Italo Lupi

(1934-2023)



Milano Story, di Italo Lupi

Il designer aveva un legame profondo e particolare con Milano e con la sua storia: nel 2010 aveva condiviso con Domus una riflessione sulla città, alla vigilia dell’era Expo e della consacrazione del “modello Milano”.

Milano ha piazze troppo grandi, non sa risolvere la confluenza delle strade, ha luoghi sghembi di strana geometria e scarso disegno, così come Gadda diceva e come forse a tutti è noto. Milano, tuttavia, è città di qualità unica perché grande metropoli, ma di controllabile dimensione, capace di un policentrismo che la collega a città vicine e bellissime, un mix di micro e macro architettura che dovrebbe indurre una cura e un’attenzione, che il gigantismo di altre capitali può permettersi di ignorare. Milano va curata, il suo aspetto non trascurato e, superbanalizzando il discorso, le sue insegne pulite, i canopi dei bar spolverati, le bandiere lavate, i graffiti tolti da muri e monumenti – non fatti per ospitarli – e i SUV rifiutati.

È città di straordinaria edilizia e, nella cortina continua del Moderno, non ci sono unicamente Portaluppi, Gio Ponti o Sommaruga, ma una coerenza di segni anni Venti e Trenta così ben riassunta nei disegni di un Saul Steinberg milanese. E c’è da rivalutare un’architettura del dopoguerra, pessima in modo diffuso, ma eccelsa in alcuni punti: non solo il primo grattacielo europeo, il Pirelli, e la torre Velasca che metteva in crisi l’International Style come malattia adulta del razionalismo. E poi, ancora, cose da rivalutare tra opere di architetti meno noti, tra brutalismo e altre geometrie fatte di scacchiere a colori che punteggiano cerchia dei Navigli e mura spagnole. E, sublimi su tutte, le opere di un Caccia Dominioni e di un Vico Magistretti di pura sintassi milanese.

Domus 938, luglio 2010

Oggi uno straordinario Fuksas nella Fiera di Rho, una Bicocca di Gregotti – che mi trovo, sempre solitario, a difendere – il lato manica lunga di Bellini nella vecchia Fiera, Cino Zucchi con le sue architetture ricche di ricordo al Portello, dove ci saranno torri disegnate dalla chiara geometria di Guido Canali, il baluardo di pietra delle Grafton per la nuova Bocconi. Se guardi il cielo, mille gru disegnano fitte ragnatele: ma una Amministrazione che rinuncia al suo ruolo di guida e indirizzo consentirà frutti non sempre all’altezza, come già è stato per la trasformazione grottesca della vecchia Fiera. C’è una nuova architettura, tuttavia, che testimonia un più diffuso saper fare, grazie a giovani progettisti più innovativi e consapevoli del loro ruolo se non si banalizzano nel conformismo stilistico. Gli stessi ‘nuovi’ di tutte le professioni, che confermano la capacità culturale che ha fatto grande la città e che ancor oggi è vivace e forte, e crea aggregazione con nuovi nodi e nuovi intrecci – e non solo in moda e design.

Ma, poi, mi capita di fermarmi in viale Coni Zugna, per esempio, guardare la conchiglia della piscina di Parco Solari e, con autentico dolore, chiedermi da quante decine di anni non si fa a Milano-città una vera opera pubblica: una piscina appunto, una scuola, delle case popolari, un grande parco, degli spazi collettivi. E mi chiedo quale sospetta tirchieria, quale incapacità di vedere in grande consentano di fare una nuova Fiera lunga 1.800 metri con la metropolitana che non si ferma al centro della stecca, ma a 200 metri dalla testata ovest; e come sia possibile che, sempre la metropolitana, non arrivi a Linate Aeroporto ma, a un solo chilometro di distanza, qui si fermi e non lasci speranza.

Questa incapacità di pensare in grande deve venir smentita nel 2015, Anno Santo dell’Expo. Dopo un inizio pessimo, riassunto in un logo di imbarazzante provincialismo, segnali nuovi fanno sperare. Abolita la banalità dei primi rendering, la nuova soluzione immaginata dal gruppo Boeri, Burdett, Herzog & de Meuron fa prevedere cose nuove – speranza di verde utopia – eterodosse rispetto alle precedenti Expo Internazionali, con meno sprechi e, speriamo, più apertura a capaci energie, libere dalle potenti consorterie che legano la città. Miracolo a Milano.

Sodales purus vel vero possimus temporibus venenatis

Sodales purus vel vero possimus temporibus venenatis

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