Quella di Atsushi Kitagawara (Chikuma, 1951) è un'architettura della coesistenza. Nei suoi edifici, gli elementi di grande razionalità e affidabilità costruttiva – primo fra tutti il riconosciuto expertise nella progettazione di strutture a elevata resistenza antisismica – convivono infatti con una spiccata propensione all'espressività plastica delle forme, che di fatto accomunano le sue architetture, per quanto spesso eterogenee nel linguaggio, nella famiglia delle “grandi sculture abitate”.
Allo stesso tempo, e per riconoscere un'altra modalità di coesistenza, i suoi edifici paiono tanto immersi nella coscienza storica della tradizione costruttiva giapponese quanto pienamente rappresentanti dei codici astratti e sincopati che articolano il linguaggio della contemporaneità architettonica internazionale. Così, se i moduli lignei a incastro del padiglione giapponese per l'Expo di Milano 2015 possono essere accolti e protetti in piccola porzione in un parco di sculture come quello di Arte Sella a Borgo Valsugana, in Trentino, altrettanto un razionalissimo edificio come la torre Hosho Gakuen, appena completata, si staglia come un grande monolite primordiale a marcare con i suoi sbalzi acuminati l'ingresso al Tokyo College of Transport.
La tettonica è il luogo di incontro tra calcolo e simbologia. Altrettanto potrebbe essere riconosciuto, per esempio, nella spirale logaritmica che solca gli interni a tutta altezza del quartier generale dell'industria medica Nakanishi nel distretto Shibuya a Tokyo (2017), che sintetizza in una vorticosa promenade architecturale il processo di crescita della vita. Allo stesso modo, la stazione Kobuchizawa nella città di Hokuto (2011) dialoga con lo spazio della piazza antistante, costituendosi come segnale naturale di introduzione al coinvolgente paesaggio della vicina area di Yatsugatake.