È difficile restare al passo e al tempo stesso dedicare lo spazio e il giusto approfondimento a tutti gli attori del dibattito sulla pratica spaziale. Con la serie Studio Visit, Domus traccia il profilo di un selezionato gruppo di professionisti, giovani ed emergenti, che con il loro approccio stanno però contribuendo in modo sostanziale a cambiare la scena del design contemporaneo, restando spesso dietro le quinte.
Il metodo Maio
Nel momento più feroce della crisi finanziaria e architettonica che la Spagna abbia vissuto da lungo tempo, un team di architetti scommette su un modello di studio eterogeneo, versatile e coraggioso. Aprendo un nuovo spazio di lavoro meticcio e utilizzando un modello di gestione economica basato sul rapporto diretto con le imprese del settore, scommette su una squadra che lavora con spirito di collettività e sviluppa nuovi progetti non incentrati unicamente sul costruire. Navigando controcorrente rispetto alla linea conservatrice di austerità generale diffusa in Catalogna, pensa in grande e ha successo.
I quattro componenti di Maio mi accolgono in uno spazio grande, elegante e bellissimo, appena inaugurato nel quartiere di Gràcia, a Barcellona, diviso in due parti, una delle quali, lo spazio di lavoro, è caratterizzata da un unico tavolo posto al centro, lungo dodici metri e mezzo. Senza separazioni né limitazioni. Un tavolo che Maio condivide con grafici, architetti, professionisti della visualizzazione dati, videoartisti e tutti quelli con cui possono scambiarsi esperienze e collaborazioni. "Le persone che si affacciano al nostro tavolo vengono qui perché abbiamo una certa affinità. Noi siamo interessati a loro e loro sono interessati a noi," commenta Anna Puigjaner, una dei componenti di Maio, durante il nostro incontro a metà dello scorso agosto.
Studio Visit 01: Maio
Con Studio Visit Domus inaugura una ricognizione tra i giovani professionisti più promettenti del momento. Il primo appuntamento è con Maio, team di architetti catalani che affronta la crisi proponendo un modello eterogeneo, versatile e coraggioso.
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- Carlos Mínguez Carrasco
- 05 settembre 2012
- Barcellona
L'altra parte dello spazio è un salone fronte strada che aprirà a settembre, nel quale le diverse persone impegnate nel progetto organizzeranno mostre di architettura, arte e design, oltre ad allestire tavole rotonde, discussioni e altri eventi. Vogliono che lo spazio funzioni come un punto di incontro, di dibattiti, di contatto con la gente. Un luogo dove si possa chiacchierare davanti a una birra.
Lo spazio ha una sfaccettatura pubblica e ludica di cui si sentiva la mancanza in una Barcellona caduta un po' in letargo tra l'esplosione di attività architettonica vissuta da Madrid qualche anno fa e la schiacciante crisi economica che sta devastando il paese, canalizzando tutta la discussione creativa verso la parola "austerità". Guillermo López è esplicito al riguardo: "Sono contro l'austerità. L'austerità è soprattutto un processo mentale, per questo non m'interessa. Bisogna pensare in grande e con le risorse che si hanno si possono fare cose migliori o peggiori. Il fatto di pensare a priori che una cosa debba essere austera equivale a pensare a priori che debba essere brutta o bella".
Maio è formata da Maria Charneco, Alfredo Lérida, Guillermo López e Anna Puigjaner. Come molti altri architetti della loro generazione, i quattro hanno esordito con piccoli interventi urbanistici a Temps de Flors (Tempo di Fiori), festival d'interventi effimeri che si svolge ogni anno a Girona per celebrare l'arrivo della primavera. Ma è stato con l'incarico della progettazione di una mostra per il Collegio di architetti che hanno iniziato a prendere forma i progetti che stavano loro a cuore e le loro procedure. Di fronte alla proposta di allestire la mostra in una delle sale del Collegio hanno preferito portarla in strada in modo che tutti, non soltanto gli architetti, potessero vederla. Hanno montato grandi immagini dei vincitori del XII Premio di Architettura della provincia di Girona nella piazza del Duomo. Di fronte alle condizioni di partenza, si sono impegnati a trovare patrocini tramite diverse imprese edili per realizzare l'idea che avevano in mente. In tal modo hanno agito tanto da designer quanto da gestori della produzione del progetto.
Uno degli aspetti più interessanti di Maio è che non costituisce l'intero spettro professionale dei suoi componenti. Ciascuno di loro sviluppa individualmente un'attività architettonica non fondata sul costruire.
Così, in equilibrio tra la rivendicazione dello spazio pubblico e la ricerca di finanziamenti tramite imprese private, Maio è riuscito a sviluppare una serie di progetti di ricerca sull'uso sperimentale del vetro insieme alla Fundació Centre del Vidre de Barcelona (Fondazione Centro del Vetro di Barcellona). Questa collaborazione è sfociata in Floating, uno stand fluttuante ideato per Construmat 2011. Floating è una struttura affilata leggera, composta da tubi di vetro in stock usati dall'industria chimica, tenuta sospesa da palloni di elio che conferiscono all'opera un'estetica con reminiscenze di Buckminster Fuller e Archigram, rendendo la struttura trasportabile là dove c'è bisogno di ombra.
Uno degli aspetti più interessanti di Maio è che non costituisce l'intero spettro professionale dei suoi componenti. Ciascuno di loro sviluppa individualmente un'attività architettonica non fondata sul costruire: Guillermo fa parte della redazione della rivista Quaderns, Anna – a sua volta collaboratrice di Quaderns – sta portando avanti una carriera accademica come docente di progetti alla ETSAV, la Escola Tècnica Superior d'Arquitectura del Vallès, oltre ad aver partecipato attivamente al gruppo di ricerca Habitar. Attualmente Maria è consulente sui temi attinenti al suo dottorato per un documentario su Josep Lluís Sert, diretto da Pablo Bujosa Rodríguez, la cui uscita nelle sale è prevista per marzo 2013. Tutti loro vivono Maio come uno spazio-filtro tra la ricerca, la teoria dell'architettura e lo sviluppo di progetti non convenzionali.
Come se non fosse abbastanza, hanno appena vinto il premio ex aequo del concorso Les Portes de Collserola (Le porte di Collserola), promosso dal Comune di Barcellona per la ristrutturazione urbanistica della città nella zona in cui confina con il Parco Naturale di Collserola. La proposta di Maio per la Porta 3: Sarrià, si chiama Carrer Parc (Via Parco) e torna di nuovo a puntare sull'importanza dello spazio pubblico come spina dorsale della crescita urbanistica, fondata su un'idea delle strade come costole del Parco a contatto con la città.
Carlos Mínguez Carrasco (@cmc)