La memoria è mutevole e articolata. Certi ricordi sono potenti e richiamano un evento; altri sono violenti e brutali. Altri ancora sono personali, granulari, sottili, intimi. La memoria ha un impatto sul modo in cui agiamo nella società e una vasta risonanza nella nostra vita emotiva. Nella sua varietà e pluralità, costituisce la base della civiltà. È il terreno comune dell’umanità nel suo costante rifiuto di attenersi all’autorità della storia.
In Between Memory and History: Les Lieux de Memoire, Pierre Nora ci aiuta a distinguere la prima dalla seconda: “La storia, in quanto produzione intellettuale e secolare, richiede un’analisi e una critica. La memoria colloca il ricordo nell’ambito del sacro; la storia, sempre prosaica, lo libera di nuovo. La memoria è cieca per tutti tranne che per il gruppo che interessa – il che significa, come ha detto Maurice Halbwachs, che ci sono tante memorie quanti sono i gruppi, che essa è per sua natura molteplice e tuttavia specifica; collettiva, plurale, e comunque individuale. La storia, invece, appartiene a tutti e a nessuno, da cui la sua pretesa di autorità universale”¹.
Ciò che viene ‘salvato’ in un momento può essere altrettanto facilmente ‘condannato’ in un altro.
Kurt W. Forster, Monument/ Memory, in Oppositions no. 25, 1982
La memoria è un materiale culturale ed è soggetta al modo di intendere e alle percezioni di un’epoca. Il momento storico attuale è alle prese con un processo di ridefinizione alla rovescia: creiamo e distruggiamo le nostre percezioni della storia mentre continuiamo a costruirle a partire dai nostri ricordi mutevoli. La nostra percezione della memoria agisce in modo viscerale – non è un esercizio intellettuale come la storia – e integra passato e presente.
I ricordi sono uno strumento potente, che può essere usato per rifondere, riformulare e ridefinire un processo dinamico e continuativo di richiamo, riconciliazione e ricostruzione del nostro futuro. Il potere della memoria è dimostrato dagli studi sulla razza e sul genere, che stanno scoprendo territori di conoscenza e di percezione prima sconosciuti. Carol Gilligan affronta le questioni di genere a partire dalla nascita del patriarcato e dalla sua continua azione di soppressione e oppressione, dimostrandone l’impatto attraverso una lettura parallela di materiali, tra cui la mitologia, che esistono al di fuori e al di là dei testi canonici per formulare la disciplina degli studi di genere². Nel suo Between the World and Me, Ta-Nehisi Coates mostra come i ricordi possano essere innescati da un sentimento di paura, una sensibilità pervasiva e inesorabile nella vita degli afroamericani, in grado di alterare il significato e il senso di fatti storici consolidati³.
Il lavoro di progettazione permette di ricontestualizzare e può formare nuove identità e posizioni nella società. Questo è il nostro impegno. Il lavoro presentato in questo numero da Kehinde Wiley, per esempio, riformula la narrazione dei corpi neri nel corso della storia, cooptando la ritrattistica per mettere al centro l’esperienza delle persone di colore.
Il lavoro di progettazione permette di ricontestualizzare e può formare nuove identità e posizioni nella società. Questo è il nostro impegno.
Le memorie associate all’architettura sono spesso legate a un dibattito sui monumenti. Una delle pubblicazioni fondamentali su questo tema è Oppositions 25 dell’autunno 1982, a cura di Kurt W. Forster, intitolata Monument/Memory. Il numero è incentrato sulla traduzione del saggio di Aloïs Riegl Il culto moderno dei monumenti, fatta dallo stesso Forster e da Diane Ghirardo. Alla luce della drammatica rivalutazione dei monumenti che le nostre culture hanno subito negli ultimi anni, iI testo rimane incredibilmente attuale. Descrive con precisione la mutevole sostanza dei monumenti, che attualmente ci stiamo sforzando di definire: “Riegl ha cercato di scoprire la natura dei monumenti e di definire il loro ruolo nella cultura, un ruolo in costante evoluzione. Una cosa sono i monumenti che non hanno altro scopo se non quello di commemorare una persona o un evento, un’altra sono quelli artistici e architettonici. A partire dall’Illuminismo, questi ultimi hanno assunto un rilievo sempre maggiore. Riegl li ha definiti ‘monumenti involontari’. Essi si collocano molto in alto nella moderna scala dei valori, ma la loro sopravvivenza rimane precaria. Il loro status moderno di ‘monumenti’ e ‘punti di riferimento’ comporta una perdita di utilità pratica e l’arresto di ulteriori trasformazioni. Diventano, di fatto, i senzatetto della storia, affidati a custodi pubblici e privati. I cambiamenti delle condizioni economiche e gli spostamenti di interessi e gusti li rendono facili vittime. Ciò che viene ‘salvato’ in un momento può essere altrettanto facilmente ‘condannato’ in un altro”⁴.
Riprendendo le parole di Riegl, in questo numero Krzysztof Wodiczko riflette sull’impatto dei monumenti, involontario o meno, e si chiede come possano essere riconfigurati per essere testimonianze di verità e rinascere come una potente testimonianza di esperienza condivisa. La memoria stessa ha origini e riferimenti diversi; può avere a che fare con eventi, luoghi o esperienze. I lavori presentati all’interno di questo numero espongono motivazioni e risultati diversi per scale, livelli di prossimità e geografie, pongono un’ampia serie di domande sulla pratica della conservazione storica, come nel caso della decisione di Jorge Otero-Pailos di trasformare in arte le vestigia di una cultura della paura, o degli interventi chirurgici di Tiantian Xu sugli edifici tolou della comunità nel Fujian, in Cina. Si trattano inoltre questioni più ampie sulla società in generale e sulla distruzione dei manufatti. Ken Tadashi Oshima esamina la demolizione dell’Imperial Hotel di Frank Lloyd Wright a Tokyo e la sua durevole eredità, mentre Tsuyoshi Tane cerca di ricostruirlo da una nuova prospettiva che fonde passato e futuro.
Esaminiamo anche il senso di possesso delle memorie collettive che nel tempo vengono modificate dalle istituzioni, dalla politica e dalle norme sociali, capaci di cambiare il significato e il valore di un ricordo. Manuel Herz analizza tre suoi progetti di sinagoghe disegnate con approcci molto diversi, mentre Andrew Holder analizza gli interni Rococò di una chiesa per individuare nuovi percorsi di autenticità architettonica. Jon Lott, dal canto suo, lavora con il tessuto urbano per esplorare il trauma nei vuoti e nelle periferie di Bruges.
I ricordi hanno picchi e valli, e alcuni sono straordinari. Spesso, però, la memoria fa riferimento a circostanze più ordinarie e ad accumuli di esperienza che formano una cultura del luogo, tenacemente connessa attraverso i secoli per mantenere un’identità culturale. Salima Naji si avvicina ai granai tradizionali presenti nel paesaggio del Marocco con una cura e un’abilità che preservano metodi culturali complessi. Todd Saunders conserva la memoria delle comunità dei climi settentrionali minacciate dalla decrescita della popolazione. David Imber e Mika Yoshida esaminano la creazione di un museo del design giapponese, un museo senza luogo costruito attorno a manufatti culturali. Infine, Katie Stout riporta i ricordi personali che modellano letteralmente e figurativamente le sue opere di scultura. Come architetti e designer, abbiamo il privilegio di decidere assieme alle comunità che serviamo cosa conservare e cosa eliminare. La conservazione storica stessa è un contratto sociale, perché ciò che era significativo in passato potrebbe non esserlo più.
Mano a mano che la cultura sposta il suo punto focale, altri elementi potrebbero emergere con un nuovo significato da preservare. Ciò che è stato considerato il canone delle nostre culture e discipline viene smantellato e sostituito da nuove rivelazioni di fatti nascosti, storie cancellate o memorie soppresse. Il lavoro dell’architetto in relazione alla memoria è organico e si evolve nel tempo. La memoria diventa una base per l’emancipazione e una spinta per le comunità produttive. L’umanità può proiettare il proprio futuro attraverso progetti che incarnano la sua memoria, utilizzando il passato come trampolino di lancio per le nuove società che essa immagina.
1 Pierre Nora, Between Memory and History: Les Lieux de Memoire, in Jorge Otero-Pailos (a cura di), Historic Preservation Theory: An Anthology, Design Books, New York 2022, p. 405.
2 Carol Gilligan e David A.J. Richards, The Deepening Darkness, Cambridge University Press, 2008.
3 Ta-Nehisi Coates, Between the World and Me, Spiegel & Grau, New York 2015.
4 Kurt W. Forster, Monument/ Memory, in Oppositions no. 25, 1982, p. 2.
Immagine di apertura: Per la mostra del “Design Museum Japan” (vedi pagina 14 del numero 1081), la designer Misawa Haruka ha selezionato oggetti storici naturali dalla collezione di Minakata Kumagusu, studioso del XX secolo. La collezione trascende le generazioni e la geografia tramite uno studio della vita geologica e biologica della nazione parallela al suo folklore.