Dodicimila bunker di cemento e una linea difensiva che attraversa l’Europa toccando sei paesi: Belgio, Olanda, Germania, Inghilterra, Danimarca e Norvegia. Infrastruttura ciclopica e unica nel suo genere, realizzata dalle forze di occupazione naziste tra il 1939 e il 1944, il muro atlantico è oggi al centro di uno studio promosso dal Politecnico di Milano, in collaborazione con la École d’Architecture di Versailles e l’Università belga di Leuven. Distruggerlo o conservarlo? È stato questo l’interrogativo di fondo al quale rispondere.
In un’Europa sempre più allargata, che tende ad abbattere le barriere del passato, la tesi dell’università italiana viaggia in controtendenza: la memoria collettiva, i valori culturali, estetici e architettonici, che l’Atlantic Wall porta con sé meritano di essere preservati. In che modo? Attraverso la realizzazione di un museo ad hoc, diffuso sul territorio, approdo finale di una serie di interventi che prevedono la pubblicazione di un atlante con le fotografie di Guido Guidi, un sito web e l’allestimento di una mostra itinerante (prima tappa: dal 27 ottobre al 15 novembre al Politecnico).
A fare il punto sulle iniziative fin qui intraprese, ci pensa un convegno (l’8 novembre sempre al Politecnico), al quale interverranno Manuel de Sola Morales, Franco Farinelli e Rudi Rolf. E.S.
Milano – Italia
The Atlantic Wall Linear Museum
Conferenza: 8.11.2005, h. 10.30 (Politecnico di Milano, Aula Rogers, via Ampère 2)
Mostra: 27.10.2005 – 15.11.2005 (Politecnico di Milano, Spazio patio, via Ampère 2)
Il muro atlantico non è una barriera, ma memoria collettiva
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- 27 ottobre 2005