La giuria, composta da Paola Antonelli, Ambra Medda, Miquel Adrià, Joseph Grima e Catalina Corcuera, è stata selezionata in maniera strategica, cercando di coniugare la visione globale e l'esperienza necessarie per scegliere un progetto che fosse in grado di costituire un modello e un precedente per il futuro. La giuria ha raggiunto una decisione unanime e dichiarato vincitore lo studio messicano PedroyJuana; oltre a decretare un secondo posto (a Matilde Cassani e Francesco Librizzi con il progetto Mineralwasser) e due progetti con una menzione speciale (Pabellón O di Alberto García Lacruz, Valencia; e Olivia di Angelo Renna & Antonio Minto, Italia).
I fondatori di Pedro&Juana Ana Paula Ruíz Galindo e Mecky Reuss per sviluppare il progetto del padiglione hanno collaborato con l'architetto Gustavo Arroyo, che lavora nel loro studio. Il team ha presentato una soluzione sperimentale che trascende l'oggetto architettonico in sé, avanzando una proposta di design integrale. Hanno riflettuto sulla natura della giovane istituzione come spazio dedicato alle collezioni di design e sviluppato la loro proposta attraverso un originale vaso per piante, che possa in futuro essere incluso all'interno del giardino della galleria. Per questo, per dare vita al suo progetto, Pedro&Juana ha utilizzato riferimenti diretti dell'architettura residenziale.


Archivo Diseño y Arquitectura è una galleria di design e architettura. Espone oggetti da guardare e sui quali impegnarsi. Ci interessano la relazione e il ruolo svolti da un oggetto nella produzione di un progetto di architettura. Un particolare oggetto, se moltiplicato, può creare forme diverse, in base alle sue caratteristiche. Può essere un oggetto indipendente, ma quando fa parte di un gruppo, può diventare architettura.
La nostra proposta consiste nel mettere un grande mucchio di vasi pieni di piante dentro il giardino, consentendo al padiglione di diventare un progetto paesaggistico.

Su Archivo aleggia, senza dubbio, lo spettro di Luis Barragán, un vicino che usava sempre i vasi per piante nella sua architettura e si prendeva cura di quel giardino. Tuttavia, a noi interessa di più il materiale in sé. La terracotta è un elemento molto familiare in questo contesto. Esisteva da prima ancora della nascita del concetto di design, ed è sempre stata parte della cultura messicana. Inoltre, un vaso per piante è un oggetto performativo. Puoi riempirlo di terra e inserirci una pianta. La pianta cambia con il passare del tempo e il vaso non è mai lo stesso. Per questo, la nostra proposta consiste nel mettere un grande mucchio di vasi pieni di piante dentro il giardino, consentendo al padiglione di diventare una specie di progetto paesaggistico. Ci interessa il modo in cui verrà guardato il vaso in quanto mucchio di vasi che effettivamente diventano un padiglione. In che cosa influisce questo sguardo sull'oggetto? Come si guarda un vaso per piante che è diventato uno spazio pieno di piante? Si guarda soltanto il mucchio? Il mucchio diventa un giardino? Diventa tutto un problema di risoluzione.

Il padiglione è una struttura temporanea, resta lì soltanto per un anno. Il nostro obiettivo era di costruire qualcosa che sarebbe cambiato nel corso della sua permanenza ad Archivo. Tornando un po' alla sua materialità, l'argilla subisce un processo simile, essendo trasformata da terra in argilla, in ceramica, per poi invecchiare e rilasciarsi con l'acqua e con il tempo. Inoltre, le piante sono esseri viventi. Alla fine del ciclo di vita del padiglione, c'è la possibilità di riciclarlo. Basta solo compostarlo direttamente sul posto. Forse fra duemila anni qualcuno scaverà e troverà frammenti di vasi per piante, li ricostruirà e si chiederà come mai lì ce ne siano più di seicento. Pensa solo a quanta fortuna verrà sparsa attraverso la "distruzione" di questo padiglione. Di certo, poi, c'è anche un gesto di vita romantico: fatto di terra, riempito di terra, e quanto più gli sei seduto vicino, tanto più forte sarà l'odore di terra. Sarà un'esperienza molto sensoriale.

La speranza è che amplifichi il giardino inserendosi come giardino e al contempo cambiando il modo di vederlo e di muoversi in esso. In un certo senso, è come mettere un vaso nel giardino che diventa un oggetto che diventa un padiglione che ospita diversi programmi e attività. Ma può anche essere soltanto un giardino.
Pedro&Juana è composto da Ana Paula Ruíz Galindo (messicana) e Mecky Reuss (tedesco). Amano mescolarsi con persone e luoghi e sperimentare gusti, tessuti, tecnologie, mestieri, scale e colori. Pensano facendo e trasformano il fare in pensiero. Qualche volta. Cercano feedback continui tra il progetto e la sua realizzazione, i materiali e i processi di costruzione, analogici e digitali. E, ancora, manipolare! Pedro&Juana ha sede a Città del Messico.
Ana Paula Ruíz Galindo è cresciuta a Città del Messico, ha studiato architettura alla Universidad Iberoamericana e conseguito il master allo sciARC di Los Angeles, California. Ha completato gli studi nel settembre 2007. Ha lavorato con Jorge Pardo a Los Angeles, CA, e a Merida, Yucatán, dal 2007 al 2011. Dal 2011 vive e lavora a Città del Messico, dove ha fondato il suo studio Pedro&Juana.
Mecky Reuss, nato ad Amburgo, in Germania, ha studiato Architettura alla TU di Delft e con un programma di scambio allo sciARC di Los Angeles. Ha lavorato all'Atelier Van Lieshout di Rotterdam dal 2004 al 2005 e, poi, con Jorge Pardo a Los Angeles, e a Merida, Yucatán, dal 2006 al 2011. Dal 2011 vive e lavora a Città del Messico, dove ha fondato il suo studio Pedro&Juana.


Sahil: l'eco-design di G.T.DESIGN
Alla Milano Design Week 2025, G.T.DESIGN presenta Sahil, una collezione di tappeti in juta firmata da Deanna Comellini. Il progetto combina sostenibilità, artigianato e design essenziale, ispirandosi a culture nomadi e celebrando la naturale bellezza della materia.