Questo articolo è stato pubblicato in origine su DomusAir n.3, dicembre 2021.
Il nocciolo della questione è evidente: per fare un vero balzo in avanti – tecnologico, industriale, ma anche sociale – non serve e non basta la tecnologia geniale, o l’azienda “game changer” capace di fare il salto di qualità. La nuova frontiera della Mobilità Aerea Avanzata (Advanced Air Mobility – AAM), ovvero l’insieme dei servizi di trasporto innovativi effettuati in un’ottica intermodale con sistemi aerei elettrici prevalentemente a decollo e atterraggio verticale (VTOL – Vertical Take Off and Landing), con o senza pilota a bordo (UAS - Unmanned Aerial System, inclusi i cosiddetti droni) o autonomi, unitamente alle relative infrastrutture e alle regole di governance, può essere conquistata solo attraverso un’azione di sistema. O, meglio, solo se questo grande e affascinante perimetro d’azione si trasforma in un ecosistema collaborativo, rispetto al quale è chiaro il fine e sono altrettanto chiari i ruoli degli attori chiamati a giocare la propria partita. L’Italia, tradizionalmente un Paese nel quale vincono le individualità ma si fatica da sempre a fare sistema, sul fronte della Mobilità Aerea Avanzata si è mossa con anticipo e ha diverse eccellenze industriali e tecnologiche da mettere in campo: il compito più complicato, quello di usare questi ingredienti per dar vita a una governance ordinata e vincente, spetta all’Enac, l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile.
La rapidità con la quale il tema è stato affrontato sta nelle date del percorso fatto fino a ora, e in quelle che guideranno il processo da qui al 2030. Con estremo pragmatismo, nel dicembre 2019 Enac e il Ministero per l’Innovazione Tecnologica e la Transizione Digitale hanno sottoscritto un protocollo d’intesa “con l’obiettivo di dare il via a un processo di sviluppo dell’ecosistema italiano per la Mobilità Aerea Avanzata” che ha, di fatto, aperto il cantiere italiano, cantiere che ha operato anche attraverso l’emergenza Covid. Nel luglio 2020 si è iniziato a lavorare a una roadmap dettagliata di progetto, il cui primo step ha riguardato la selezione dei “concetti d’uso” (tecnicamente, CONUSE), ovvero le diverse applicazioni che riguarderanno la AAM: droni per il supporto all’agricoltura, droni impiegati per attività di ispezione e mappatura, droni destinati al trasporto di merci e materiale biomedicale e infine lo scenario più affascinante e atteso, quello degli air taxi, velivoli di nuova generazione destinati al trasporto di persone, con o senza guidatore, in aree urbane ed extraurbane. Uno dei più visionari sogni contemporanei che, in maniera molto rapida, sta diventando realtà, e rappresenta una svolta nell’intero concetto di mobilità così come l’umanità l’ha concepita fino a oggi.
Accanto al sogno, c’è però la realtà: e così la roadmap ha messo in fila anche tutto quel complesso di sfide che possono rendere possibile questo scenario: la regolamentazione (che significa anche sicurezza) di questo “nuovo traffico aereo”, sviluppo della rete infrastrutturale, l’accettazione pubblica, lo sviluppo tecnologico e – ultimo ma non ultimo – la necessità di raccogliere i finanziamenti necessari, pubblici e privati, a sviluppare un sistema avanzato di AAM.
A entrare nel merito, con grande concretezza, di questo ampio spettro di attività, è un corposo Piano Strategico elaborato da Enac e licenziato nel 2021, che costituisce uno strumento di indirizzo e attuazione di tutte le iniziative pubbliche e private necessarie alla creazione dell’ecosistema nazionale per l’AAM. La vision che muove il Piano italiano è netta e ambiziosa: “Rendere disponibile al Paese un modello di mobilità aerea urbana, integrata e intermodale, in grado di fornire servizi evoluti ai cittadini, imprese e istituzioni e dare risposte alle esigenze dei sistemi territoriali nel quadro della transizione digitale e ecologica, ponendosi come riferimento nel contesto internazionale”, dichiara il documento. Il che significa rendere disponibile al Paese un modello di Mobilità Aerea Avanzata in grado di fornire servizi sostenibili ed evoluti a tutti i cittadini, imprese e istituzioni e che dia risposte alle esigenze dei sistemi territoriali nel quadro della transizione digitale e ecologica, ponendosi come riferimento nel contesto internazionale. Un nuovo modello di mobilità che non si sovrapponga all’esistente, bensì si integri superandone le criticità (come, per esempio, il congestionamento del traffico urbano e il relativo impatto ambientale) e capace di evolvere in collaborazione con tutti gli attori parte dell’ecosistema, “i quali saranno coinvolti nella creazione di una rete integrata di infrastrutture, valorizzando anche le esistenti, e nello sviluppo di veicoli e tecnologie”.
“La grande sfida del terzo millennio sarà indirizzare l’innovazione e la diffusione dei relativi strumenti digitali verso la risoluzione dei grandi problemi che affliggono le società contemporanee, quali l’urbanizzazione, l’inquinamento, i cambiamenti climatici e le disuguaglianze”, sottolinea il presidente dell’Enac, Pierluigi Di Palma, introducendo il Piano strategico: “Il settore della mobilità urbana dei beni e delle persone e il suo indotto, attraversa uno stravolgimento epocale che porterà alla graduale implementazione di nuovi modelli integrati e intermodali di mobilità intelligente, sia aerea sia terrestre, tali da sviluppare soluzioni innovative ed ecosostenibili da cui possono scaturire nuovi scenari di business per la realizzazione della mobilità come servizio. La visione è consegnare alle nuove generazioni una mobilità aerea urbana, integrata e intermodale che combini immaginazione, capacità progettuale e concretezza, all’interno di un Paese più moderno in un contesto sempre più europeo”.
Per dare al Piano Strategico le gambe su cui camminare, il tavolo di lavoro istituito da Enac e Ministero ha anche sviluppato un business plan che ha portato all’ottenimento di due risultati fondamentali per poter programmare da un punto di vista finanziario le attività successive. In primo luogo, sono stati definiti gli investimenti necessari per mettere in atto il Piano strategico nazionale, stimando in un budget di 1,8 miliardi di euro le risorse necessarie per l’implementazione di tutti gli investimenti individuati dalla Roadmap dal 2021 al 2030, tra cui le attività di test e dimostrazione, lo sviluppo di veicoli e tecnologie da parte della filiera industriale italiana e infine la creazione di un network di infrastrutture sufficiente per implementare servizi di Mobilità Aerea Avanzata nelle principali città italiane. Quindi, sono stati indicati i benefici che tali investimenti produrranno: a partire dagli investimenti definiti è stato infatti possibile stimare gli impatti positivi ottenuti a livello nazionale, sia in termini di valore aggiunto addizionale generato (circa 2,8 miliardi di euro) sia in termini di posti di lavoro addizionali supportati (circa 50 mila).
Gli step previsti dal Piano lavorano su un calendario davvero molto stretto, con l’ipotesi di avviare test e dimostrazioni delle applicazioni selezionate in alcune città italiane target già in previsione di grandi eventi pubblici (come per esempio il Giubileo 2024 e le Olimpiadi invernali 2026 di Milano-Cortina): praticamente, domani. Altro che futuro...
Immagine di apertura: il design concept realizzato dallo studio Gannett Fleming per la Uber Elevate Skyport Challenge. Un’idea di hub urbano intermodale con spazio di atterraggio e decollo per droni adibiti a trasporto passeggeri.