Durante il processo di progettazione l’attenzione è principalmente focalizzata su materiali localmente disponibili e adatti alle condizioni atmosferiche. Il punto di partenza era quello di realizzare una costruzione utilizzando materiali e competenze disponibili in un raggio di 15 miglia intorno al sito.
Bambù, mattoni realizzati a mano, legno di mango, acciaio recuperato, malta locale e pannelli ondulati riciclati sono i principali materiali utilizzati nella costruzione. L’intento era quello di incoraggiare la gente del posto a prendere coscienza dei principi fondamentali della sostenibilità e dei concetti di costruzione durevole. Ne è derivato un processo di costruzione con uso di energia elettrica e combustibili fossili prossimo allo zero.
La pianta è orientata in direzione est-ovest e si compone di due volumi protetti da un grande tetto di bambù. Le aule e i bagni sono posizionati sul lato sud, mentre sul lato nord troviamo il laboratorio e un negozio. Due prospettive attraversano l’edificio in tutte e quattro le direzioni. Il sollevamento del tetto sopra i volumi ha contribuito a una notevole riduzione dell’accumulo di calore all’interno degli spazi.
Un ulteriore raffrescamento è ottenuto tramite la ventilazione trasversale, la vegetazione circostante e il vicino stagno. Con il completamento di questo progetto gli architetti hanno dimostrato che le risorse locali e i materiali tradizionali possono essere utilizzati per costruire un’architettura sostenibile non convenzionale.
Da un punto di vista bioclimatico l’orientamento dell’edificio permette di incrementare la ventilazione trasversale naturale, senza necessità di usare costosi ventilatori elettrici. Il tetto è sospeso su entrambi i lati (est e ovest) creando ombra, proteggendo gli spazi aperti dalla pioggia e consentendo la raccolta di acqua piovana nel cortile. Il concetto è quello di unire e ottimizzare le tecniche e i materiali locali. Per questo la strategia è stata quella di partecipare alla evoluzione e alla modernizzazione dei processi costruttivi locali senza discontinuità con il know how della popolazione.
Le dimensioni sono state progettate per fare in modo che la luce solare diretta nelle aule sia minima, mentre sia abbondante quella indiretta. Le tecniche utilizzate per questo progetto sono state molto facili da imparare e diffondere dal costruttore, che contribuirà in questo modo alla modernizzazione della costruzione locale. L’uso di mattoni locali è economico e riduce l’uso del legno – scarso in Bangladesh –, combinando bambù e pavimenti in cemento e riducendo i costi di manutenzione.
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Pani Community Centre, Rajarhat, Bangladesh
Tipologia: community centre
Architetti: SchilderScholte
Team di progetto: Gerrit Schilder, Hill Scholte
Ingegneria strutturale: PT-structural
Impresa: MEI
Costi: €44.000, (escluse le tasse)
Area: 910 mq
Completamento: 2014