Liberando l’architettura dalle costrizioni pratiche del costruire l’artista americano Anthony Viscardi analizza lo spazio tra arte e architettura attraverso l’esplorazione di insiemi continui di massa/vuoto, presenza/assenza, statico/dinamico, fisico/effimero.
Anthony Viscardi: Tracing Time to Measure Space
Protagonista di una mostra allo Zoellner Arts Center, l’artista americano Anthony Viscardi analizza lo spazio tra arte e architettura, usando il disegno per rivelare intricate disamine d’ombra e di vuoto.
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- Danielle Rago
- 25 settembre 2013
- Los Angeles
Architetto per formazione, Viscardi usa il disegno – pratica comune sia all’arte, sia all’architettura – adoperando il Rapidograph, l’inchiostro diluito e la grafite per rivelare intricate disamine d’ombra e di vuoto. Queste mappature dell’ombra sono la base della ventennale pratica – anche pedagogica – dell’artista, e più recentemente costituiscono il soggetto di un’interessante mostra intitolata Anthony Viscardi: Tracing Time to Measure Space (”Anthony Viscardi: seguire il tempo per misurare lo spazio”) che articola il percorso dell’artista attraverso disegni e costruzioni tridimensionali.
Nascendo dai tradizionali metodi di disegno dell’architettura che privilegiano l’occhio e la mano, l’intimo gesto di Viscardi del disegnare come esperienza multisensoriale e intuitiva è fondamentale in tutta la sua opera. I disegni di questa mostra nascono da una collusione fenomenica: la fisicità dell’oggetto che proietta un’ombra, la qualità della luce nel tempo e nello spazio reali e la mediazione tra materiali e mano dell’artista. Nato da interazioni temporali nel corso di tre intervalli periodici della giornata (mattino, mezzogiorno e sera) il gioco effimero delle ombre viene reso statico attraverso tracce sequenziali che fanno collassare spazio e tempo in un singolo disegno composito.
I disegni che ne risultano, chiamati dall’artista “primitivi” (New Play Form, 2012; The First Colonist, 2012; The Second Colonist, 2012), creano una mappa visiva del processo che sta alla base della prassi di Viscardi ed è il soggetto della sua opera. La serie Palimpsest – disegni a matita su Mylar – nasce invece dalla manipolazione di linee o tracce di piombo nell’interazione formativa con uno dei “primitivi” citati. Questi disegni – soprattutto Solar Flare, 2011; Urban Mimic, 2012; Nodal Junctions, 2011; e Enveloping Air, 2012 – possiedono qualità architettoniche intrinseche e contengono la reminiscenza di progetti urbanistici di grande scala in cui si possono immaginare piani verticali e linee orizzontali che si innalzano a organizzare spazi abitabili nel paesaggio urbano.
Per Viscardi questi paesaggi immaginari e questi spazi utopici hanno le radici nella loro matrice: l’ombra. L’ombra funge da progenitore formale, sia pure attraverso una mediazione. Shadow Model 1, 2012, modello tridimensionale concepito come meccanismo per la produzione di ombre, è costruito nel dialogo con il disegno. A volte al disegno si sovrappone una griglia di nove quadrati, memore del linguaggio classico dell’architettura e simile anche alle linee della latitudine e della longitudine delle mappe, per meglio percorrere il moto del sole e l’ombra portata dell’oggetto. Il modello è effimero, come le ombre. Viene usato esclusivamente per la realizzazione del disegno e poi spesso smantellato, lasciando dietro di sé la registrazione visiva del processo di mappatura. Tuttavia la mostra comprende un unico modello illuminato da luce artificiale, per illustrare l’articolazione del percorso dell’artista.
Oltre a fornire la registrazione di come un oggetto abbia interagito con la luce in uno specifico luogo e in uno specifico momento, queste mappature d’ombra costituiscono una matrice visiva da cui vengono tratte ulteriori iterazioni di forme tridimensionali. Light Cube, 2013; e Two Light Cubes, 2013, sono esempi di nuovi costrutti tratti da disegni precedenti. Traendo la loro configurazione da forme cristalline tagliate da lastre di Plexiglas e montate a formare un cubo, riflessione e rifrazione della luce danno luogo a nuove possibilità creative e a modelli cui ispirare la costruzione di spazi architettonici. Questi disegni e gli oggetti che ne conseguono liberano di fatto l’architettura dai vincoli professionali, permettendo una differente prospettiva del fare. Le qualità fenomeniche della luce e gli effetti che essa crea tramite l’ombra diventano elusive matrici formali e in definitiva struttura, ovvero principio organizzativo di un’invenzione tridimensionale. Qui illuminazione e architettura si impegnano in una reciproca dipendenza in cui entrambe trovano espressione e nessuna delle due viene trascurata.
Queste opere tracciano paralleli concettuali con i maestri italiani Carlo Scarpa e Renzo Piano tramite lo strategico gioco reciproco di ombra e di luce. Contemporaneamente lo stile disegnativo di Viscardi rivisita ed estende le forme visionarie dello scomparso architetto americano Lebbeus Woods e di Micromegas di Daniel Liebeskind, serie complessa e accuratamente strutturata di disegni che costituisce una reinterpretazione critica dello spazio architettonico tradizionale. L’opera di Viscardi presenta anche forti analogie con il percorso dell’artista americano Stephen Talasnik. Dalle libere forme dei disegni a matita e inchiostro di Talasnik alle sue sculture tensili, le opere sono simili nello scopo, ispirate visivamente come sono al linguaggio dell’architettura. Analizzando l’interdipendenza di disegno e scultura gli oggetti e i disegni di Viscardi e di Talasnik creano ambienti in espansione che invitano l’osservatore a entrare nello spazio dell’immaginazione.
Fino al 8 dicembre 2013
Anthony Viscardi: Tracing Time to Measure Space
Zoellner Arts Center, Lehigh University, Bethlehem, Pennsylvania