Il progetto residenziale a Iquique di Alejandro Aravena, realizzato con 7.500 dollari per unità, modificato dagli interventi di autocostruzione degli occupanti. Testo di Fabrizio Gallanti. Fotografia di Sara Maestrello. A cura di Matteo Poli.
Interni con figure
Fabrizio Gallanti
Il 14 dicembre 2004, 93 famiglie, appartenenti alla comunità insediata da trent’anni nell’area di Quinta Monroy ad Iquique nel Cile settentrionale sono diventate proprietarie degli appartamenti realizzati nell’ambito del progetto Elemental. Il quartiere è stato ribattezzato Violeta Parra, in omaggio ad una cantante, poetessa ed artista simbolo della tradizione della sinistra cilena degli anni Settanta.
L’austerità quasi classica dell’insediamento, realizzato sotto la direzione architettonica di Alejandro Aravena, ha resistito solo per un pomeriggio assolato, per un servizio fotografico con il cantiere appena terminato: dopo poco gli abitanti si sono installati e quelle fotografie sono ora parte di un album, alla stregua di un matrimonio, un compleanno, la nascita di un figlio, l’acquisto della prima automobile. Le foto di Sara Maestrello descrivono la progressiva ed accelerata trasformazione del quartiere, le infiltrazioni successive che hanno alterato l’immagine iniziale del progetto senza intaccarne lo spirito.
Grazie ai laboratori di appoggio tecnico e progettuale coordinati dagli architetti di Elemental, gli abitanti, coinvolti anche nella fase di progettazione in un articolato dialogo partecipativo, hanno iniziato un processo di ampliamento e modificazione delle architetture e degli spazi del quartiere: preservando i caratteri del progetto architettonico originario, gli interventi di completamento vanno dall’integrazione di elementi di arredo, all’assemblaggio di frammenti delle vecchie case, fino a interventi più complessi di ampliamento, similmente ad altre esperienze di architettura residenziale sovvenzionata in America Latina (il quartiere El Tigral a Bogotá di René Carrasco o gli interventi a Cabo Frio, Rio de Janeiro).
Aumentando la densità costruita Elemental offre un modello insediativo diverso dall’attuale proliferazione orizzontale della città sudamericana, declinata dalla favela sino al suburbio di classe alta, mantenendo la comunità nel sito originale, nonostante l’elevato valore immobiliare dell’area, vicina al centro di Iquique: i legami affettivi e lavorativi vengono mantenuti, favorendo l’uso di uno spazio collettivo comune e condizioni di vita ricche ed articolate. Il progetto di ogni elemento e del loro assemblaggio è studiato per essere economico e di facile manutenzione.
Nessun compiacimento pittoresco o populista affiora nelle case di Quinta Monroy: bisogna realizzare la struttura, la base indispensabile per cominciare una nuova vita, quello che da soli gli abitanti, installati precariamente per troppi anni, non sono stati in grado di costruire. Il progetto di architettura è una strategia di appropriazione del territorio che permette molteplici tattiche abitative differenti, evitando un ruolo predittivo e prescrittivo ma anzi lasciandosi manipolare dai suoi abitanti – indifferente alla permanenza della propria forma. Paradossalmente Alejandro Aravena progetta un’archeologia rovesciata, tracciando ora il sedime delle preesistenze sulle quali si appoggerà la vita, una traccia dura, che già adesso deve essere decifrata tra le prime ripitture, i sopralzi, gli ampliamenti.
Il progetto condivide con la Quinta da Malagueira di Álvaro Siza ad Évora la propensione ad un ruolo al contempo discreto e pragmatico, che però riesce a determinare il sostrato di un frammento di città dove la stratificazione storica appare compressa in una temporalità ridotta. Karel Teige, nel saggio La nuova arte proletaria del 1922, indicava che il superamento ed eliminazione delle forme stantie dell’arte borghese sarebbero stati dati da un nuovo vincolo intimo tra arte e vita, dove la realtà informasse ogni azione estetica.
Il progetto Elemental costituisce uno scenario aperto e molteplice per lasciare che la vita vi si dispieghi in tutta la sua libertà e potenza, al di fuori di possibili controlli prescienti dell’architettura, costituendosi come indicazione per l’espansione di nuove pratiche estetiche capaci di contenere un agire politico cosciente. Si iscrive in una tradizione interrotta dell’architettura moderna come azione di appoggio alla soluzione del problema della casa, dove l’architetto è un mediatore all’interno di processi sociali, tecnici e politici, tessendo una continuità con l’esperienza del gruppo sovietico OSA di Moisei Ginzburg e Ivan Leonidov. Il registro narrativo delle immagini qui presentate rafforza la sensazione che questa ridefinizione del ruolo del progettista sia stata raggiunta, sottraendolo al cannibalismo dell’immagine e della spettacolarizzazione dell’architettura.
Si tratta di “interni con figure”, dove la messa in scena del soggetto fotografato è cosciente e controllata, come nei ritratti di Patrick Faigenbaum o di Jean-Louis Schoelkopf. Né prospettive vuote né immagini rubate: una rivelazione di una intimità domestica nuova, esibita con orgoglio come rappresentazione di una dignità rinvigorita anche grazie ad un progetto di architettura.
Elemental è un’iniziativa internazionale nata in Cile per promuovere l’innovazione nell’architettura, le tecniche edilizie, l’urbanistica e lo sviluppo della progettazione e realizzazione di alloggi a basso costo. Nella città di Iquique, Alejandro Aravena ha sviluppato un progetto pilota di edilizia “da completare” che interessa 93 famiglie, e che servirà come primo modello per la verifica di queste intenzioni. Dal momento della sua apertura nel dicembre 2004, “Quinta Monroy” di Iquique si è prestata con successo all’espansione e all’adattamento graduale dei suoi volumi originari, al costo di soli 7.500 dollari statunitensi per unità, corrispondenti al sussidio governativo per l’acquisto dell’area, agli oneri di urbanizzazione e al costo di costruzione.
Elemental, Aravena!
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- 15 novembre 2005