Negli ultimi 15 anni circa, numerose sono le pubblicazioni e le esposizioni, in Europa e in America, che hanno studiato, con rinnovato interesse e con una visione critica, quella che è stata definita, già nel 1971, Architettura Radicale [1], riaccendendo un dibattito, rimasto sopito per anni anche a causa dell’ostracismo di storici e intellettuali, sull’opera dei suoi principali esponenti: 9999, Archizoom, Remo Buti, Riccardo Dalisi, Ugo La Pietra, Gianni Pettena, Strum, Superstudio, Ufo e Zziggurat.
Ma la ricerca di Superstudio non si è arrestata all’invenzione di un modello di architettura totale applicabile a ogni scala e per qualsiasi funzione. I progetti “didattici” elaborati all’inizio degli anni Settanta per una Architettura riflessa e una Architettura interplanetaria dimostrano come il gruppo si sia orientato verso una dissoluzione dei limiti tradizionali dell’architettura, per procedere verso una sua rifondazione “non fisica” su basi antropologiche.
“L’allegra morte dell’architettura non dovrebbe far paura a nessuno: è molto che ci prepariamo, distaccandoci sempre più dalla fisicità della costruzione”, scriveva Natalini nel 1971 [5]. Così lo studio dei riti e delle leggi che regolano il comportamento antropico costituisce il tema dell’ultima ricerca di Superstudio, quella messa a punto con le 12 Città ideali, gli Atti fondamentali, i Salvataggi di centri storici italiani e la Cultura materiale extraurbana. “L’unica architettura sarà la nostra vita”, proclamava il gruppo nel 1978 poco prima della sua dissoluzione [6].
1. Germano Celant, Senza titolo, in “IN. Argomenti e Immagini di design”, n. 2-3, marzo-giugno 1971, pp. 76-81.
2. “Superstudio 50”, mostra curata da Gabriele Mastrigli al MAXXI di Roma, 21 aprile–4 settembre 2016.
3. Adolfo Natalini, Com’era ancora bella l’architettura nel 1966, in Spazioarte, n. 10-11, giugno-ottobre 1977, pp. 6-11.
4. Si veda per esempio Stephen Wallis, The Super Superstudio Italy’s legendary radical design group never actually finished a building, and yet its hallucinogenic visions are still making waves, in “The New York Times Style Magazine”, 17 aprile 2016, p. 278.
5. Adolfo Natalini, lettera a Domus, 26 aprile 1971 (Archivio Natalini, Firenze).
6. La moglie di Lot e la coscienza di Zeno, La Biennale di Venezia 1978: Utopia e crisi dell’antinatura. Intenzioni architettoniche in Italia, catalogo della mostra, autoedizione, Venezia 1978.