Questo articolo è stato pubblicato su Domus 968, aprile 2013
A un certo punto della nostra storia abbiamo pensato che più o meno saremmo stati capaci di disegnare luoghi interni, luoghi chiusi dentro muri, muri che propongono stanze piccole o stanze vaste, stanze vuote o stanze affollate, luoghi per persone che abitano quelle stanze o che ci lavorano, anche luoghi di passaggio per tanta gente o luoghi per la solitudine o luoghi soltanto per mostrarsi, luoghi anche molto diversi, anche per la cerimonia del tè, anche per lavarsi la faccia e le mani, anche per dormire con l’amante”.
Ettore Sottsass, Le case hanno un interno, in 12 Interiors – Sottsass Associati – 12 Interni, Terrazzo, Milano 1996, p. 5; ora in Milco Carboni, Barbara Radice (a cura di), Ettore Sottsass. Scritti 1946-2001, Neri Pozza Editore, Vicenza 2002, p. 487.
Architettura monumentale
Con un esercizio d’interpretazione sottile, lo studio 2A+P/A dà espressione a un’idea lasciata in eredità da Ettore Sottsass: un disegno del 2003 del Maestro ha dato avvio a una speculazione intellettuale, fino a incarnare un’architettura domestica.
View Article details
- 2A+P/A
- 20 maggio 2013
- Roma
Ettore Sottsass ha realizzato moltissimi disegni: come se la vita, più che il lavoro, lo spingesse ad appuntare ogni sua riflessione, ogni suo pensiero. Alcuni sono schizzi, bozzetti colorati, studi per oggetti o edifici da realizzare; altri, invece, semplici disegni, che hanno come unico fine la costruzione di un’immagine.
Architettura monumentale, presentato nel 2003 in occasione della mostra “Architettura attenuata” nella Galleria Antonia Jannone di Milano, è uno dei disegni che appartiene a questa serie: nato quindi senza una commissione, senza un vero cliente, e pensato al di fuori di un contesto specifico; o, forse, ideato in un contesto presente solo nell’immaginazione del suo autore.
Il disegno in questione—un’assonometria cavaliera—mostra i due lati di un volume posto su un pavimento lastricato, con un cielo grigio sullo sfondo: un edificio scuro, ruvido, introverso, senza un’esplicita funzione, se non quella di essere un’architettura monumentale.
Il volume da abitare è la semplice estrusione di una sezione a volta. Sulle facciate sono presenti una piccola porta, posta al centro del prospetto principale, e una serie di finestre—alcune con vetri blu—di diverse dimensioni, distribuite apparentemente senza una regola precisa. Una loggia, all’imposta della volta, lascia intravedere un pavimento di un colore giallo acceso.
Nel tentativo di costruire un dialogo con Ettore Sottsass, abbiamo intravisto in questo disegno la possibilità di una collaborazione fuori dal tempo. Questo progetto così misterioso, ma allo stesso tempo così espressivo, ci è sembrato aperto a possibili sviluppi. Nulla è specificato riguardo alla funzione e—come già detto—al contesto, ma sappiamo che il disegno è stato realizzato nella casa estiva di Sottsass a Filicudi. Abbiamo quindi immaginato che potesse essere anzitutto un’abitazione, collocata magari su un’isola, di fronte al mare.
Per ricostruire la scala dell’oggetto, ci siamo affidati ai pochi e contraddittori indizi presenti nel disegno: la grandezza delle finestre, la loro posizione in relazione a un possibile numero di livelli interni, e la griglia della pavimentazione a terra, unico elemento capace di definire il rapporto tra larghezza e profondità della pianta. Quest’analisi ci ha permesso di dedurre—o, meglio, di supporre—che si trattava di un edificio a pianta quadrata con i lati di 10 m e un’altezza al colmo del tetto di circa 12 m. Partendo dalla volumetria e dalla definizione parziale dell’ involucro, il progetto ha cercato di completare il sistema delle facciate e immaginare un possibile interno, interrogandosi su cosa si nascondesse dietro quella forma e come fosse possibile abitare quello spazio.
Abbiamo immaginato d’inserire all’interno un oggetto, un elemento autonomo, capace di abitare quel luogo, lasciando lo spazio voltato intatto, nel tentativo di preservare la sua natura. Una struttura astratta, interamente gialla, colonizza lo spazio interno, chiaro, dando sempre la possibilità di riconoscere l’originale e l’intervento. Una griglia di pilastri e travi si colloca entro la scocca nera in un rapporto di libertà e dipendenza: è distaccata dalle pareti, ma dialoga con il sistema di aperture; la sua geometria è rigida, ma reagisce alla curvatura della grande volta.
La struttura da noi proposta permette di vivere su tre diversi livelli il vuoto interno, dotandolo di una sequenza di ambienti da abitare: uno spazio comune al primo livello, uno per il lavoro al secondo, e uno per l’intimità e il riposo al terzo. La casa si presenta priva di arredi, ma alcuni piani orizzontali, inseriti tra i pilastri, diventano possibili elementi per le funzioni essenziali della vita quotidiana: sedute, tavoli, piani di lavoro e banconi. Questa struttura permette di trasformare l’architettura monumentale di Sottsass in una casa, di disegnare un possibile destino a un progetto imprigionato nella carta. 2A+P/A