Questo articolo è stato pubblicato su Domus 957, aprile 2012
Lo scenario
Nel maggio 2008, un terremoto di magnitudo otto
della scala Richter ha colpito la provincia cinese del Sichuan. Le
vittime sono state più di 70.000, i senzatetto milioni. Ma'anqiao
è uno dei villaggi più poveri nell'area colpita dal sisma e la
maggior parte delle sue abitazioni (tradizionali case a corte
costruite in terra battuta) è stata pesantemente danneggiata.
Limitati da un'economia locale molto semplice e da bassi livelli
di tecnologia, i suoi abitanti erano sprovvisti dei mezzi necessari
per affrontare la ricostruzione delle loro case usando le tecniche
costruttive convenzionali.
Dato che si tratta di una situazione molto diffusa nella Cina
sud-occidentale, un gruppo di ricercatori universitari ha scelto
proprio Ma'anqiao per lanciare un progetto pilota e ricostruire
così i paesini colpiti dal terremoto. Sostenuta dal MOHURD
(Ministry of Housing and Urban-Rural Development, il ministero
cinese per l'edilizia popolare e lo sviluppo urbano e rurale),
l'iniziativa mira a proporre un metodo accessibile, ecologico sostenibile, salubre e a misura d'uomo: una tecnica costruttiva
economicamente praticabile per gli abitanti della zona e, al
tempo stesso, facile da apprendere e da trasmettere ad altri.
Ritorno alla terra
A Ma'anqiao, il terremoto del 2008 ha distrutto 263 case su 272. Oggi, con l'aiuto di un gruppo di ricercatori universitari, questo villaggio sperduto del Sichuan è diventato un laboratorio di sperimentazione progettuale, in cui gli abitanti e gli artigiani della regione vengono a re-imparare l'antica arte delle costruzioni in terra battuta.
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- Un Mu,Edward Ng,Tiegang Zhou,Li Wan
- 10 aprile 2012
- Ma’anqiao
Tradizione e sfide
Nella zona di Ma'anqiao, la tecnologia
della terra battuta è utilizzata da millenni e i residenti locali
per molto tempo hanno costruito le proprie abitazioni usando
materiali naturali e tecniche tradizionali, con l'aiuto di parenti
e vicini. Tuttavia, dopo aver assistito alle devastazioni causate
dal terremoto, essi sembravano aver perso fiducia nella bontà
dell'edilizia tradizionale ed essersi convinti che cemento e
mattoni fossero l'unica maniera affidabile di ricostruire le
proprie case.
La difficoltà nei trasporti ha reso, però, impraticabile il
reperimento dei materiali industriali nella quantità necessaria
per la ricostruzione. In più, il crescente costo della manodopera e
dei materiali stessi, a seguito del terremoto, ha reso doppiamente
difficile per gli abitanti del villaggio, persone dal reddito
estremamente esiguo, l'affrontare la spesa richiesta. Con un
contributo statale pari a circa 200 euro e utilizzando calcestruzzo e mattoni, ciascuna famiglia può permettersi solo una casa a tre
campate (secondo il modello proposto dal governo nella maggior
parte dei villaggi), ma di dimensioni tali da non consentire
d'immagazzinare prodotti agricoli e offrire ricovero al bestiame.
Dal punto di vista ambientale, gli abitanti non sapevano come
comportarsi con la grande quantità di detriti prodotta dai crolli
delle costruzioni. Hanno perciò smaltito il materiale "di scarto"
nei terreni agricoli, oppure lo hanno riciclato per ricostruire le
loro abitazioni: soluzioni accomunate da un impatto ambientale
molto negativo.
In definitiva, dopo il terremoto, i residenti locali non hanno
assistito solamente all'abbandono delle tecniche edili
tradizionali, ma anche sofferto una profonda mutazione nel loro
pacifico stile di vita. Di fronte alle sfide poste dalla ricostruzione,
si sono mostrati preoccupati e confusi.
Soluzioni tecniche e addestramento partecipativo
In risposta a queste premesse, la strategia più pratica e
sostenibile per ricostruire i villaggi e stimolare lo sviluppo
futuro non è stata, per la popolazione locale, costruire con risorse provenienti dall'esterno, ma 'stimolare' la gente a fare da
sé, utilizzando mezzi disponibili in loco e metodi tradizionali.
Vivere con la popolazione per diverse settimane ha aiutato i ricercatori a venire in contatto con le tradizioni locali, basate
sull'uso della terra battuta, e ha fatto loro comprendere come
essa rappresentasse la proposta più adatta, se solo si fosse risolto
il problema dei suoi limiti in termini di resistenza alle scosse sismiche. Durante le prime fasi d'intervento, studi scientifici
ed esperimenti in sito hanno portato allo sviluppo di una
serie d'innovazioni negli attrezzi, nei materiali e nei metodi
costruttivi—migliorie capaci di aumentare sensibilmente la
resistenza ai terremoti delle strutture tradizionali in terra
battuta. Ancora più importante è il fatto che queste soluzioni
tecniche sono state semplificate utilizzando i detriti prodotti
dal crollo delle abitazioni e i materiali naturali disponibili
localmente (bambù, legname, pietra, paglia...). Gli abitanti, in
gran parte illetterati, possono perciò acquisire facilmente le
capacità necessarie ad applicare questo metodo costruttivo
a basso costo, riguadagnando, si auspica, la perduta fiducia
nell'architettura in terra battuta.
In quest'ottica, è stato essenziale fornire loro una dimostrazione
di come ricostruire utilizzando i mezzi a disposizione. Come
prototipo, nel breve volgere di un mese è stata realizzata una
casa a corte in terra battuta per una coppia di anziani, eretta
grazie allo sforzo congiunto del villaggio e del team di ricerca.
Offrendo alle famiglie un corso di addestramento sulle tecniche
di base sviluppate in studi precedenti, questo approccio
pragmatico ha fatto sì che gli abitanti si siano convinti della
bontà delle nuove costruzioni, imparando al tempo stesso a
ricostruire le proprie case in modo migliore.
I ricercatori hanno messo a punto materiali e metodi costruttivi, condensandoli in un manuale a uso degli abitanti
Ricostruire le case
Durante la costruzione del prototipo, i
ricercatori hanno messo a punto materiali e metodi costruttivi,
raccolti poi in un semplice manuale a uso degli abitanti.
Mantenendo come schema fondamentale quello della casa
a corte nel rispetto della cultura e dello stile di vita locali, è
stata sviluppata anche una serie di modelli alternativi capaci
di migliorare sensibilmente l'ambiente abitativo e di essere
impiegati in modo selettivo in relazione a condizioni specifiche.
Dotate di linee guida, di diverse tipologie e soprattutto
dell'esperienza maturata durante la realizzazione del prototipo,
a due mesi di distanza dal terremoto tutte le 33 famiglie della
comunità hanno dato avvio alla ricostruzione delle loro case.
Per aiutare gli abitanti a rimuovere le macerie, il gruppo di
ricerca ha fornito a ciascuna famiglia un supporto finanziario
su vari livelli, incoraggiandole a ricostruire sul sito originale
piuttosto che a occupare del terreno agricolo. Durante il
processo, per poter meglio offrire assistenza tecnica, numerosi
membri del team hanno abitato assieme alla gente del posto.
La costruzione delle case del villaggio è stata completata dagli
abitanti in soli tre mesi, in un procedimento dentro al quale,
sorprendentemente, sono stati capaci di riversare tutta la loro
creatività e la loro esperienza. Dopotutto, nessuno meglio di loro
conosceva i bisogni legati alla loro esistenza.
Performance
Negli ultimi tre anni, il monitoraggio del
processo di costruzione e delle nuove abitazioni realizzate dagli
abitanti del villaggio ha prodotto una valutazione complessiva.
Questa tecnologia ottimizzata della terra battuta è facile da
utilizzare e richiede attrezzi semplici, così che ciascuna casa è
stata ricostruita impiegando solo uno o due muratori e l'aiuto
dei vicini. Oltre il 90% dei materiali proviene dal riciclo di
macerie o da prodotti naturali. Con una media di appena 15 euro
al metro quadrato, il costo di costruzione è un decimo di quello
delle nuove abitazioni di cemento e mattoni realizzate nella
stessa zona. Tuttavia, la spesa necessaria per costruire una casa
a corte completa di spazi abitativi e per il bestiame può essere
affrontata con un sostegno finanziario che integri i risparmi
delle famiglie. Oltre a offrire interni molto più freschi e stabili
di quelli delle case in muratura, le nuove abitazioni in terra
battuta richiedono molta meno energia e in tutto il loro ciclo vitale hanno un impatto ambientale minimo, traducendosi
in una migliore performance ecologica. Infine, le necessità
residenziali della comunità sono state interamente soddisfatte
da una condizione abitativa più salubre e confortevole.
Risultati
Il gruppo di ricerca, inoltre, ha utilizzato le tecniche
messe a punto per progettare e costruire un nuovo centro civico,
con lo scopo di migliorare i servizi pubblici locali. Il mohurd
ha deciso che il centro civico e l'intero villaggio diventino una
struttura dimostrativa per dei seminari di formazione aperti agli abitanti e ad artigiani provenienti da regioni in cui è diffuso
il metodo della terra battuta.
Ma'anqiao ha ritrovato la sua pace e la sua armonia. Le esperienze
e le linee guida ricavate dal progetto pilota sono state pubblicate
in un manuale di costruzione fai-da-te, e sono state ulteriormente
promosse dal mohurd in altre aree rurali nel sud-ovest della Cina. Un Mu, Edward Ng, Tiegang Zhou, Li Wan, Architetti, insegnano presso la Xi'an University of Architecture
and Technology di Xi'an City e la Chinese University di Hong Kong
Architetti: Edward Ng, Jun Mu, Li Wan
Gruppo di progetto: Jun Mu, Li Wan, Jie Ma
Ingegneria strutturale: Tiegang Zhou, Hua Yang
Supervisione cantiere: Li Wan, Hua Yang, Jie Ma, Qifu Dai
Architettura del paesaggio: Jun Mu, Li Wan, Hui Wingyan
Cliente: Ministry of Housing and Urban-Rural Development of China
Superficie costruita: 4.800 mq (lordi)
Costo: 96.000 euro