[continua dalla seconda puntata]
Domus: Uno degli aspetti che si notano
dell'Ichiban-kan è la rilevanza
sociale degli spazi di circolazione.
I due edifici non hanno porte: si
può entrare direttamente dalla
strada e salire subito al sesto o
settimo piano e incontrarsi per
caso. È come se la strada entrasse
nell'edificio: è una cosa che non
abbiamo più.
Minoru Takeyama: Quando ero bambino non c'erano
chiavi. Per me l'edificio evoca la
stessa atmosfera, anche se tutti i
residenti hanno le porte blindate.
Yasutaka Yoshimura: Nell'edificio è possibile percepire
lo spazio pubblico e ciò è
veramente particolare e tipico di
Tokyo: qui le ragazze si truccano per strada, sentono la strada
come uno spazio privato. Quindi
possiamo dire che a Tokyo il
confine tra i due spazi si va
assottigliando. Per questo credo
che questo edificio sia molto
rappresentativo della realtà di
questa città. L'importante non è
la facciata, ma il programma.
Yoshiharu Tsukamoto: Ci vuol dire in che modo avvenne
la scoperta del suo edificio da
parte di Charles Jencks, che poi
lo scelse per la copertina del
suo libro The Language of Post-Modern Architecture nel 1977?
Minoru Takeyama: A dire il vero, non ne ho idea.
Avevo conosciuto Maggie
Keswick, la moglie di Jencks,
prima che si sposassero. Stava
facendo delle ricerche per un
libro sul giardino cinese, e l'aiutai
a trovare del buon materiale.
Era la figlia dei fondatori
commerciali della colonia
di Hong Kong, apparteneva
a una famiglia molto ricca e
in ottimi rapporti con molti
aristocratici giapponesi. Ogni
volta che veniva in Giappone,
ci sentivamo. Maggie fece un
sacco di lavoro per Jencks, come
trovare nuovi edifici a Tokyo
e cose del genere.
Takeyama. Superurban #3
Si conclude qui il nostro viaggio volto a svelare le ineffabili regole che sottendono all'architettura della città di Tokyo.
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- Roberto Zancan
- 06 febbraio 2012
- Tokyo
Yoshiharu Tsukamoto: Lei e Charles Jencks avete avuto
molte discussioni?
Minoru Takeyama: Sì, abbiamo avuto molte
discussioni, ma solo anni dopo.
Anche Kisho Kurokawa era
sempre con noi quando Jencks
veniva in Giappone. Tuttavia non
l'ho mai portato a vedere Nibankan
e Ichiban-kan.
Domus: All'epoca, fu una sorpresa per
lei vedere che il suo edificio
era diventato, ancora più che
un'icona, il programma per il
movimento postmoderno? Lei ha
affermato che in quei giorni non
si riteneva un postmodernista.
Minoru Takeyama: Definire con precisione
il postmodernismo è un
compito difficile, e prima del
postmodernismo… penso che sia difficile trovare del modernismo
in Giappone. Credo che non
si dovrebbe parlare di ciò che
avverrà prima che avvenga.