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La ricerca della scala appropriata

In mostra a Cesena, nella chiesa sconsacrata dello Spirito Santo, cinque progetti di José Ignacio Linazasoro realizzati nel corso degli ultimi vent'anni.

José Ignacio Linazasoro, vista della mostra, Chiesa dello Spirito Santo
La mostra alla chiesa dello Spirito Santo nasce, secondo una prassi consolidata, quando un docente invitato come visiting professor dalla facoltà di architettura di Cesena, nell’anno conclusivo dell'esperienza espone il proprio lavoro in una forma di saluto agli studenti e omaggio alla scuola.

José Ignacio Linazasoro ha un forte legame biografico con la Tendenza e i numi tutelari della scuola di Cesena, primo tra tutti Aldo Rossi. E nella chiesa sconsacrata i curatori – Gino Malacarne, Alessandro Tognon e Filippo Panbianco – mettono in mostra cinque riusciti esempi dell’arte del saper costruire nella città.

Jose Ignacio Linazasoro, Escuelas Pias (1996-2004), Madrid
Jose Ignacio Linazasoro, Escuelas Pias (1996-2004), Madrid
Si tratta di opere realizzate nell’arco di vent’anni, quindi un tempo sufficientemente lungo per vedere le prime sedimentarsi sulle ultime, cogliendo una forma di evoluzione che lo stesso Linazasoro ci invita ad osservare. Sono esposti i progetti della biblioteca UNED (1989–1994) e del centro universitario Escuelas Pias (1996–2004) a Madrid, la chiesa di San Lorenzo a Valdemaqueda (1997–2001), la piazza della Cattedrale di Reims (1992–2008) e l’appena terminato centro amministrativo e dei congressi di Troyes (2008–2014).
Jose Ignacio Linazasoro, Escuelas Pias (1996-2004), Madrid
Jose Ignacio Linazasoro, Escuelas Pias (1996-2004), Madrid

Prescindendo dalla dimensione e dalla complessità del programma sono tutti progetti urbani che nel complesso restituiscono l’idea del lavoro sull’esistente e nel corpo vivo e stratificato della città. Riecheggia tra i disegni e le fotografie esposte un mondo di forme che attinge ad un bacino ampio e profondo, quanto ampia e profonda è la convinzione di Linasazoro che l’architettura si fondi su principi teorici che diventano pietra.

Non a caso è in uscita la versione italiana del suo ultimo saggio “La memoria dell’ordine” che può essere letto osservando le sue opere e percorrendo gli spazi delle sue architetture, trovando continui echi e rimandi tra pensiero e forma costruita. E non è un caso che Linazasoro ami accompagnare i suoi studenti dentro le sue opere, non solo per il piacere di poterle raccontare ma anche per una propensione verso un’architettura che si possa spiegare piuttosto che verso un’architettura che si spieghi da sola.

Jose Ignacio Linazasoro, Chiesa di San Lorenzo (1997–2001), Valdemaqueda
Jose Ignacio Linazasoro, Chiesa di San Lorenzo (1997–2001), Valdemaqueda. Photo Javier Azurimendi
Ho avuto il piacere di lavorare con José Ignacio quindi è inevitabile che il mio modo di guardare alle sue opere e ai suoi progetti vada non tanto ai risultati ma vi intraveda la fase preparatoria e il lavoro di affinamento durante il quale Linazasoro riempie fogli di schizzi partendo da una visione d’insieme – quasi sempre la città e l’architettura come figura (e non immagine) nella città – e contemporaneamente affinando tale visione con approfondimenti di dettaglio.
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
Attraverso questi cambi di scala chiarisce un particolare dell’attacco a terra o un punto di contatto tra diversi materiali e poi da lì torna ad occuparsi dell’insieme, che a quel punto acquisisce materialità e piena espressione formale. Nelle conferenze José Ignacio ama raccontare le sue architetture attraverso questi disegni preparatori, per raccontare non tanto un processo quanto un percorso animato da passaggi di scala alla ricerca della misura appropriata. Lungo questo tragitto Linazasoro “incontra” figure architettoniche che stanno in profondità e di tanto in tanto affiorano in superficie e si compongono, come citazioni prese da un trattato, con altre figure, andando a risolvere questo o quel dettaglio o a meglio definire la figura d’insieme.
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
Ritroviamo di volta in volta echi e richiami di altre architetture che rivivono in un nuovo ordine e l’atmosfera generata in uno spazio deriva dall’accostamento dei materiali quanto dal risuonare di forme, di luci, di dettagli costruttivi. La finestra del Salk Institute di Louis Kahn, i dettagli del soffitto ligneo degli spazi sacri di Sep Ruf, la soluzione di una scala urbana di Lubiana di Jože Plečnik convivono con altre forme, trovando infine equilibrio in un nuovo insieme che li dissolve lasciandoli aleggiare per chi volesse coglierli.
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
Jose Ignacio Linazasoro, Centro amministrativo e dei congressi (2008-2014), Troyes
L’edificio pubblico come parte di città e lo spazio pubblico come disegno urbano, i due ambiti di ricerca sui quali Linazasoro si muove, rappresentano due facce della stessa medaglia e, lavorando sull’esistente, si completano a vicenda. Quando si occupa di spazio pubblico l'architetto disegna l’invaso spaziale e il modo di relazionarsi degli edifici esistenti “ricostruendo” e rifondando un suolo che li possa accogliere. Quando disegna un edificio pubblico si spinge poi a disegnarne gli spazi circostanti e il suolo in modo che possano accoglierlo, affinché l’inserimento completi la città. È talmente chiara la complementarità delle due matrici che alla fine si comprende come il progetto sia uno solo, ovvero la città stessa.
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