Con una previsione di 15mila, forse 20mila architetti in arrivo da tutto il mondo, UIA2020 - il ventisettesimo congresso mondiale degli architetti - si terrà a Rio de Janeiro dal 19 al 23 luglio; inoltre, con un titolo alla sua primissima edizione, UIA e UNESCO hanno designato Rio de Janeiro “Capitale mondiale dell’architettura” per l’intero anno 2020.
In questi due anni di preparazione del congresso a Rio ed in tutto il Brasile si sono tenuti e si stanno tenendo eventi, conferenze, workshop e iniziative di vario tipo per stimolare il coinvolgimento anche su base locale attorno all’ambizioso titolo “Tutti i mondi, un solo mondo. Architettura del 21mo secolo”, a sua volta articolato nei quattro assi tematici Diversità e mescolanza – che evidenzia le pratiche di architettura e urbanistica attente alla diversità interculturale e all’integrazione, anche in termini di tempo e di scala; Cambiamenti ed emergenze – con enfasi nella dimensione sociale, ambientale e tecnologica, abbraccia appunto anche il climate change e le emergenze a questo legate intese come campo di azione per gli architetti in un’ottica multidisciplinare; Vulnerabilità e diseguaglianze, dedicato alla dimensione sociale dell’architettura e dell’urbanistica, con particolare riferimento all’abitare precario o temporaneo, all’autocostruzione, alle pratiche partecipative; infine Transitorietà e flussi servirà a capire cosa cambia dal globale al locale con le migrazioni ed i network transnazionali, per la stessa ridiscussione dell’idea di confini culturali e nazionali. Per l'occasione abbiamo avuto il piacere di intervistare Nivaldo Andrade, membro autorevole del comitato organizzatore e presidente dell0 Instituto de Arquitetos do Brasil.
Quale è l’idea di sud del mondo di questo congresso?
In attesa che qualcuno trovi una definizione più appropriata, preferisco parlare di una impronta da Paesi in via di sviluppo: geograficamente per esempio il Messico non è a Sud, eppure rientra perfettamente in questo modo di vedere le cose.
Per contribuire a superare la vecchia questione delle “archistar” noi abbiamo invitato soprattutto architetti del quotidiano e della vita reale: penso al Pritzker brasiliano Paulo Mendes da Rocha – che ha generosamente accolto l’invito a presiedere il Comitato d’onore del Congresso
Un modo di vedere che ha una originalità e un taglio…
Beh, in effetti i 4 assi tematici “globali”, in quanto sfide per gli architetti acquistano ancora più forza nei contesti dei Paesi in via di sviluppo; proprio da questo punto di vista divengono base per un approccio oggi non ancora molto discusso nei congressi dell’UIA.
Questo congresso come uscirà dal vortice che spesso si forma discutendo e ridiscutendo il ruolo dell’architetto, nel caso specifico?
Un problema di perdita di prestigio – quindi anche di ruolo – per l’architetto esiste davvero, al di là della tua ironia. Qui in Brasile, per esempio, Oscar Niemeyer è come Pelé: tutti ne conoscono l’esistenza; nel bene e nel male questo non sta accadendo per nessun architetto di generazione più recente: quel prestigio e quella notorietà sembrano destinate a divenire un ricordo. Questo è un fatto che dobbiamo discutere, processare e capire. Dobbiamo ricollocare l’architettura e la città nel dibattito, nell’agenda dei politici in un modo chiaro, quindi recuperare il ruolo di noi architetti.
Rispetto a questa mancanza di prestigio degli architetti che ruolo hanno le archistar?
Per contribuire a superare la vecchia questione delle “archistar” noi abbiamo invitato soprattutto architetti del quotidiano e della vita reale: penso al Pritzker brasiliano Paulo Mendes da Rocha, che ha generosamente accolto l’invito a presiedere il Comitato d’onore del Congresso. O a Tatiana Bilbao, che pure ha lavorato a progetti di basso costo come la “casa sostenible” e sarà tra i keynote speakers insieme a Solano Benítez, con i suoi complessi esperimenti formali e costruttivi per un materiale tradizionale come il mattone, e a Diébédo Francis Kéré, che abbiamo imparato a conoscere attraverso i suoi lavori - spesso di piccole dimensioni e sempre maturati attraverso una stretta collaborazione locale – in Africa.
Un viaggio recente ha portato fino in Brasile una delle archistar del momento, Bjarke Ingels (BIG), che ha incontrato il presidente Bolsonaro su invito della real-estate che si occuperà dell’urbanizzazione turistica di alcuni luoghi sui quali esistevano vincoli ambientali o di inedificabilità. L’UIA che ne dice?
Al di là del fatto (positivo) che sia un architetto ad essere interpellato per tali questioni, è sostanziale capire se si debba appunto procedere con la pianificazione da parte pubblica oppure si debba concedere l’area lasciandola in mano ai privati. In definitiva è fondamentale una discussione tra potere pubblico e privato, a maggior ragione per aree delicate e fragili come quelle.
Il peso in termini di marketing e comunicazione di una archistar rispetto ad un normale studio di progettazione farà parte della discussione?
Negli stessi giorni in cui BIG era in Brasile, veniva inaugurata la stazione di ricerca antartica realizzata a seguito di concorso da Estudio 41, un ottimo studio di architettura brasiliano. Si tratta di un progetto che appunto trae origine da un concorso internazionale del 2013; il risultato è eccellente e in termini di marketing e comunicazione credo che – a partire dalla pratica del concorso – abbia avuto una ripercussione molto ampia, non so se addirittura paragonabile a quella del “viaggio in Brasile” di Ingels. Il congresso UIA sarà una ottima occasione per parlare di concorsi e della loro importanza fondamentale per la qualità dell’architettura.
Il congresso UIA sarà una ottima occasione per parlare di concorsi e della loro importanza fondamentale per la qualità dell’architettura
Oltre al concorso di progettazione – del quale si è già molto discusso, specie in alcune parti del mondo – c’è uno strumento innovativo o una riflessione specifica che vuoi sottolineare tra quelle che il Congresso approfondirà?
NA: Volentieri. Offriremo una riflessione articolata sul termine “collettivo” – inteso come piattaforma multidisciplinare di cui gli architetti sono parte, e che diventa un modo per affrontare l’architettura senza cliente, a volte identificando la questione urbana; per questo abbiamo invitato Al Borde (dall'Ecuador) e Assemble (Londra). Un altro termine di processo che sembra scardinare gli assetti tradizionali, dispiegandosi tra insegnamento e pratica della produzione di architettura è il “design & build”: per questo condivideranno con il Congresso le proprie esperienze Rural Studio di Auburn University, Alabama e Grupo Talca, nato dalla Università di Talca in Cile.
Immagine di apertura: Cais do Valongo e da Imperatriz. Foto Halley Pacheco de Oliveira WIKIcommons