Alla morte della forma, lunga vita all’interfaccia. E intensa vita, nell’interfaccia. Esponendo 18 visioni per altrettanti siti-chiave disposti nella capitale sudcoreana, “Superground Seoul: Living Infrastructure” racconta i risultati di una consultazione che il governo metropolitano ha lanciato negli scorsi mesi, invitando una selezione internazionale di progettisti a pronunciarsi su quella che Manuel Gausa – curatore di mostra e di processo – definisce come “un riconoscimento di figure latenti nel territorio urbano”.
Provocazioni forti, statements ma non utopie, i 18 progetti rispondono all’interesse dell’amministrazione locale in processi recenti quali Reinventing Cities, Reinventer Paris (2016), lo stesso Grand Paris (2008) e Hypercatalunya (2003), tutti fondati sulla reinterpretazione dello spazio attraverso visioni architettoniche, come strumento di critica alla città in evoluzione.
Il punto qui è di ripensare una città iper-infrastrutturata, dispiegando il potenziale di infrastrutture monoprogramma che si trovano ad essere compressori di grandi temi delle città contemporanee in fase di urbanizzazione. Questi nodi divengono piattaforme multi programma, relazionali: nella loro forma data trova margine, anzi, centralità, lo spazio pubblico.
Un oggetto architettonico scalato alla dimensione urbana come la colonnade di Eun Young Yi; la redistribuzione verticale dei flussi veicolari, come in un progetto di design per components, proposta da NL Architects per liberare nuovo spazio pubblico; la massimizzazione dell’asse di scorrimento veloce come base su cui sviluppare una piattaforma abitativa, che restituisce alla città una volumetria fino ad ora tecnicamente morta, concepita da Francis Soler con It’s e Michel Desvigne; l’intensificazione dell’oggetto paesaggistico, come il parco di AZPML o l’asta con cui Minsuk Cho, collega fiume e collina in un sistema organico di qualità.
Tutte le visioni si pongono come acceleratori di una dense civility, di una città che privilegia la relazione tra persone in quanto civites, sfruttando una promiscuità inedita di edificato, paesaggio e infrastruttura.
Come rileva Paolo Mezzalama di It’s, la cifra inedita di “Superground Seoul” sta nel grande potere realizzativo che la Città unisce a un grande interesse nel ridefinirsi, e ancora in una rinnovata presenza dell’architettura come primo interlocutore di questo interesse. L’architetto è al centro ma in modo nuovo, conferma Gausa riguardo alla composizione del team di consultazione: soggetti ispirati alla complicità più che alla competizione, inquadrabili in una generazione conscia di come il campo dell’architettura oggi stia nello riunire persone e idee, attorno a progetti che non siano più pure forme ma interfacce, strutture capaci di connettere persone, paesaggio e informazione: un habitat, di cui la relazione è materia costruttiva.
- Mostra:
- Superground Seoul: Living Infrastructure
- A cura di:
- Young Joon Kim, Manuel Gausa
- Architetti:
- AZPML, Eduardo Arroyo — NO.MAD, Chanjoong Kim, Eun Young Yi, Studio Fuksas (Massimiliano e Doriana Fuksas) + Ramon Prat Homs, Go—Up Architects, Haewon Shin, Alejandro Haiek Coll, Minsuk Cho – Mass Studies, Willy Müller – WMA, NL Architects, Seung H-Sang, IROJE architects & planners, Francis Soler, It’s, Michel Desvigne, Federico Soriano e Dolores Palacios — S&Aa, Topotek 1, Yoshiharu Tsukamoto — Atelier Bow-Wow + Tokyo Tech. Tsukamoto Lab, Charles Waldheim + Office for Urbanization, Yoon Gyoo Jang — Unsangdong Architects Cooperation
- Luogo :
- Seoul Museum of Architecture and Urbanism
- Indirizzo:
- 119 Sejong-daero, Jung-gu, Seoul
- Date di apertura:
- 15 - 31 Ottobre 2018
- Libro:
- Seoul Superground (in uscita per Actar)