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Gigon/Guyer + Atelier ww: Kunsthalle

La nuova Kunsthalle di Gigon/Guyer Architects e Atelier ww è un grande esempio di mediazione tra gli effetti dell'inevitabile gentrificazione e il riconoscimento politico del valore sociale riservato agli spazi della cultura.

La Zurigo che conosciamo oggi, ovvero la città per tre anni consecutivi campione del mondo in qualità della vita, è il risultato delle conquiste ottenute con le proteste degli anni Ottanta; o per lo meno queste sono le pretese delle persone che ne presero parte con il quale mi capita di parlare di tanto in tanto. All'inizio degli anni Novanta, infatti, la municipalità di Zurigo, politicamente stremata dalle continue proteste e scontri con i movimenti giovanili avvenuti lungo tutto il corso degli anni Ottanta, decise di indire un referendum per chiamare i cittadini a votare una idea di città che si sarebbe poi perseguita nelle decadi future. Vennero chiamati dei consulenti e si elaborarono degli scenari. Che tipo di città immaginavano gli zurighesi? Dove avrebbero voluto crescere i propri figli? Che città avrebbero voluto abitare?

La Zurigo di oggi è la costruzione concreta dello scenario votato allora. Il perdurare di una politica comune che si è tramandata di amministrazione in amministrazione. Si decise allora di fare in modo di attirare in città i giovani, le forze creative, i ricercatori, rendendo la città vivibile, istituendo spazi pubblici che potessero offrire svago e divertimento a tutti, senza il bisogno di consumare servizi aggiuntivi. Capirono che questa era l'unica possibilità per assicurare prosperità a una economia postindustriale. Vennero aperte le cosiddette "stanze del buco", dove i tossicodipendenti erano assistiti. In pochissimo tempo, si eliminò la micro-criminalità e i gravi problemi sociali e sanitari legati al mondo della tossicodipendenza. Oggi Zurigo è nel pieno della sua tabella di marcia verso quell'idea di città che i suoi abitanti hanno votato vent'anni fa. Una città che si sta espandendo il lungo e in largo. Una città con un mercato immobiliare alle stelle, con una grande domanda di alloggi ampiamente insoddisfatta, con un bilancio comunale in attivo e con i mezzi pubblici immancabilmente puntuali.

All'interno di questo scenario, la Kunsthalle s'inserisce in un programma di rigenerazione e di espansione dell'ex area industriale nota come Züri-West. Una (ex) area industriale dismessa che si ritrova compresa tra la stazione centrale, la stazione della S-Bahn di Hardbrücke e il fiume Limmat lungo il quale la città si sta espandendo. Un paesaggio metropolitano di grande fascino caratterizzato da un viadotto ferroviario ottocentesco in pietra le cui arcate sono state abitate dando vita ad un complesso che prende il nome di Viadukt (egregia risistemazione progettata da EM2N. E ancora una bretella urbana sopraelevata che sovrasta gli edifici e dove gli stessi Gigon e Guyer hanno edificato la Prime Tower, un edificio di grande qualità paesaggistica già diventato icona della nuova area di espansione zurighese, che vanta il primato di altezza di tutta la confederazione. In una città in espansione come Zurigo che si ritrova degli edifici industriali in prossimità delle due principali stazioni ferroviarie ogni metro quadro è piombo pronto ad essere commutato in oro.
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
La storia della Kunsthalle è un grande esempio di mediazione tra gli effetti dell'inevitabile gentrificazione e il riconoscimento politico del valore sociale riservato agli spazi della cultura. Una storia che comincia nel 1996: un edificio industriale e dismesso, nello specifico un birrificio, posto a ridosso del centro urbano che viene recuperato con l'obiettivo di tenere assieme istituzioni private, pubbliche e gallerie d'arte contemporanea di tipo commerciale all'interno di un unico complesso. Il recupero è ai margini degli standard di sicurezza richiesti dalle autorità per gli edifici pubblici ma l'operazione è resa possibile grazie al coinvolgimento di Migros, uno dei due colossi della distribuzione alimentare in svizzera che per statuto devolve il 2% del proprio fatturato per lo sviluppo della cultura. Migros acquista il lotto e costituisce all'interno del complesso il Migros Museum d'arte contemporanea, affittando ad importanti gallerie internazionali i restanti spazi e lasciando uno spazio espositivo alla Kunsthalle, galleria pubblica che da il nome a tutto il complesso. Il valore immobiliare di tutta l'area sale improvvisamente e la Migros decide di vendere, pur continuando la propria attività di museo. Dal 1996 al 2002 si susseguono diversi proprietari in una catena di compra-vendita al rialzo, che segue l'appetibilità immobiliare dell'area. Nel frattempo nel quartiere si trasferiscono diverse importanti gallerie che aprono i propri battenti in diversi appartamenti nei paraggi. Si costituisce di fatto un distretto dell'arte contemporanea zurighese.
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Nel 2002, viene lanciato un concorso per la riqualificazione dell'area che viene vinto ex aequo dallo Studio Gigon / Guyer e da Atelier ww. Le pressioni immobiliari sono sempre più forti e l'area viene ulteriormente venduta. A quel punto, corre l'anno 2005, i rappresentanti della Kunsthalle si appellano alla municipalità per chiedere di preservare parte della destinazione d'uso degli spazi del complesso alla cultura e all'arte contemporanea. La città interviene, prende posizione e approva la richiesta della Kunsthalle, concedendo però una deroga ai nuovi proprietari dell'area consentendo l'edificabilità di una torre di settanta metri a uso misto uffici/abitazioni all'interno del complesso il cui valore immobiliare oggi oscilla tra i diecimila e i venticinquemila franchi a metro quadrato. Per consentire questa operazione nel maggio del 2011 la municipalità di Zurigo si costituisce in società con due privati, la Fondazione Kunsthalle e la Federazione delle Cooperative Migros, fondando la Löwendräu-Kunst AG, partecipando con un terzo ciascuna al capitale azionario di 27 milioni di franchi. Questa società per azioni acquista, per circa 65 milioni di franchi dalla proprietaria PSP Swiss Property AG, lo spazio artistico con gli edifici ristrutturati compresi di ampliamento. In questo modo, il Museo Migros d'arte contemporanea, la Kunsthalle di Zurigo e gli altri locatari, possono approfittare di una vantaggiosa pigione e di contratti fino a venticinque anni, godere di un ampliamento e di una ristrutturazione significativa completa di archivio, deposito, atelier, uffici, sale riunioni, una biblioteca accessibile al pubblico e locali ad uso didattico-museale.
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Mike Guyer mi racconta che negli anni Novanta queste società costituite da organi pubblici e privati andavano molto di moda in Svizzera, ma che per diversi motivi hanno portato a scarsi successi. Con molto orgoglio, la città di Zurigo ha dimostrato in questo e in altri casi che questo tipo di iniziative sono possibili. La difficoltà progettuale più grande, racconta inoltre Guyer, era quella di mantenere gli standard previsti dalla legge per gli spazi pubblici all'interno di un edificio industriale. Le autorità, assicura però, sono state sempre propositive e hanno guidato la soluzione e il chiarimento di tutte le possibili e inevitabili zone grigie tipiche di questi interventi di ristrutturazione pur di perseguire l'interesse comune, ovvero l'edificazione del complesso, il rispetto dei tempi di costruzione, ma soprattutto il rispetto dei costi. Se solo il costo dell'intervento avesse sforato del 5%, mi confessa l'architetto svizzero, sarebbe stato un disastro politico e commerciale. Detto questo l'intervento in sé è – per quanto semplice – ben fatto. Il lavoro di Annette Gigon e Mike Guyer, com'è scritto nella biografia compresa nella cartella stampa, è "caratterizzato dall'uso preciso dei materiali e dal loro approccio pragmatico". Non credo ci sia altro da aggiungere, se non che questa dichiarazione corrisponde al vero.
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
Gigon/Guyer Architects e Atelier ww, Kunsthalle, Zurigo
La storia che volevo raccontare finisce qui. Ora però potremmo provare a immaginarci la stessa trama in un contesto nostrano, che seppur non comparabile a quello milanese, lo può ricordare ampiamente. Gli ingredienti sono gli stessi, ma il gusto è molto più amaro. Credo che questa vicenda zurighese ci possa far riflettere. Tutto questo è il frutto di un duro lavoro, per molti credo sia cominciato diversi anni fa, forse imbracciando una chitarra elettrica e dipingendosi una cresta, ma poi ha continuato, negli uffici, negli studi, forse anche nelle banche. Credo sia la storia di persone comuni, appassionate all'impegno civico, che sono state capaci di compiere una rivoluzione attraversando la strada, sulle strisce pedonali.

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