Promo testo stripe
Immagine mobile promo

H.O.R.T.U.S., un ciber giardino

La mostra di EcoLogic Studio all'Architectural Association ripensa il rapporto tra naturale e artificiale, tra architettura e società.

Impegnarsi in un nuovo rapporto tra natura e tecnologia non implica necessariamente indossare un camice bianco da laboratorio lontano dai luoghi d'incontro pubblici. Lo può fare chiunque. H.O.R.T.U.S., la nuova mostra dello studio londinese EcoLogic (Claudia Pasquero e Marco Poletto) all'Architectural Association lo dimostra in modo piacevolmente coinvolgente.

Sopra le onde di una moquette verde che a tratti si arrotola a creare delle sedute, 325 contenitori trasparenti (fotobioreattori contenenti nove tipi di alghe, dal verde menta al rosa tenue, al più fangoso marrone) pendono da una struttura di cavo acrilico a catenaria. Ciascuna è fornita di un lungo tubo di plastica trasparente in cui EcoLogic invita a soffiare, per assistere all'ossidazione e alla crescita delle alghe nutrite dall'anidride carbonica del fiato. Ogni fotobioreattore reca su un lato un codice QR (il codice quadrato usato negli acquisti tramite telefono cellulare). Fotografando il codice ogni visitatore dotato di smartphone può accedere con il proprio telefono a una pagina di informazioni sulle alghe che ha nutrito. Può perfino mandare un tweet per segnalare il suo gesto. Uno schermo all'interno dell'esposizione mostra un paesaggio tridimensionale in movimento (un giardino virtuale) che risponde all'insieme delle interazioni tra i visitatori e le alghe. Nel mondo di H.O.R.T.U.S. (Hydro Organism Responsive to Urban Stimuli, "Organismi acquatici sensibili agli stimoli urbani") la biologia si fa architettura, l'architettura si fa biologia in una fonte creativa e pubblica di scambio di conoscenza.
Fotografando il codice QR ogni visitatore dotato di <i>smartphone</i> può accedere con il proprio telefono a una pagina di informazioni sulle alghe che ha nutrito. Fotografia Sue Barr
Fotografando il codice QR ogni visitatore dotato di smartphone può accedere con il proprio telefono a una pagina di informazioni sulle alghe che ha nutrito. Fotografia Sue Barr
Qua e là sono collocati 25 fotoreattori più grandi (detti "briccole") con batteri nutriti automaticamente tramite una pompa continua dall'aria generata dall'ossigeno risultante. Questa moltitudine di apparecchi sembra una macchia di piante in crescita sotto la quale ci si può sedere, da soli o con altri, in uno spazio accogliente e con la sensazione che stia succedendo qualcosa. Si vedono cambiare i colori. "Ci si trova in un ambiente ossigenato: in un giardino", afferma Poletto. "È un posto per starci la mattina!". Dal soffitto scendono strisce luminose come quelle delle serre, affiancate dalla luce naturale che entra dalle tre finestre affacciate sulla corte georgiana a giardino. "Nelle nostre installazioni c'è sempre questo giardino fisico e virtuale", spiega Pasquero, "perché crediamo che aiuti. I visitatori si familiarizzano con gli elementi e con il processo, e possono interagire in modo più cosciente."
"Si diventa dei cibergiardinieri", conclude, e la natura concreta del progetto incoraggia forme di auto-organizzazione. Il paesaggio tridimensionale (su uno schermo collocato su uno 'stelo' metallico) mostra il panorama dei ritratti dei giardinieri a mano a mano che, uno per uno, lanciano i loro tweet diventando parte del paesaggio in mutazione. Tempo fa le installazioni interattive implicavano una quantità di sensori, mentre entrare in rapporto con H.O.R.T.U.S. è più facile: uno strumento pubblico per interagire con l'informazione. "Il progetto induce a riflettere sull'agricoltura e sul giardinaggio, ma c'è un altro piano di diffusione della conoscenza possibile, che è la coltivazione virtuale della conoscenza. Tecnologie mediatiche e sistemi materiali si uniscono."
Uno schermo all'interno dell'esposizione mostra un paesaggio tridimensionale in movimento (un giardino virtuale) che risponde all'insieme delle interazioni tra i visitatori e le alghe
Uno schermo all'interno dell'esposizione mostra un paesaggio tridimensionale in movimento (un giardino virtuale) che risponde all'insieme delle interazioni tra i visitatori e le alghe
Le alghe sono microorganismi onnipresenti in natura e la coltivazione delle alghe a scopo alimentare, come carburante alternativo e per altri scopi è un'attività produttiva in forte espansione. All'inaugurazione il 'giardino' era pieno di gente di ogni età, che si prendeva una pausa lì dentro o lì sotto, e ci passeggiava. Alla richiesta di un commento i visitatori non erano tanto interessati alla questione delle applicazioni commerciali quanto loquaci sul senso dell'inserire le alghe in un sistema architettonico. "All'inizio pensavo che fosse una sciocchezza", confessa Tomasz Mlynarsky, architetto laureato all'AA. "L'installazione interagisce con l'ambiente circostante e quindi è una specie di allusione ironica alle condizioni attuali dell'architettura. Tutti vogliono interagire con l'ambiente: è un modo decisamente letterale di mettersi in rapporto con il biologico."
"EcoLogic fa ricerca sul futuro", dichiara Tommaso Principi, architetto, associato dello studio genovese Open Building Research, che ha da poco aperto una sede a Londra. Ritiene che sia "un'ottima sintesi tra continuità e presa di coscienza, buon design e interazione". "È una prospettiva a metà strada tra installazione artistica e architettura." Può essere parte di un'architettura del futuro? Certamente, in quanto "prototipo di una nuova interfaccia tra interno ed esterno. Non ci sono in Italia altri architetti che lavorino in questo particolare modo".
Le alghe sono microorganismi onnipresenti in natura e la coltivazione delle alghe a scopo alimentare, come carburante alternativo e per altri scopi è un'attività produttiva in forte espansione.
Questa moltitudine di apparecchi sembra una macchia di piante in crescita sotto la quale ci si può sedere, da soli o con altri, in uno spazio accogliente e con la sensazione che stia succedendo qualcosa
Questa moltitudine di apparecchi sembra una macchia di piante in crescita sotto la quale ci si può sedere, da soli o con altri, in uno spazio accogliente e con la sensazione che stia succedendo qualcosa
Liam Young, architetto e preside del VI Corso di laurea dell'AA, è "affascinato dall'idea di paesaggio digitale". Si tende a pensare alla natura come a qualcosa di astruso, ma l'esposizione mostra chiaramente "la sempre più stretta fusione tra un sistema naturale e un sistema tecnologico. Sono diventati termini superati. È difficile definire le alghe come sistemi naturali, o come non soltanto artefatti". Il che ha un significato più ampio: "È un piccolo microcosmo di quel che succede fuori da questa sala, dato che ogni sistema è una mediazione". Secondo Eva Sopeoglu, architetto, dottoranda alla Bartlett School of Architecture di Londra, è interessante l'intreccio di natura e tecnologia. Come in un vero giardino la mostra "è uno spazio contemplativo. È bello potercisi sedere ascoltando musica techno, accarezzando l'idea di essere in un tecnogiardino".
Ogni contenitore è fornito di un lungo tubo di plastica trasparente in cui EcoLogic invita a soffiare, per assistere all'ossidazione e alla crescita delle alghe nutrite dall'anidride carbonica del fiato.
Ogni contenitore è fornito di un lungo tubo di plastica trasparente in cui EcoLogic invita a soffiare, per assistere all'ossidazione e alla crescita delle alghe nutrite dall'anidride carbonica del fiato.
Per Enrico Dini, architetto e titolare dello studio londinese D-Shape, che si occupa della realizzazione di un nuovo sistema costruttivo robotizzato, H.O.R.T.U.S. è stato uno shock totale: "La mia prima sensazione è stata di inadeguatezza. È una cosa fortemente proiettata nel futuro, ma oggi il futuro sta diventando normalità. È abbastanza inquietante, perché è alimentazione, progetto, forma. Certi amici miei insegnano biologia e genetica applicate all'architettura, cose di solito molto lontane. Se si vuol essere buoni architetti oggi bisogna saperne di genetica, di algoritmi, di processi CNC, di meccatronica. Qui vedo che le alghe (biologia) sono prossime al territorio dell'architettura, madre della creazione degli oggetti. Magari qualcuno troverà modo di farci dei soldi". Lucy Bullivant

H.O.R.T.U.S
Hydro. Organisms. Responsive. To. Urban. Stimuli
Architectural Association
fino al 11 febbraio 2012

Icone senza tempo: il divano Marenco di arflex

Progettato da Mario Marenco, questo capolavoro del design italiano, fa scuola da più di cinquant'anni.

  • Informazione pubblicitaria

Ultimi articoli di Architettura

Altri articoli di Domus

Leggi tutto
China Germany India Mexico, Central America and Caribbean Sri Lanka Korea icon-camera close icon-comments icon-down-sm icon-download icon-facebook icon-heart icon-heart icon-next-sm icon-next icon-pinterest icon-play icon-plus icon-prev-sm icon-prev Search icon-twitter icon-views icon-instagram