La sede di Design, Bitches si trova in una strada residenziale di prima della guerra, nell'Atwater Village di Los Angeles. Davanti all'ingresso due motociclette e un giardino di piante grasse. Dietro: uno studio che sembra un capannone e tre polli. Lo spazio di lavoro fondato da Catherine Johnson e Rebecca Rudolph sta a pochi isolati dall'ex recapito dei Beastie Boys dove, fino a poco tempo fa, una cappelletta adorna di un mazzetto di crisantemi di fronte alla società d'assicurazioni State Farm Insurance ricordava MCA (Adam Yauch). Capire dove si colloca Design, Bitches nel contesto urbano di Los Angeles – miscela tra alto e basso di tipi, etnie e palme – è già un bel passo avanti per capire dove si colloca Design, Bitches con la sua filosofia: sta all'incrocio della cultura architettonica con quella pop, alla faccia degli ortodossi cui piace mantenere ben precisi i confini dell'architettura.
In questa prospettiva partiamo dal nome. Nel 2010 Rudolph, che sentiva le conseguenze traumatiche della crisi economica ed era scettica sul futuro della professione, e Johnson, che lavorava a tempo pieno presso lo studio Bestor Architecture, decisero di partecipare insieme al concorso "Arch Is ...", promosso dalla sezione di Los Angeles dell'American Institute of Architects. Il bando richiedeva ai progettisti emergenti di riempire lo spazio lasciato in bianco con una definizione della situazione dell'architettura di Los Angeles. La proposta della coppia stava a cavallo tra esperienze professionali precedenti e scenari d'avanguardia, sconfinando nello scherzo: un commento al naufragio del mercato dell'architettura e all'affermarsi di un formalismo di nobili sentimenti. Design, Bitches – cioè "Progetto, carogne" – quindi non è un vero e proprio nome da studio d'architettura, e neppure un'autodefinizione femminista. È la risposta al bando dell'AIA: che cos'è l'architettura? È progetto, carogne.
Studio Visit 05: Design, Bitches
Fondendo cultura alta e cultura bassa, Catherine Johnson e Rebecca Rudolph dello studio Design, Bitches collocano il loro lavoro all'incrocio tra espressione architettonica e pop.
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- Mimi Zeiger
- 21 marzo 2013
- Los Angeles
Tutto sta in quella virgola. È il perno della prassi professionale di Johnson e Rudolph, in cui le cose si congiungono. "Progettare significa mettere insieme questo e quello", spiega Johnson. "Chi mai dirà che la cultura pop non sia una fonte d'ispirazione come Derrida?". La coppia ha ottenuto una menzione d'onore e il diploma sta appeso nell'ufficio posteriore. Manca la virgola. L'AIA non ha capito la battuta.
Seria è invece l'antitesi filosofica di Design, Bitches Se mai le due sono serie su qualcosa, è un'etica che scopre l'ironia nella quotidianità. Johnson e Rudolph sono entrambe laureate allo SCI-Arc, il Southern California Institute of Architecture, ed entrambe architetti professionisti, ma non ritengono che la disciplina sia qualcosa di sacro. Per la mostra "Come In! Les Femmes", allestita la scorsa estate all'A+D Museum di Los Angeles, in collaborazione con la fotografa Meiko Takechi Arquillos hanno realizzato Masters of Architecture: una serie di foto in bianco e nero che, alla maniera di Cindy Sherman, ricreano atteggiamenti simbolici della storia dell'architettura. "Dato che le donne, negli ultimi 15 anni, hanno ottenuto solo il 13 per cento degli incarichi professionali, tutti i relativi ritratti sono di uomini", afferma Rudolph. In un'immagine indossa solo un paio d'occhiali rotondi dalla montatura nera, un détournement di Le Corbusier che dipinge nudo nella Villa E-1027 di Eileen Gray. È una feroce critica alla professione, ma la battuta scherzosa di Design, Bitches dà corpo alle immagini, mitigando ogni tendenza stonata.
Il lavoro di Design, Bitches è pieno di riferimenti, ma non è postmoderno nel senso che si fondi su convenzioni storiche o simboliche: l'esito è più prossimo a quello che Charles Jencks chiama "eclettismo surrogatorio". A Johnson e Rudolph piace saccheggiare il tempo e lo spazio. Al Superba Snack Bar di Venice, in California, hanno creato una situazione mutante, un ibrido del caffè parigino con Jeff Spicoli, il tipico surfista fumato interpretato da Sean Penn in Fuori di testa. O, piuttosto, delle panche rivestite di un materiale che ricorda il tipico poncho di Spicoli. Piastrelle da piscina sulle pareti dello snack bar, complete di tacche di profondità, immergono i commensali in un racconto anni Settanta, quando Venice – alias Dogtown – era il centro mitico dei gruppi di patiti dello skateboard a caccia di piscine sul retro delle case private.
"I riferimenti sociali che cerchiamo di integrare nell'opera servono da contrassegni e da inneschi", dichiara Rudolph. "Nella speranza che le persone traggano da questi suggerimenti una sensazione speciale quando portano i loro ricordi in quel certo luogo e che questa idea incida sul modo in cui guardano le cose". L'anno scorso Johnson e Rudolph hanno progettato due punti di vendita per committenti del settore della ristorazione ambulante che avevano deciso di trasferirsi in sedi in muratura: Coolhaus, venditore di gelati che battezza i suoi innovativi sandwich con nomi di architetti, e Grill 'Em All, furgoni che servono hamburger in un'atmosfera heavy metal. Design, Bitches ha gestito la transizione dalle quattro ruote alle quattro pareti sottolineando l'atmosfera materiale e spaziale di ciascuno spazio. Entrambi i marchi si prestavano a un'espressività vibrante, pop. L'interno di piastrelle bianche di Coolhaus è decisamente freddo, con una segnaletica gonfiabile argentea che rende omaggio all'originario re del pop: Andy Warhol. Il frenetico Valhalla dell'hamburger di Alhambra, in California, mescola compensato grezzo e vinile rosso con magici dipinti murali di Andy Anderson. L'improbabile ispirazione: le autorimesse e le cantine risistemate, il genere di spazi usati per le prove dei complessi rock.
"Nessun pensa che debba essere una cosa profonda", osserva Rudolph in una risata. "Si vedono nello spazio delle cose che ne ricordano altre, e perciò è uno spazio dove fa piacere fermarsi. Se si è architetti 'seri' magari non è questo ciò che si vuole." Il fenomeno dei punti di ristoro mobili a Los Angeles e in tutto il paese spesso viene considerato un sottoprodotto della crisi dal successo sorprendente. I ristoranti ambulanti sono per natura imprenditoriali e sperimentali. Sono anche un modo divertente ed economico di mettere alla prova le idee. Lo sviluppo dell'attività professionale di Johnson e Rudolph è il riflesso parallelo di tendenze economiche e culturali di maggior portata. In un certo senso Design, Bitches. è un ristorante mobile dell'architettura: uno studio giovane che non ha molto da perdere e nasce dalla recessione cucinando un nuovo linguaggio progettuale su scala contenuta. "Ci interessa creare luoghi che non siano preziosi e realizzare spazi che secondo la gente siano un po' strani", dichiara Johnson. "C'è un che di gratificante nei progetti limitati, dove nel tessuto urbano si creano piccole incisioni invece che gesti monumentali."