La stampa 3d risolverà l'emergenza della costruzione di un alloggio degno di questo nome per tutti, in particolare nelle regioni più svantaggiate del mondo? Un alloggio che sia non solo un "contenitore" salubre, sicuro ma anche un luogo di vita e felicità?
Tra i sostenitori di questa ipotesi c'è il team multidisciplinare composto dall'associazione no profit New Story dallo studio di progettazione Yves Béhar/fuseproject, con sede a San Francisco, e dall’impresa di costruzione ICON, che hanno annunciato il prossimo inizio della costruzione di un intero villaggio realizzato con questa tecnologia (ma urge forse un neologismo per designare l'agglomerato urbano 100% stampato?)
Il difficile equilibrio tra standardizzazione e personalizzazione, l'equivalenza non scontata di quantità e qualità, la ricerca dell'ottimizzazione dei costi senza scadere nel pauperismo: sono gli stessi temi che ritornano ciclicamente d'attualità in ogni congiuntura storica che richieda di costruire molte case, e in fretta (ad esempio l'ultimo dopoguerra europeo) e che oggi anche le tecnologie più giovani sono chiamate ad interpretare.
Senza scivolare nella retorica della "panacea di tutti mali" (fu considerata tale anche la tradizionale prefabbricazione, ai suoi tempi, con gli effetti nefasti che tutti conosciamo) la stampa 3d offre grandi potenzialità che il progetto di New Story sa cogliere: ad esempio i tempi di costruzione ridottissimi (solo 24 ore dichiarate per la produzione della struttura di una casa), ma anche la possibilità di integrare molti arredi ed elementi funzionali già nel “file” iniziale.
I primi utenti di questo esperimento futuribile sono i membri di una comunità agricola dell’America Latina tropicale, coinvolti in un processo di progettazione partecipata. Quest’estate andranno in stampa le loro abitazioni, di superficie variabile tra i 55 e i 75 metri quadri, adattate al clima pluviale con poche modifiche che ottimizzano la protezione dalla pioggia (la copertura aggettante) e la ventilazione naturale (l’involucro parzialmente traforato).
Ai posteri l’ardua sentenza sulla riuscita dell’impresa: per il momento, non si può che lodare questo approccio politico alla professione architettonica, che ne ripensa i confini e gli strumenti in funzione delle vere esigenze del mondo contemporaneo.
- Progetto:
- 3D-printed community design
- Luogo:
- America Latina
- Associazione no profit:
- New Story
- Architetti:
- Yves Beìhar/fuseproject
- Impresa di costruzioni:
- ICON
- Anno:
- 2019