Questo articolo è stato pubblicato in origine su Domus 1048, luglio-agosto 2020. Nel proseguire l’esercizio avviato lo scorso aprile di mettere in scena le ispirazioni di progetto, il fuoco si sposta su Milano, per presentare il lavoro di giovani designer che hanno scelto come base questa città per alludere alla comunità di design e alla sua azione a scala territoriale. Gli ultimi mesi sono stati complessi, la pandemia ha messo in discussione la vita precedente al contagio. Il bisogno di cambiamento spinge a porsi in modo diverso e a puntare a uno sviluppo che si fondi su una mobilitazione delle comunità, che dia voce a risorse latenti e valorizzi il capitale sociale inespresso. La comunità milanese è fatta da tante persone che ruotano attorno a questo sistema imperfetto, preservando la biodiversità delle forme, degli oggetti, dei sistemi di produzione, dei saperi della cultura materiale. Queste persone se ne prendono cura e contribuiscono a tenere vivo il design, la sua cultura e il suo circuito economico e sociale, lasciandosi andare alla straordinaria pulsione a disegnare, ostinandosi a immaginare, intanto, un mondo semplicemente un po’ diverso.
Nuovo design milanese: quattro studi selezionati da Jasper Morrison
Jasper Morrison e Francesca Picchi selezionano per Domus quattro giovani designer della comunità creativa milanese, secondo i quali per rispondere alla necessità di un cambiamento, è essenziale preservare la ‘biodiversità’ della cultura materiale che mantiene ‘vivo’ il progetto.
Schizzi © Philippe Tabet
Courtesy of Peres Projects, Berlin
© Laila Pozzo per Doppia Firma, project by Fondazione Cologn
Foto Philippe Tabet
Foto © Zep Studio
Foto © Zep Studio
Foto © Zep Studio
Foto Philippe Tabet
Credits Wikicommons
Foto Federico Villa
Foto Federico Villa
© Alessandro Gnocchi
© Alessandro Gnocchi
Courtesy of Fondazione Jacqueline Vodoz e Bruno Danese. Foto © Roberto Marossi
Foto Giovanni Chiaramonte
Foto Alessandro Gnocchi
Foto Alberto Strada
© Mist-o
© Mist-o
© Mist-o
Archivio Domus
Foto courtesy of Mist-o
Courtesy of Mist-o
© Federico Angi
Foto Alberto Strada
Foto Federico Pollini. © Archivio Giovanni Sacchi
© Elesa S.p.A
Courtesy of Federico Angi
© Stiftung Arp e.V., Berlin/Rolandswerth. Courtesy of the Estate and Hauser & Wirth
Courtesy of Lutz H. Holz
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- Jasper Morrison, Francesca Picchi
- 19 agosto 2020
Philippe Tabet
Philippe Tabet è nato a Versailles e ha studiato in Francia. Nel 2015 ha fondato il proprio studio di design industriale a Milano. Il suo lavoro ricerca la sincerità del materiale e trova ispirazione nei processi di lavorazione. È convinto che ogni oggetto possa raccontare una storia del proprio tempo.
“Quando disegno, mi piace trovare un equilibrio individuando il punto in cui fare meno è impossibile”, racconta il designer. “Nel caso delle maschere, ho cercato di caratterizzarle con i segni delle diverse tecniche di lavorazione. Nella ceramica, per esempio, le parti grezze, come la parte inferiore di un piatto, mostrano ciò che di solito è nascosto”.
Alessandro Gnocchi
Dopo gli studi al Politecnico di Milano, nel 2010 Alessandro Gnocchi avvia il suo studio a Milano, dove vive e coltiva la sua passione per il design. Attratto da come funzionano le cose, cerca di formulare idee semplici e intuitive, con un’attenta conoscenza dei processi produttivi e profondo rispetto di forme e funzioni.
“Quando inizio un progetto, mi trasformo in una spugna: cerco ovunque input di qualsiasi tipo”, spiega il designer. “Dopo una scansione che tende all’infinito – che comprende i problemi, le soluzioni, il lavoro e il relax – si spera arrivi la sintesi, ed è qui che si arriva “alle mani”: il disegno, ma soprattutto il model making (in scala 1:1), uno strumento potentissimo per ‘vedere’ l’idea”.
Mist-o
Mist-o è uno studio di industrial design con base a Milano e Tokyo fondato da Tommaso Nani e Noa Ikeuchi nel 2012. Il lavoro spazia dall’arredo ai piccoli oggetti fino a una dimensione spaziale. Tra i clienti, Arflex JP, Cappellini, Ichendorf e Living Divani.
“Siamo abituati a definire i progetti dialogando. Nel corso del tempo abbiamo stabilito una dinamica personale per progettare insieme e, pur vivendo a migliaia di chilometri di distanza, siamo sempre in contatto. Abbiamo capito che sotto la superficie dei condizionamenti personali esiste un livello dove ci s’incontra sempre, oltre la soggettività o il semplice “mi piace” o “non mi piace”. Ci sono voluti anni per comprendere, attraverso questa dinamica di scavo, come arrivare a una semplicità non vuota. L’obiettivo è fare progetti spontanei, attraverso però un metodo rigoroso e logico”.
Federico Angi
Laurea in Disegno industriale al Politecnico di Milano, nel 2010 Federico Angi apre lo studio a Milano. Nel progetto, ricerca forme pure ed essenziali sviluppando modelli e prototipi con cura maniacale. Tra i suoi clienti, Atipico, Cappellini, Ichendorf, Moleskine, Paola Zani, Vela srl e 100%Tobeus.
“Credo che la mia passione per il design sia nata da bambino quando smontavo ‘cose’ nell’officina di mio padre, dove cacciaviti, chiavi inglesi e pinze erano sempre a portata di mano. In questo luogo, circondato da attrezzi di ogni genere, ho sperimentato per la prima volta il piacere di progettare. Capire come funzionano gli oggetti, come ripararli e prendermene cura, mi ha portato a guardarli in una prospettiva a lungo termine, studiando la loro vita nel corso del tempo. Da qui, forse, deriva la mia ossessione per i prodotti ben calibrati che mi porta a curarne fino al più minuscolo dettaglio. Lavoro prevalentemente da solo, ma quotidianamente mi confronto con amici e colleghi”.
Schizzi di Order (maschere), progetto di Philippe Tabet, autoproduzione. Compensato, alluminio pressofuso, ceramica
Testata per Lambretta Innocenti, 1952
Fotografia di Order (maschere), progetto di Philippe Tabet, autoproduzione. Compensato, alluminio pressofuso, ceramica
Fotografia di Order (maschere), progetto di Philippe Tabet, autoproduzione. Compensato, alluminio pressofuso, ceramica
Fotografia di Order (maschere), progetto di Philippe Tabet, autoproduzione. Compensato, alluminio pressofuso, ceramica
Retro di un piatto di ceramica
Il sistema prevedel’accoppiamento a scatto di fili di acciaio sagomati, su supporti semilavorati fustellati per ricavare le apposite sedi
Il sistema prevedel’accoppiamento a scatto di fili di acciaio sagomati, su supporti semilavorati fustellati per ricavare le apposite sedi
Schizzi
Schizzi
Ingresso di Casa Insinga, Milano, progetto di Umberto Riva 1987-1989
Dal volume di Edward Deming Andrews, Faith Andrews, Masterpieces of Shaker Furniture, Dover Books, Dover 2003
Schizzi di studio
Schizzi di studio
Schizzi di studio
Ridisegnata da Mist-o
Tokyo Institute of Technology Tsukamoto Laboratory & Atelier Bow-Wow, Pet Architecture Guide Book, World Photo Press, 2004
Da: Mingei Association Magazine 621, 2004
Schizzi di studio
Modelli in legno di Giovanni Sacchi per le caffettiere La Conica e La Cupola, 1984, design Aldo Rossi per Alessi. Foto Federico Pollini
Sophie Taeuber-Arp e la sorella Erika Schlegel con i costumi ispirati ai nativi americani Hopi disegnati dall’artista, c. 1920. La foto fa parte della mostra “Sophie Taeuber-Arp”, online
su hauserwirth.com
Rielaborazione grafica di Federico Angi