Dopo quasi otto anni di lavori di costruzione, la Sala di preghiera della Grande Moschea di Algeri, che può ospitare fino a 120.000 persone, è stata consacrata e aperta al pubblico per la prima volta in occasione della festa musulmana Mawlid an-Nabi (festa della nascita di Maometto) il 28 ottobre 2020. Poi aperta lo scorso 6 novembre al pubblico per la prima volta per le preghiere del venerdì è poi stata nuovamente chiusa per via del risalire della curva di contagi da Covid-19. Ma quella della moschea è una storia complessa che la pandemia non fa che rendere più evidente. Il complesso monumentale è stato fortemente voluto dall’ex-presidente algerino Abdelaziz Bouteflika – costretto alle dimissioni dopo vent’anni nell’aprile 2019 dalle proteste di piazza – come una sorta di concretizzazione architettonica del progetto politico di apertura verso la religiosità moderata ma anche come monumento a sé stesso, per questo la moschea è soprannominata Moschea Bouteflika. La città conta già centinaia di moschee di quartiere, mentre il sistema sanitario del Paese è gravemente obsoleto e questo, come evidenziato dai molti critici al progetto faraonico della moschea, si rivela oggi tragicamente attuale. È costata oltre 750 milioni di euro a carico dei contribuenti algerini, che si sarebbero potuti spendere altrimenti. Infine le critiche del Marocco, che ha visto nella costruzione dell’altissimo minareto una vera e propria competizione con la Moschea Hassan II di Casablanca, una polemica che si colloca in questioni di vicinato già non propriamente serene. Il contratto per la realizzazione del progetto è stato firmato alla presenza di Angela Merkel in occasione della sua visita in Algeria nel 2008. Era l’epoca d’oro dei proventi del petrolio, oggi di molto ridimensionati.
La moschea è stata progettata dal consorzio degli architetti KSP Jürgen Engel Architekten e degli ingegneri KREBS+KIEFER International. La realizzazione, che copre una superficie lorda di circa 400.000 metri quadrati, è stata affidata alla più grande impresa di costruzioni cinese, la China State Construction Engineering Corporation (CSCEC), in qualità di general contractor. Nella comunicazione ufficiale l’insieme dei paesi che hanno lavorato al progetto – Algeria, Germania, Cina – è raccontata come una straordinaria occasione che favorisce l’integrazione fra i popoli. Ma non si può non vedere anche qui un tassello degli interessi geopolitici dei Paesi coinvolti: la Germania che mette un piede nella ex-colonia francese e la Cina che prosegue la sua corsa in Africa, consolidando per via commerciale un rapporto politico di lunga data. Resta però il fatto che anche i critici più severi riconoscono che il complesso monumentale – che contiene diverse altre funzioni oltre alla moschea – ha il grande pregio di arricchire la cultura architettonica del Paese non solo sotto il profilo formale ma anche ingegneristico. Sono state infatti applicate le più avanzate ricerche costruttive per realizzare strutture in grado di reggere terremoti di magnitudo elevata.
Il complesso principale con la Sala di preghiera si basa su una struttura con quattro moduli quadrati disposti in linea, ognuno dei quali misura circa 150 x 150 metri. Essi formano una sequenza spaziale gerarchica in una disposizione lineare; in direzione della Mecca, il piazzale aperto con i portici d’ingresso (il pergolato) e la vista sul mare è seguito in linea dalla (spianata) che passa alle aree religiose come il piazzale principale (cortile) e la Sala di preghiera (salle de prière). Il podio comune ospita un parcheggio sotterraneo con circa 4.000 posti auto e come piattaforma sopraelevata crea una chiara divisione spaziale dalla superstrada a più corsie che corre parallela al complesso.
L’elemento stilistico chiave dell’insieme è costituito dai pilastri slanciati con i loro capitelli sporgenti, che si trovano in tutte le parti del complesso. La loro forma e le proporzioni sono ispirate al giglio di calla, originario dell’Africa. I pilastri floreali – 618 in totale – sono installati in diverse altezze e versioni a seconda delle loro funzioni, e servono come elemento di collegamento di tutte le aree del complesso. Anche l’interno della grande sala di preghiera, con la cupola centrale, è divisa da pilastri, che qui raggiungono altezze fino a 45 metri. I pilastri servono anche per scopi tecnici come la ventilazione, il drenaggio dalle superfici del tetto e il miglioramento dell’acustica grazie ai loro ampi capitelli. La Mezquita-Catedral di Córdoba ha fornito qui un riferimento storico, con le sue file fitte di pilastri che dividono la sala di preghiera, ma che rendono ancora percepibile l’ampiezza dello spazio. L’utilizzo del travertino rimanda alla matericità del deserto.
Oltre alla cupola, che misura 50 metri di diametro e raggiunge un’altezza di 70 metri al suo apice, il punto di riferimento principale del complesso, facilmente visibile da lontano, è il minareto, che si eleva fino a 265 metri. La snella torre segue la tradizione costruttiva del Maghreb: spostata asimmetricamente dall’asse con un’impronta quadrata. Allo stesso tempo, però, è il primo minareto al mondo ad assumere funzioni diverse ed è quindi simile a un moderno grattacielo ibrido. Oltre a una piattaforma panoramica nella parte superiore vetrata della torre (il Sommah), la struttura comprende anche un museo della cultura islamica, un centro di ricerca, aree per uffici e lobby del cielo. Questi servono anche come punti di vista panoramici e suddividono visivamente la torre in cinque segmenti in linea con i Cinque pilastri dell’Islam.
- sviluppatore:
- ANARGEMA: Agence Nationale de Réalisation de Gestion de la Mosquée d’Algérie
- progetto:
- Moschea Djamaâ el Djazaïr
- architetti:
- Jürgen Engel, KSP Jürgen Engel Architekten
- ingegneria strutturale:
- KREBS+KIEFER International
- impresa:
- China State Construction Engineering Corporation
- sito:
- 218.500 m²
- area costruita:
- 93.000 m²
- area totale:
- circa 400.000 m²
- volume costruito:
- circa 1.750.000 m³
- minareto:
- h. 265 m
- lunghezza totale:
- circa 600 m
- anno:
- 2012-2020