Architettura low cost / low tech

Esempi progettuali in cui "invenzioni e strategie" permettono di ottenere il più con il meno, quando è necessario ridurre i costi della produzione.

Architettura low cost / low tech. Invenzioni e strategie di un'avanguardia a bassa risoluzione, Alessandro Rocca, Sassi, 2010, pp. 208, € 24.00

Per una strana coincidenza, sul mio tavolo si trovano contemporaneamente il libro di Alessandro Rocca e l'ultimo numero di "Volume" dedicato all'architettura dello spazio, lo spazio delle esplorazioni extraterrestri. Non potrebbero esserci argomenti, a prima vista, più differenti. Da un lato l'idea pauperistica (ma sciccosa) di ottenere il più con il meno che la crisi mondiale lascia alle nostre fantasie progettuali, dall'altro il confronto con requisiti prestazionali strettissimi, tecnologie di punta e investimenti miliardari: la chiave bassa (in termini di costi, tecnologie, definizione...) contro le altezze siderali, in tutti i sensi.

Tuttavia, entrambi gli ambiti di ricerca, spinti verso estremi diametralmente opposti dalla contingenza dei tempi e dalla pulsione all'esplorazione, sfidano l'architettura a motivare la propria necessità e, con essa, il senso del proprio agire. Se, infatti, lo spazio (di manovra) per il progetto dello spazio (architettonico) diminuisce inevitabilmente nello spazio (orbitale), una radicale riduzione dei costi può risultare altrettanto minacciosa per un libero dispiegarsi della ricerca qualitativa: non si può negare che l'architettura più economica è quella che non si fa e che, se proprio si deve fare, un sicuro (e universalmente praticato) espediente per abbattere le spese è risparmiare sull'architetto... Ma è anche vero che le ristrettezze aguzzano l'ingegno e l'economia dei mezzi impiegati tende a tradursi in un ordine necessario e convincente, sia nelle logiche operative che negli esiti visuali.
Totan Kuzembaev, residenze estive sul lago Kyazma, a venti chilometri da Mosca, 2003-04
Totan Kuzembaev, residenze estive sul lago Kyazma, a venti chilometri da Mosca, 2003-04
L'irrisolvibile catena di contraddizioni tra il lusso comunque rappresentato dalla nostra professione e la tensione a una nuova frugalità, tra la dissipazione sperimentale dell'architettura e il risparmio di risorse, viene affrontata da Alessandro Rocca e dai diversi, interessanti progetti presentati in questo suo saggio senza pregiudizi ideologici e, insieme, evitando improbabili ambizioni di sistematicità. Più che proporre soluzioni affidabili, coerenti e riproducibili (le famigerate "buone pratiche" che ogni buon progetto ambisce a superare) lo sguardo si posa su "invenzioni e strategie" necessariamente parziali, capaci di produrre uno spostamento significativo dell'attitudine concettuale e percettiva. Navighiamo così tra giardini, spazi aperti, padiglioni, piccole case, interventi di edilizia sociale e sedi africane di ong (dove la questione del rapporto costi/benefici si fa più stringente) e perfino design hotel londinesi e concept store parigini, soffermandoci di volta in volta sull'efficacia con cui diversi dispositivi progettuali vengono impiegati per trasformare i vincoli di budget in occasioni di innovazione e qualità.
Serialità, modularità e organizzazione materiale a geometria variabile risolvono il giardino di Interboro a New York e la sistemazione paesaggistica di Vicente Guallart a Vinaròs. Materiali grezzi e non finiti aggiungono qualità tattile e una continua variazione al padiglione degli A12 a Otterlo. La sostituzione di muri e finestre con tende mobili aggiunge uno spazio flessibile, il "cubo magico" di Peter Gabrijelcic, a una villa ristrutturata a Lubiana. Serre industriali sovrapposte a una semplice struttura in calcestruzzo ottengono ottime prestazioni in senso distributivo ed energetico nell'isolato residenziale realizzato da Lacaton & Vassal a Mulhouse. Della plastica a bolle per gli imballaggi ricava un ambiente intimo e un microclima più confortevole all'interno dei vasti spazi della scuola d'arte di Hexham (Davidson Rafailidis).
Davidson Rafailidis, Acchiappaluce (Selective Insulation), Hexham, Inghilterra, 2009
Davidson Rafailidis, Acchiappaluce (Selective Insulation), Hexham, Inghilterra, 2009
Qui, come in diversi altri esempi contenuti nel libro, ready-made e autocostruzione giocano un ruolo fondamentale, sia nel senso dell'accuratezza esecutiva (la casa da tè di A1 architects a Praga) che nella accelerazione dei processi di differenziazione marginale e di identificazione sociale ricercata negli interventi di housing di Elemental in Cile e Messico. In Giappone è viceversa lo sfruttamento di parcelle minimali ad alimentare l'originalità delle realizzazioni di Atelier Tekuto e Shuei Endo. A Parigi un interno rivestito con legno di recupero contrasta con i costosi capi di vestiario in vendita nell'Eclaireur di Arne Quinze. Mentre l'elegante nonchalance con cui i muri scrostati del Rough Luxe Hotel di Rabin Hage fanno da sfondo ad arredi raffinati ne tempera immediatamente la freddezza...
Charles Barclay, Osservatorio astronomico Kielder, Northumberland, Inghilterra, 2005-08
Charles Barclay, Osservatorio astronomico Kielder, Northumberland, Inghilterra, 2005-08
In un momento nel quale l'architettura deve trovare parole e mezzi per fronteggiare il restringersi delle sue prospettive, questi e gli altri progetti contenuti nel saggio di Alessandro Rocca mostrano come la necessità di adottare pratiche sottrattive (di tempo, spazio, tecnologia, lavoro, operazioni, varietà ecc.) possa essere narrativamente rovesciata in una moltiplicazione del senso, ben oltre la nota connessione tra sobrietà, eleganza e appropriatezza. Giovanni Corbellini
Atelier Tekuto, Lucky Drops, casa minima per una coppia a Setagaya, Tokyo, 2005
Atelier Tekuto, Lucky Drops, casa minima per una coppia a Setagaya, Tokyo, 2005

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