Nonostante figurino come firma doppia solo dal 1994 per loro decisione, Christo Javašev e Jeanne-Claude Denat de Guillebon costituiscono fin dal loro incontro un unico, compartecipato e fondamentale soggetto che lega oltre 60 anni di lavori artistici alla dimensione dello spazio e del paesaggio.
Nascono lo stesso giorno, il 13 giugno 1935, lei a Casablanca, lui a Gabrovo in Bulgaria. Lei, figlia di Précilda Fechheimer, che sarà poi Capo di Stato Maggiore delle forze di liberazione della Francia, attraversa un infanzia difficile nel Marocco degli anni di guerra per poi crescere in Svizzera e a Tunisi, dove studia latino e filosofia, laureandosi nel 1952. Lui cresce nella Bulgaria comunista, nipote del fondatore dell’Istituto Archeologico di Sofia, si forma a Sofia presso l'Accademia di Belle Arti; come pittore, deve prestare un servizio obbligatorio, dipingendo ritratti murali a olio dei leader comunisti e, alla scala paesaggistica, realizzando veri e propri allestimenti degli ambienti produttivi di campagna come propaganda visuale ad uso dei viaggiatori dell'Orient Express. Nel 1956 decide di passare la cortina di ferro fuggendo a Vienna, dove rimarrà un anno per poi spostarsi a Ginevra e infine a Parigi. È lì che, alla fine del 1958, Christo e Jeanne-Claude si incontrano.
Il contributo di Jeanne-Claude all'entità unitaria che da lì si forma arriverà poi con le realizzazioni a grande scala; in precedenza Christo lavora invece, partecipe dell’onda del nascente Nouveau Réalisme, sulla ridefinizione dello statuto degli oggetti comuni — come aveva fatto Jasper Johns che aveva incontrato a Parigi — con i primi Wrapped objects, specificamente i primi impacchettamenti di barattoli per le sue Shelves (1958), e ancora sul tema dell'ambiguità del materialismo suo contemporaneo che avrebbe poi generato i suoi Storefronts (1963-68), facciate di negozi le cui vetrine opache celano quello che altrimenti dovrebbero mostrare. La costante presenza, nella riflessione dei due artisti, dei temi politici e sociali contemporanei, assieme ai loro percorsi formativi, è la base per il passaggio alla scala pubblica, alla città come primo livello del paesaggio nella loro opera. Il Wall of Oil Barrels, The Iron Curtain, realizzato a Parigi nel giugno del 1962 blocca la stretta rue Visconti creando un impedimento sociale (il blocco della circolazione) che ricollega i passanti al recente costruzione del muro di Berlino e al potere globale del petrolio sulla loro epoca.
Nel 1961 però, era comparso il manifesto della futura lunga stagione artistica di Christo e Jeanne-Claude: il collage Projet d’un édifice public empaqueté, che mostrava una facciata completamente celata, come un enorme surrealistico pacco, anticipando i loro temi fondativi di imballaggio/occultamento e apertura/libertà (Donovan, 2006). Questa visione prenderà forma per la prima volta in Wrapped Kunsthalle Bern (1968) e Wrapped Museum of Contemporary Art, Chicago (1969), dove il celamento dell'edificio pubblico quasi negletto in quanto oggetto quotidiano, gli riattribuisce un valore e un potere di attrazione.
Tale sviluppo arricchisce la tecnica dell’impacchettamento di due dimensioni, quella spaziale e quella produttiva: le realizzazioni a volte impacchettano volumi d'aria, e sempre richiedono uno studio di engineering che ne fa opere di vera costruzione. È il caso del 5,600 Cubicmeter Package per Documenta 4 a Kassel, che avvolge una colonna d'aria di 85 metri dandole materialità.
Quello che vogliamo affermare nel nostro lavoro, attraverso l’epidermide del drappeggio, è una qualità d’amore e tenerezza nei confronti del transitorio dell’effimero, che sono le leggi della vita.
Dal 1964 gli artisti si sono trasferiti ormai stabilmente a New York, e da quegli anni, specificamente dal 1968, il loro lavoro sulla scala si riarticola ulteriormente, estendendosi alla dimensione paesaggistica, associando il nome di Christo e Jeanne-Claude all'ambito della Land Art: la Wrapped Coast, One Million Square Feet (Little Bay, Australia, 1968-69) è combinazione di celamento dell'oggetto e interpretazione della scala territoriale come dato geologico. Un discorso che viene ampliato con la Valley Curtain (Grand Hogback, Rifle, Colorado), concepita dal 1970 e realizzata nel 1972: il potente segno rosso che attraversa scenograficamente l'invaso della vallata durerà 28 ore ma sarà iconizzato da molte celebri immagini e da un documentario.
Caratteristiche dello sviluppo delle opere di Christo e Jeanne-Claude diventano infatti la temporaneità, ma anche la documentazione mediatica costante e progettata dei processi; la dimensione di vero e proprio cantiere che attiva diverse competenze, maestranze ed un vero indotto; la dimensione di indipendenza nella realizzazione, finanziata vendendo disegni preparatori e opere precedenti, quasi mai su commissione, per poter essere sviluppata senza costrizioni di committenza; le frequenti resistenze sul piano politico all’accettazione dei loro interventi; i tempi mediamente lunghi che intercorrono tra concept e realizzazione. Lo si vedrà già nella realizzazione dei 39,4 km della Running Fence, concepita nel 1972 e realizzata nel 1976 tra le contee di Sonoma e Marin in California, ma soprattutto in alcuni tra gli impacchettamenti più celebri, quello del Pont Neuf a Parigi (1975-85) e quello del Reichstag a Berlino, concepito nel 1971 e realizzato in fine soltanto nel 1995, dopo aver chiamato in causa innumerevoli diversi capitoli della storia politica globale, diversi assetti geopolitici della Germania, amministrazioni locali e nazionali.
Christo e Jeanne-Claude concepiscono l'ultimo impacchettamento nel 1975. L'interazione della loro opera con lo spazio prende in seguito forme più articolate, come l'offset del dato territoriale che si esprime nelle tracce rosa attorno alle isole della Biscayne Bay in Florida (Surrounded Islands, 1980-83), o nella duplicazione attraverso un telo del corso del fiume Arkansas (Over the river, Colorado, 1996-2006). La propagazione potenzialmente infinita di un elemento capace di creare effetti pittorici nello spazio è invece la base del progetto dalla più lunga gestazione (1979-2005), The Gates (Central Park, New York City) e di The Umbrellas, Japan-USA, 1984-91. Se quest'ultimo è meno permeato da tensioni ideologiche a vantaggio degli aspetti percettivi stimolati dagli ombrelli disseminati nel paesaggio, The Gates è invece una visualizzazione del controllo razionale, artificiale di ciò che definiamo natura attraverso la disseminazione ripetitiva nel parco di un elemento di passaggio il portale col drappo giallo zafferano che assume la colorazione della natura circostante rielaborandola in un oggetto costruito.
La coppia mi appare presto (…) come le due parti di uno stesso insieme, vettori simultanei di uno stesso pensiero progettuale (Pierre Restany, 1997)
Jeanne-Claude muore nel 2009. Negli anni successivi, fino alla sua morte nel 2020, Christo mantiene la firma Christo and Jeanne-Claude e porta avanti discorsi aperti in precedenza dando loro articolazioni anche inedite come nei Floating Piers (2014-16) che consentono di camminare sulle acque del lago d'Iseo su nastri galleggianti di tessuto arancione, o la London Mastaba (2016-18) per la Serpentine di Hyde Park, enigmatico volume primario nuovamente composto di barili, che “…trasforma la luce, i riflessi del Serpentine Lake, come in un grande dipinto astratto” (Christo, 2018).