Scheletri: capannoni, armature in cemento non terminate, infrastrutture incompiute, casali abbandonati. Tutti questi elementi raccontano di una corsa selvaggia e inebriante verso una modernità necessaria e di una rivoluzione incompleta che ha lasciato molte vittime sul terreno, vittime che oggi si rivelano come un problema difficile da affrontare. Non c'è niente di sublime nella sensazione che, ogni volta, proviamo nel guardare con attenzione ai troppi frammenti che il boom economico e i decenni seguenti hanno generato dando forma alle cartoline di un nuovo paesaggio da cui non possiamo più fuggire. A poco serve quel moralismo, velato da una malinconia pericolosa, che vorrebbe azzerare tutto e cancellare di colpo i risultati potenti e paradossali di un'intera società che ha semplicemente desiderato essere moderna ed evoluta, come tutto il resto del mondo occidentale, senza avere una completa maturità e senza disporre degli strumenti per controllare questa incredibile energia.
Il Novecento è stato per l'Italia un secolo travolgente, in cui una massa di nuovi individui ha cercato e costruito il suo frammento individuale di paradiso e benessere, non calcolando le conseguenze e l'impatto poderoso di quei milioni di balconi e di quelle centinaia di 'fabbrichette' sul nostro fragile territorio. Oggi la festa è finita e ci troviamo a fare i conti con una tavola apparecchiata inutilmente per troppi convitati, con scorie che non sappiamo come smaltire e con i postumi fastidiosi di un'ubriacatura collettiva che ha consumato energie, terreno, culture e risorse.
Tutto questo, però, potrebbe rivelarsi una grande occasione per l'architettura italiana, per la sua cultura appannata, per l'economia a essa collegata (che vive una fase di crisi strutturale) e per le università caratterizzate da pochi progetti veramente strategici. Questo mondo di scorie potrebbe diventare un laboratorio capace di avviare una fase diversa di rigenerazione territoriale e, insieme, di fare da testa di ponte per un continente intero alle prese con gli stessi problemi.


Questo mondo di scorie costruite potrebbe diventare un laboratorio capace di avviare una fase diversa di rigenerazione territoriale




Rimane comunque interessante avvicinare queste opere proprio per l'intelligenza e la capacità, domestica e visionaria, attraverso cui i progettisti hanno guardato a un tema così diffuso da diventare, nei prossimi anni la croce, o la delizia, di una parte interessante della nostra cultura architettonica.
Luca Molinari











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