Guido Canali è nato a Sala Baganza in provincia di Parma nel 1935. È famoso in Italia per i suoi importanti lavori di restauro di edifici storici, iniziati negli anni ’70 con l’ampliamento degli spazi espositivi della Galleria Nazionale, delle scuderie seicentesche e del cortile del Guazzatoio presso il Palazzo della Pilotta a Parma. Qui, i lavori di ristrutturazione di alcune zone del Palazzo sono continuati addirittura fino al 1991. Nel 2002 Canali ha trasformato l'ex ospedale Santa Maria della Scala di Siena in museo.
Il suo lavoro, spogliato di tutti i fronzoli, è incentrato sulla razionalità, mentre il suo caratteristico rigore si ritrova nelle proporzioni spaziali dei progetti, dagli allestimenti museali agli stabilimenti Prada. Nell'Italia di oggi, dove i conservatori criticano costantemente il rapporto tra antico e contemporaneo, l'opera di Canali - come quella di Giancarlo De Carlo a Urbino, Franco Albini a Genova e Carlo Scarpa in Veneto - dimostra la possibilità di accostare architetture di epoche diverse. Il Palazzo della Pilotta rimane emblematico della capacità di Canali di creare interni che offrono un'esperienza spaziale completa. Gli spettatori camminano in mezzo a una importante collezione di dipinti e sculture disposti in maniera efficace e teatrale.
Nel palazzo della Pilotta, Canali ha creato un'architettura all'interno dell'architettura, integrando una struttura di tubi per ponteggi verniciati di bianco, che conferisce leggerezza allo spazio. I dipinti sono esposti su pannelli in legno verniciati di grigio e appesi alla struttura, creando così un gioco di superfici che riempiono le grandi sale della galleria. Il pragmatismo e l'ariosità artigianale di Canali si vedono a Parma anche negli stabilimenti da lui costruiti per il gruppo Prada: gli ambienti di lavoro sono costruiti intorno a giardini interni e patii luminosi. Questi spazi si trovano a Montevarchi (Arezzo), Montegranaro (Ascoli Piceno) e Valvigna di Arezzo (2018).
Un altro progetto Prada è il calzaturificio Lamos (1999) di Montevarchi, in Toscana, dove un parallelepipedo centrale ospita lo stabilimento di produzione.
L'involucro trasparente dei magazzini e degli uffici ricorda l'ampliamento della fabbrica Olivetti (1934-1936) a Ivrea progettato da Luigi Figini e Gino Pollini.