Anche se lontano dal nucleo storico della città, Pizzo Sella è uno dei centri principali di Manifesta 12 Palermo. I curatori della biennale nomade hanno invitato lo studio belga Rotor a intervenire su uno dei contesti paesaggistici più complessi e significativi non solo del capoluogo siciliano, ma di tutto il Belpaese. Siamo saliti sulla “collina del disonore” con Tristan Boniver, membro del collettivo che ha appena inaugurato il progetto di recupero Da quassù è tutta un’altra cosa.
Cosa fa Rotor? Parlaci del vostro approccio.
Lo studio svolge attività differenti: recupero di materiali, progettazione e costruzione, ma anche ricerca, mostre e pubblicazioni. Tra tutte le attività esiste un filo conduttore, che per noi è molto chiaro: lavoriamo sempre su progetti partendo da una situazione esistente. All’inizio questo si traduceva con il riuso di scarti industriali o di altre architetture; poi abbiamo cominciato a mappare le realtà che si occupano di riuso in Belgio e capire quali sono i flussi di materiali. In generale osserviamo la realtà, cercando di sviluppare progetti a essa complementari. Abbiamo un approccio che parte dal basso.
Più che un’ottica “dal basso” la definirei “contestuale”.
Parlare di contesto evoca mappature e ricerche di stampo accademico. Noi invece abbiamo un’ossessione per i dettagli, e partiamo da quelli. Per il progetto a Pizzo Sella, le prime visite al sito sono state fondamentali. Una volta saliti sulla collina abbiamo capito che gli ingredienti del progetto erano già lì. La ricerca precedente sulla storia della collina, l’abusivismo e la mafia erano state quasi una distrazione. Ci siamo concentrati sulle cose concrete: i percorsi esistenti, gli insetti e le piante, il clima…
In cosa consiste il progetto che avete sviluppato per Manifesta 12?
Il nostro obiettivo è trasformare Pizzo Sella in una gigantesca macchina per cambiare la prospettiva su Palermo. Vogliamo riportare le persone in contatto con il paesaggio della collina e offrire un nuovo punto di vista sulla città. Per far funzionare questo dispositivo abbiamo sviluppato diversi strumenti: relazioni con l’amministrazione locale, con il condominio di abitanti di Pizzo Sella e con diverse associazioni locali, un apparato di comunicazione, un percorso che permette di visitare il sito e connettere le persone con il paesaggio, un luogo dove ripararsi e sostare… Consideriamo tutte queste parti come integranti di un’unica macchina complessa.
Ci parli in particolare degli interventi fisici principali: il percorso e la casa?
L’itinerario tracciato è la combinazione di percorsi diversi: quello della riserva naturale, la strada interna del condominio, alcuni vecchi sentieri usati dai militari, altri creati da allevatori o tracciati da animali selvatici. Tutti insieme formano un loop attorno alla collina che permette di guardare il paesaggio in diversi modi. La passeggiata guida lo sguardo verso punti differenti e crea momenti di grande intensità o di contemplazione. Per percorrerla interamente servono quattro o cinque ore.
Anche l’edificio su cui abbiamo lavorato è parte del sistema e completamente connesso con il paesaggio, la topografia, il clima e la temporalità. Lo abbiamo analizzato attentamente e capito le sue debolezze, in corrispondenza delle parti più esposte alle intemperie. Quassù l’aria è molto umida e salata. Sullo scheletro abbiamo agito con azioni puntuali: abbiamo rimosso le impalcature esistenti e gli elementi pericolanti o danneggiati irrimediabilmente; abbiamo utilizzato i tubi innocenti per costruire delle ringhiere nella casa e creato un piccolo ponte per rendere accessibile un piano con le sedie a rotelle. Abbiamo anche lavorato sulla strada, per renderla accessibile alle auto e creato un belvedere: una lunga panchina da cui è possibile guardare il paesaggio. Consideriamo il belvedere il vero centro di gravità del nostro progetto. Da qui è possibile guardare il mare, Palermo e il paesaggio incompiuto di Pizzo Sella.
Cosa succede durante Manifesta 12?
Sono previste una serie di passeggiate collettive. Vicino ai Quattro Canti, nel centro di Palermo, abbiamo a disposizione una vetrina per presentare e promuovere il progetto. È interessante la relazione che si è creata tra i Quattro Canti e il belvedere. Dalla seduta è possibile individuare il centro simbolico della città e viceversa, dal centro è possibile osservare il piccolo pixel grigio che è la casa su Pizzo Sella.
Quali sono i risultati del vostro intervento fino a ora?
Aver creato una nuova prospettiva sulla città è per noi il fattore più importante. Salire quassù con gli abitanti di Palermo e vedere la loro reazione è stato ciò che ci ha spinto voler portare più persone possibili sulla collina. È giusto parlare di abusivismo, mafia e dello sviluppo della città, ma farlo qui cambia completamente gli esiti e il modo di vedere le cose. Quindi speriamo di aver dato a Palermo un nuovo luogo di discussione, un luogo che aiuti l’emancipazione e la responsabilizzazione delle persone.
- Progetto:
- Da quassù è tutta un’altra cosa
- Indirizzo:
- via Grotte Partanna, Mondello, Palermo
- Architetto:
- Rotor – Tristan Boniver, Renaud Haerlingen
- In collaborazione con:
- Sergio Sanna e Sandro Scalia
- Commissionato da:
- Manifesta 12 Palermo
- Fotografie:
- Simona Cantavenera, Giovanni Fontana, Leandro Lembo, Rossana Rizza – Corso di Fotografia, Accademia delle Belle Arti di Palermo