Dopo il restauro di Palazzo Grassi nel 2006, seguito da quello di Punta della Dogana nel 2009, il recupero del Teatrino segna, nel 2013, la terza tappa del grande progetto culturale di François Pinault a Venezia. Questa operazione, curata e condotta da Tadao Ando – in stretto dialogo con il Comune di Venezia e con le autorità e i servizi competenti – si inscrive in una logica di continuità architettonica rispetto ai restauri precedenti.
Dalla sua costruzione nel 1961, l’edificio del teatrino non è mai stato modificato né strutturalmente né architettonicamente e dal 1983 era in completo stato di abbandono. Si sviluppa su una pianta trapezoidale di circa 1.000 metri quadri inserita tra Calle delle Carrozze, Calle Grassi e tra due edifici esistenti nei restanti due lati. Partendo dalla pianta dell’edificio esistente, l’architetto Tadao Ando ha mantenuto inalterate esternamente sia la posizione del perimetro murario sia la sua consistenza. La copertura è stata regolarizzata e trasformata con un’unica pendenza uniforme. Il volume esterno che ne nasce è un parallelepipedo uniforme sagomato solo sulle porzioni in facciata e retrostante per preservare e mantenere esattamente lo stato originario delle parti esterne.
Una volta realizzato e ricostruito l’involucro esterno che mantiene viva e fissa la forma preesistente dell’edificio, Tadao Ando ha inserito internamente un volume completamente nuovo che definisce il vero e proprio ambito teatrale e di proiezione e, allo stesso tempo, sagoma architettonicamente lo spazio, contraddistinguendolo come un’opera nuova, che viene di fatto inserita in un contesto storico e che con esso si confronta.
Questo volume definisce due ambiti principali che caratterizzano il progetto funzionale e architettonico. Il primo è un auditorium che vede la presenza di un palco, un backstage con un’area tecnica e una gradonata con le poltrone per il pubblico. Il secondo è un grande foyer contraddistinto da grandi aperture sagomate a triangolo sulle pareti, che garantiscono il passaggio libero agli ambienti adiacenti, e dal grande lucernario triangolare che dà una luce zenitale a tutto l’ambiente. a un livello intermedio, con accesso da una scala laterale, sono poste la sala di regia e le cabine di traduzione con un magazzino a disposizione.
Le strutture verticali all’interno dell’edificio sono state eseguite mediante un’integrazione tra le strutture in acciaio esistenti restaurate (i pilastri in acciaio perimetrali) e altre strutture in acciaio di nuova esecuzione che seguono in andamento le pareti curve presenti nel progetto architettonico. Queste strutture sono di sostegno, oltre che ai carichi verticali derivanti dalla copertura, anche alle particolari pareti studiate per garantire la perfetta insonorizzazione dell’auditorium.
Partendo dalle indagini morfologiche, che hanno evidenziato le differenze tipologiche degli intonaci esistenti a seconda della loro collocazione sulle murature esterne, è stato deciso, vista la natura cementizia degli stessi, di sostituirli integralmente utilizzando marmorino e intonaci a base di calce naturale e mantenendo le differenze ritrovate nell’esistente solo a livello di tipologie di finitura. Quindi per la facciata su Calle delle Carrozze è stato utilizzato un marmorino mentre per le altre facciate è stato utilizzato un intonaco a base di calce trattato con due superfici diverse, una più fine sulla parte bassa e una più grezza sulla parte più alta dei prospetti.
La copertura è realizzata con lamine continue in lega di zinco che riprendono l’antica tipologia dei tetti storici realizzati in lamine di piombo.
Il progetto delle finiture interne segue l’approccio minimalista tipico dell’architettura di Tadao Ando. Sono quindi riproposti gli stessi materiali di finitura utilizzati per i muri verticali esterni, differenziandoli per l’importanza dei muri stessi. I muri del volume interno vengono trattati a marmorino mentre le superfici interne dei restanti muri sono rasate a intonaco a base di calce. Per i muri interni all’auditorium sono stati utilizzati materiali tecnici fonoassorbenti. I pavimenti sono eseguiti in calcestruzzo a vista, moquette o legno.
Allo scopo di perfezionare l’impermeabilizzazione totale dell’edificio è stato realizzato uno scafo di protezione, detto anche vasca di contenimento delle acque, che permette una protezione contro le maree fino a due metri sopra il livello del mare. La vasca si appoggia alla platea ed è stata realizzata grazie alle tecnologie più innovative, come già eseguito per il progetto di restauro di Punta della Dogana.
Teatrino di Palazzo Grassi, Venezia
Programma: teatro e auditorium
Area: 1000 mq
Architetto: Tadao Ando
Completamento: maggio 2013