Esistono due tipi d’architettura: quella progettata dall’esterno verso l’interno e quella, viceversa, dall’interno verso l’esterno. Anche se qualsiasi progettista affermerà che la sua appartiene alla seconda categoria, i casi in cui tale processo di inversione concettuale si realizza sono piuttosto rari: ancor più, paradossalmente, nei progetti che riguardano strettamente gli interni degli edifici. L’interior design che procede da fuori verso dentro tende a definire gli interni in funzione di quanto, dall’esterno, li precede e li giustifica, se non li limita nelle possibilità.
Il lavoro di Only If – fondato nel 2013 a New York City da Adam Snow Frampton (Washington D.C., 1980), che lo dirige con Karolina Czeczek (Cracovia, 1986) – tende piuttosto a far proprio l’assunto secondo il quale gli interni e tutti gli elementi che li compongono (arredi, impianti, materiali, finiture, colori) possono essere pensati come interrelati: un po’ come una città intestina. Il CMF design, per esempio, è utilizzato come strumento di armonizzazione nell’entropia di linguaggi prevista in "An Office for Three Companies" a New York (2015). Ad attivare la sorpresa intervengono specifiche ‘isole’ di colori e materiali (pietra, feltro, legno, specchio, vetro).
Negli interventi recenti per altri due progetti newyorkesi, l’indagine sugli interni assume altre sfumature. In quello per il bar Voyager Espresso (2015), nell’atrio di una fermata della metropolitana nel Financial District, l’impianto ruota attorno a due fuochi, un bancone per i baristi e la nicchia per i posti a sedere: uno percepibile come volume positivo, l’altra come volume scavato in negativo. Il tema dei flussi riveste un ruolo centrale anche nel progetto per il caffè City of Saints. In questo lavoro più recente (2018), lo spazio è articolato attorno a un bancone a isola rialzato, rivestito da una griglia traslucida in fibra di vetro verde che funge anche da elemento di caratterizzazione identitaria.