di U ha determinato per la Malpensa la soluzione tipica di aerostazione “di testa”: delimitata dal piazzale ad U, l’aerostazione occuperà un’area quadrata di circa 150 metri di lato, ed avrà sul lato nord gli atrii di arrivo e partenza, risolti su due piani distinti per chiarire e semplificare i percorsi esterni; sul lato sud il molo per i quadrigetti, sul lato ovest passerelle e boxes partenze per apparecchi ad elica, sul lato est i servizi di partenza e sosta per i viaggiatori delle linee internazionali, ed ambienti di sosta per i visitatori od accompagnatori, con bar e ristorante.
Sul lato est è la prima parte nuova costruita e già funzionante, aggregata al vecchio edificio preesistente. È, il nuovo edificio, un corpo di tre piani, più un sotterraneo, disposto su due lati del piazzale, e architettonicamente risolto con semplicità compositiva e con chiarezza. Ha struttura in cemento armato nell’ala lungo il lato est, e in ferro lungo il fronte sud e nella parte di collegamento con il vecchio edificio.
(Particolari caratteristiche hanno queste strutture metalliche: lasciate a vista e composte da profilati normali, permettono una razionale ispezione dei vari impianti, previsti in canalizzazione).
Al pianterreno del nuovo edificio sono raggruppati gli ambienti riservati ai viaggiatori in partenza e transito: le sale di sosta, con i servizi relativi (cambio, telefoni, telegrafo, italcable, tabacchi e giornali), la galleria con boxes di partenza verso il piazzale est, e il bar nell’ala verso il piazzale sud. Al primo piano, in corrispondenza del bar vi è il ristorante per viaggiatori in partenza e transito; poi le cucine, che servono sia il ristorante viaggiatori, risolto sullo stesso piano, sia il ristorante visitatori, posto al piano superiore, e preparano i cibi che vengon serviti a bordo.
L’ultimo piano dell’edificio è riservato ai visitatori ed accompagnatori, ed è attrezzato di servizi relativi, bar e ristorante: a questo piano si accede attraverso uno scalone metallico che verrà poi incorporato nel grande atrio degli arrivi e partenze, atrio a due piani.
Nel sotterraneo trovano alloggio i servizi di toilette per i viaggiatori, una nursery, un locale per parrucchiere, e camere di riposo; inoltre un ristorante a self service per il personale e gli equipaggi, locali di servizio di cucina, nonché la centrale dei servizi.