All’alba del 2025, la nave di Domus inaugura l’ottavo anno del progetto 10x10x10 e inizia a intravedere in lontananza i profili della sua destinazione: i 100 anni di vita. Un traguardo raro, se non unico, che intendiamo celebrare assieme alle personalità che ci hanno guidato in questo progetto nelle complesse rotte del nostro tempo.
Parlo di Michele De Lucchi, Winy Maas, David Chipperfield, Tadao Ando, Jean Nouvel, Steven Holl, Toshiko Mori e Norman Foster. Voglio ringraziarli tutti, perché hanno reso speciale l’esperienza di Domus, che dal 1928 s’interroga sulle sfide del presente attraverso l’architettura, il design, l’arte e la vita associata. Sfide sempre nuove, sempre più complesse e, spesso, ormai paradossali.
Anche per questo motivo, abbiamo pensato di proporre la guest editorship 2025 a Bjarke Ingels, personaggio di cultura, visioni e ambizioni globali guidate da un approccio postideologico e postmoderno, con una capacità immaginifica e, come dice lui, ‘ossimorica’, rigorosamente tradizionale e insieme sovversiva, che lo ha fatto diventare non soltanto un’archistar, ma anche una delle 100 personalità più influenti del mondo nel 2016 secondo Time.
All’alba del 2025, la nave di Domus inaugura l’ottavo anno del progetto 10x10x10 e inizia a intravedere in lontananza i profili della sua destinazione: i 100 anni di vita.
Dopo gli studi alla Royal Academy of Fine Arts di Copenaghen, la sua città, e alla Escola Tècnica Superior d’Arquitectura di Barcellona, Ingels passa un periodo nello studio di Rem Koolhaas, a Rotterdam, convincendosi che è innanzitutto il programma a orientare la concezione e la definizione volumetrica dei progetti.
In questa direzione va anche il programma che ha elaborato per Domus, un manifesto ‘materialista’ che sorprende perché cambia le regole del gioco dando a questo termine significati inaspettati. Lo trovate allegato a questa monografia e lo vedrete realizzato nei prossimi 10 numeri della rivista.
Comunicatore istrionico e abilissimo, Ingels ha radicalmente modificato le modalità e i linguaggi con cui viene raccontato il progetto. Un esercizio iniziato anni fa con la sua prima pubblicazione, Yes is More, an Archicomic on Architectural Evolution (2009), un esuberante ‘archi-fumetto’ concepito e realizzato da lui stesso, che da ragazzo si era immaginato come fumettista.
Felice di accogliere Bjarke Ingels sulla tolda di Domus, lo saluto augurandogli di passare insieme a noi e alla nostra comunità la più appagante delle esperienze.
Immagine di apertura: Bjarke Ingels. Foto Claus Troelsgaard