José Ignacio Linazasoro ha un forte legame biografico con la Tendenza e i numi tutelari della scuola di Cesena, primo tra tutti Aldo Rossi. E nella chiesa sconsacrata i curatori – Gino Malacarne, Alessandro Tognon e Filippo Panbianco – mettono in mostra cinque riusciti esempi dell’arte del saper costruire nella città.


Prescindendo dalla dimensione e dalla complessità del programma sono tutti progetti urbani che nel complesso restituiscono l’idea del lavoro sull’esistente e nel corpo vivo e stratificato della città. Riecheggia tra i disegni e le fotografie esposte un mondo di forme che attinge ad un bacino ampio e profondo, quanto ampia e profonda è la convinzione di Linasazoro che l’architettura si fondi su principi teorici che diventano pietra.
Non a caso è in uscita la versione italiana del suo ultimo saggio “La memoria dell’ordine” che può essere letto osservando le sue opere e percorrendo gli spazi delle sue architetture, trovando continui echi e rimandi tra pensiero e forma costruita. E non è un caso che Linazasoro ami accompagnare i suoi studenti dentro le sue opere, non solo per il piacere di poterle raccontare ma anche per una propensione verso un’architettura che si possa spiegare piuttosto che verso un’architettura che si spieghi da sola.





Una casa in cui legno è sinonimo di innovazione
Esiste un parquet pregiato e avvolgente, caldo e raffinato, ma anche facile da posare e sostenibile? La risposta viene da Garbelotto.