L’idea – racconta Iacchetti – che è l’ideatore e l’art director di “Alessi goes digital” –, è nata da una provocazione ad altri amici designer. “Perché non disegniamo una penna ciascuno, da produrre con una stampante 3D?”. Dal primo progetto – che si chiamava “Ten Pen” – sono passati però più di due anni. “A un certo punto, ci siamo arenati”, prosegue, “allora ho pensato di ingaggiare Alessi, trasformando un’autoproduzione di nuova generazione in un progetto di ricerca per un’azienda”.
Alessi ha accolto la proposta, mantenendo la chiave di lettura di ricerca ed esplorazione. “La nostra intenzione, invece, era che potesse introdurre nella sua produzione analogica anche un aspetto digitale. Sono tante le aziende che si occupano di stampa digitale, ma sono native digitali e sono piccole. Alessi, invece, potrebbe essere strategica in questo mondo grazie al suo background e alla rete di distribuzione internazionale”.
“La parola chiave del progetto sta in quel goes”, spiega Guido Musante, che ha scritto e curato i testi del piccolo catalogo “È un viaggio che ribalta l’incipit del maker globale: non tutti sono designer, non tutti sono produttori”. L’esercizio si è compiuto e la collezione comprende sei penne funzionanti, in fibra di vetro e nylon, prodotte da un’azienda di Modena.
Perché la penna? “Essendo liberi di progettare di tutto con la stampante 3D, abbiamo scelto di disegnare l’oggetto più analogico che c’è. Ci siamo dati delle regole fin dall’inizio: lo stesso refill per tutti, le stesse dimensioni, in modo da avere packaging uguali, e il tentativo di esaltare le peculiarità della stampante 3D, creando oggetti che non si potevano realizzare con la tecnologia tradizionale”.
12–15 aprile 2016
Alessi goes digital
Ricerca per una collezione di penne native digitali
c/o Studio Giulio Iacchetti
viale Tibaldi 10, Milano