Il Memorial Hall of Israel’s Fallen, progettato da Kimmel Eshkolot Architects è il nuovo monumentale spazio commemorativo, commissionato dal ministero della Difesa israeliano e dal comitato delle Famiglie dei Caduti. Ha trovato sede a Gerusalemme, nel luogo per eccellenza deputato alla memoria, tra il museo della storia della shoah Yad Vashem e il cimitero che custodisce le tombe del fondatore del sionismo Theodor Herzl e di primi ministri israeliani tra cui Golda Meir, Yitzhak Rabin e Shimon Peres. Laddove la terra copriva una collina sulle pendici di Har Hazikaron (“monte del ricordo” in ebraico, altro appellativo per il monte Herzl), s’intravvede adesso, dalla strada che porta al cimitero militare, l’imbuto ondulato in pietra di Gerusalemme del Memorial Hall.
“Abbiamo scavato la montagna per consentire alla luce d’inondare la sala interna. Questo era l’obiettivo principale”, spiega l’architetto Michal Kimmel-Eshkolot in una visita in anteprima al cantiere dove sono in corso le rifiniture dell’allestimento interno, “poi abbiamo ricostruito la collina con la topografia della pietra”. Tutto il monumento è come un vortice, sin dall’ingresso: una gradinata che dall’esterno introduce al cuore del Memorial Hall attraverso un tunnel di cemento.
Su una parete scorrono immagini di soldati impegnati in attività militari. È l’opera site-specific firmata dall’artista israeliana Michal Rovner, già autrice del video che introduce il percorso del vicino museo della storia della shoah. Così come il video per Yad Vashem ritrae il mondo ebraico prima dell’Olocausto, nel Memorial Hall of Israel’s Fallen il flusso d’immagini mostra il modo in cui i soldati hanno vissuto prima di andare incontro alla morte. La luce alla fine del tunnel è quella che entra dal foro dell’imbuto e illumina la piazza per le cerimonie, uno spazio capace di ospitare fino a 400 persone.
“Il progetto iniziale”, racconta l’architetto “prevedeva un oculus aperto, come quello del Pantheon a Roma. Poi il committente ha preferito che predisponessimo una copertura che, in ogni caso, non inficerà il passaggio della luce”. La piazza delle cerimonie è effettivamente l’occhio al centro di un doppio ciclone, metafora emotiva della memoria. La spirale più ampia, in mattoni di cemento, è il Wall of Names, un perimetro lungo 250 metri che avvolge lo spazio interno, senza interruzioni. 23.000 nomi sono già stati scolpiti, ciascuno su un mattone, insieme con la data della morte di ogni soldato. Una fiamma al LED s’illuminerà nel giorno dell’anniversario della scomparsa.
“Abbiamo pensato che la gente verrà per accarezzare i nomi e i mattoni, per questo li abbiamo posizionati non troppo in alto né troppo in basso, affinché tutti possano accedervi”. Grazie a un archivio digitale, i visitatori possono cercare il nome del proprio defunto su postazioni lungo il percorso e individuarne più facilmente la posizione. A metà strada alcuni schermi offrono informazioni più dettagliate sulle persone di cui si commemora la scomparsa quel giorno. Il secondo vortice collega direttamente la sala memoriale scavata nella collina al cielo. La progettazione dell’interno dell’imbuto è frutto di una collaborazione con il team di ricerca sulla fabbricazione digitale del R.O.B. presso l’Istituto Svizzero di Tecnologia di Zurigo (ETH). La struttura, assolutamente irregolare, è composta da 8.000 mattoni ricavati da un profilo di alluminio estruso di 40 x 10 cm, realizzato su misura.
Ogni pezzo è stato prodotto a controllo numerico (CNC) e segnato per consentire l’assemblaggio a incastro in loco. “Ciascun mattone sostiene l’altro, come in una comunità”, spiega l’architetto “È stata un’enorme sfida progettuale. Abbiamo impiegato decisamente più tempo in laboratorio che nella ricostruzione in cantiere”. L’inaugurazione, con cerimonia istituzionale, è prevista ad aprile, in occasione delle celebrazioni per i 70 anni dalla dichiarazione d’indipendenza dello Stato di Israele. Solo a novembre invece arriverà l’annuncio del risultato del premio internazionale RIBA 2018, per cui il Memorial Hall of Israel’s Fallen è in lizza.