La lezione di Chandigarh ha lasciato una traccia indelebile in India e nella generazione di progettisti cresciuta in parallelo con l’esperienza locale di Le Corbusier. I temi architettonici declinati nella città poi nota come The City of Beauty, che hanno oggi come vertice la continuità di ricerca del Pritzker 2018, Balkrishna Doshi, sono ripresi con evidente forza plastica anche da Matharoo Associates, studio fondato ad Ahmedabad nel 1991 da Gurjit Singh Matharoo (Ajmer, 1966).
Nonostante la forma continui a stare al centro dei codici progettuali dello studio, e nonostante continui a farlo attraverso principi espressivi, materiali (primo fra tutti, il cemento armato) e impianti spaziali esplicitamente imparentati con sperimentazioni datate oltre un secolo, i suoi caratteri estetici e funzionali si mantengono fortemente connessi con la sensibilità locale, soprattutto con le qualità di principi architettonici ‘universali’ e privi di quei facili compromessi e scorciatoie sensazionalistiche tanto diffusi oggi.
Una coerenza ben rappresentata anche in progetti recenti di edifici pubblici, entrambi del 2018, come “Open Door”, la sede centrale di Ahmedabad, nel Gujarat, della CREDAI (Confederation of Real Estate Developers Association of India) o il tempio della comunità Sindhi “Man-Made God” ad Ajmer, nel Rajasthan. Ma ancor più condensata in un complesso edificio privato: l’abitazione unifamiliare “Cut Bend Fold Play” a Chennai, Tamil Nadu (2018).
In questa casa per un uomo d’affari, sua moglie e tre figlie, i limiti distributivi imposti al progetto dai principi di Vastu Shastra – “scienza della costruzione”, l’antica visione olistica dell’architettura indiana – si intrecciano con un’articolazione continua delle superfici e degli spazi, organizzati attorno a una corte centrale, generando un delicato gioco tra le parti che tiene in equilibrio l’intero organismo architettonico (che un giorno potrebbe anche divenire noto come The House of Beauty).